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Amantea: uno scrigno di sapori

di Franca Dell’Arciprete Scotti

 

Un mix di tradizioni sovrapposte, greche, arabe, normanne, italiche che si fondono e si trasformano fino a diventare un tutto unico. E’ il segreto della gastronomia calabrese che rivela tutta la storia di questa terra attraversata nei secoli da popoli vicini e lontani. Tutto il Mediterraneo ha intrecciato qui i suoi sapori, spezie, profumi. Terra e mare hanno elargito ricchezze sconosciute altrove. Una terra sfruttata intensamente fino a spremerne succhi ed essenze. Un mare intenso dai colori che sfumano continuamente e dona pesci incredibili, minutissimi ed enormi, argentei e violacei, guizzanti sulle bilance antiche nei mercatini in mezzo alla strada. All’ora del tramonto sul molo di Amantea si incontrano i pescatori che sono rimasti in mare tutto il giorno e tornano a portare a riva sgombri, acciughe, “rosamarina”, gianchetti e saraghi. Visi incavati, pelle scura bruciata dal sole, occhi brillanti che vengono dall’Arabia e dall’Africa mediterranea, che parlano di briganti e novelle di mare. A pochi metri di distanza, allontanandosi dalle bancarelle sul molo, si va alla scoperta di sapori di terra: pomodori giganti di Belmonte, olive verdi e nere, origano, peperoncini, ricotta e cagliata fresca di pecora, salami e soppressate piccanti. Amantea, cittadina calabrese di nobili origini, signorilmente adagiata sul cocuzzolo del monte, intorno ai resti di un grandioso castello, ha un mercato giornaliero che fu fondato nel 1492. E serviva inizialmente tutti i paesi della zona. La sua posizione la colloca idealmente tra i monti e la costiera che lega Cosenza e le direttrici della Campania e della Puglia.
Ancora oggi Amantea, “amabile” come nella radice del nome, ma anche “fortezza” dall’arabo Al- Manthià, gode di una posizione eccellente sul mare Tirreno e in estate triplica la sua popolazione consueta. Ma l’effetto più intrigante lo riserva nelle altre stagioni, quando la cittadina é tranquilla, la spiaggia deserta ospita poche barche capovolte e la luce tersa dell’inverno delinea come un presepe i contorni del centro storico. Pietre gialle e rosa, mattoni scavati, portali cinquecenteschi, cornicioni imponenti, balconi orgogliosi di ghirigori in ferro battuto si scoprono passeggiando sul corso e nei vicoli del centro storico. Ma ci si imbatte anche in estrosi atelier di artisti che hanno riscoperto Amantea come cittadina ispiratrice di una sognante creatività. Pedrito, ad esempio, ha fatto questa scelta: dopo alcuni anni trascorsi negli Stati Uniti è tornato per abitare l’ala di un palazzo affacciato dall’alto sul mare, pieno di sole e di luce, trasformato con colori pazzi, collage di giornali, raccolte di teste di pietra e totem di legno, nel più bizzarro dei laboratori. I vecchi palazzi rivivono così di vita nuova, come il Convento delle Clarisse, all’inizio abbandonato e trascurato dopo l’esproprio napoleonico e poi recuperato splendidamente da un proprietario generoso che ne ha fatto un ristorante al top. Nelle sale o in terrazza si gustano pietanze originalissime che fondono le ricette tradizionali a sapori orientali e un gusto sofisticato: pesce spada al sesamo e pistacchio, cernia gialla cotta nel sale con noci infornate, zuppa di cipolle rosse di Tropea con polpettine di dentice, sfoglia all’uovo farcita con stoccafisso di Mammola in salsa stufata di pomodorini.
Le Clarisse tel.0982/42033 www.palazzodelleclarisse.com 
Se questa é l’esperienza alta di una gastronomia eccellente in un contesto eccellente, c’è anche il piacere di un’esperienza gastronomica rustica e casalinga. Basta allontanarsi dal centro di Amantea e andare a sud a pochi chilometri verso l’entroterra. Vicino al paese di Lago, tra boschi di castagni e piante di rovi, è stato appena aperto l’agriturismo Barone in una vecchio podere restaurato che ricrea l’atmosfera della casa di una volta.
Agrilupi Barone 0982/454544 pmuto@libero.it  - Travi in legno e mattoni a vista, tavolate e tovaglie a quadretti, un lungo porticato sotto il quale ci si siede la sera a contemplare le stelle luminosissime del Grande Carro e in lontananza le luci delle Eolie. Sulla tavola un tripudio di sapori: gnocchi al sugo di agnello, costolette alla brace, frittelle di melanzane, bruschetta di funghi, broccoletti con salsicce, pandolce di castagne, bocconotti al mosto d’uva. E il piacere della gola é accentuato dall’accoglienza della famiglia Baroni che con la sua numerosa dinastia di fratelli, cognati e cugini, ha ideato questa struttura ricavata dalla proprietà dei nonni. Così, attraverso un pranzo in agriturismo, si ripercorre la storia di una bella famiglia e si riscoprono valori intensi e tenaci, davvero esemplari. Che riconciliano con le asprezze del Sud. E’ una Calabria diversa oppure è questa la Calabria autentica che non affiora in prima pagina e non fa scalpore? Un contrasto stridente segna questa terra, difficile e assolata, luminosa, forse incomprensibile. Senso generoso dell’ospitalità e diffidenza, paesi idillici e tragedie improvvise, slanci e ottimismo e statistiche preoccupanti. Difficilmente decifrabile e definibile, la Calabria si deve vivere giorno per giorno in nome di piccole scoperte che piano piano si compongono in un mosaico complicato. Momento perfetto di incontro la convivialità di un pranzo o di una cena in compagnia. Non ci si alza senza aver brindato tre o quattro volte alla buona salute con un Rosso Savuto doc e alla fine del pranzo con un liquore alla liquirizia o un digestivo al bergamotto. Non ci si allontana senza aver invitato mille volte a casa propria per un caffè o un dolce: le case e le tavole sono a disposizione con una generosità che commuove e sorprende. Come se il calabrese sentisse il bisogno di discolparsi di qualche difetto atavico e dovesse dimostrare al mondo di non avere colpe. Secoli di sudditanza, di malversazioni, di sfruttamento hanno prodotto un cortocircuito in cui la povertà è colpa e l’arretratezza un limite di cui chiedere scusa. Come si dice da queste parti, “ad Amantea la gente ti è amica prima ancora di conoscerti”.
Poi ci sono gli incredibili scatti di orgoglio che emergono improvvisi, anche in contesti imprevedibili. Come nelle “strine” popolari o stornelli di canzoni che si tramandano oralmente, accompagnati da fisarmoniche, organetti e tamburelli. Maestra in questo genere Paola Scialis offre uno spaccato della sensibilità popolare nelle sue performances originalissime dove recita, balla e canta, viso fiero, occhi allungati, vestito da “calabresella”. Paola ripercorre nei suoi spettacoli, allestiti spesso presso il ristorante I Cappuccini di Belmonte, le storie feroci di ribellioni, brigantaggio, fierezza femminile, dignità senza cedimenti. Per info tel. 339/6195901, www.icappuccini.info

 


I piacere dell’enogastronomia
Cominciamo con i prodotti più tipici della stagione invernale. Primi in assoluto i fichi secchi del cosentino, nei quali é regina l’azienda Colavolpe. “La nostra é una storia dolce” il suo motto. Una storia dolce cominciata con i nonni degli attuali proprietari agli inizi del ‘900. La sede dell’azienda a Belmonte Calabro Marina, spande intorno un profumo inconfondibile che guida dritti dritti al laboratorio. Gli ottimi fichi provenienti dall’area cosentina già essiccati vengono infilzati ad uno ad uno in un ramoscello di mirto e aromatizzati a formare la famosa crocetta. Ma alle crocette classiche si sono ormai aggiunti nella produzione Colavolpe anche i fichi ricoperti di cioccolato, imbottiti con le mandorle, aromatizzati con gli agrumi di Calabria, oltre a tutte le varietà di agrumi a loro volta preparati in spicchi ricoperti di cioccolato e aromatizzati.
Colavolpe tel.0982/47017, www.colavolpe.com 
Un olio extravergine eccellente ricavato da ulivi nel territorio di Cleto, a Marina di Savuto: qui ha sede l’azienda Longo, che è anche frantoio oleario, con i terreni disposti a cavallo del fiume Savuto e del torrente Torbido, su un’estensione di 200 ettari. Nei prati pascola un gregge di 100 ovini da cui ricavare formaggi e ricotte. Nella cantina viene prodotto il Savuto doc, imbottigliato in una sede a parte.
Uno dei prodotti marini più tipici della zona é la “rosamarina”, o bianchetto, o caviale del sud, è pesce azzurro di millimetriche dimensioni che di solito viene pescato nei mesi da febbraio ad aprile, quando la presenza é più abbondante e il mare è calmo. Per pescarlo si utilizza una rete chiamata u’sciabachiellu che trascina le piccolissime prede. La rosamarina si può consumare cruda o appena pescata con olio, limone e prezzemolo, oppure con l’aggiunta di peperoncino piccante.
Ma il pesce calabrese si consuma in maggiore quantità conservato. L’attività della salagione, cioè la conservazione dei pesci é importantissima e diffusa. Alici e sarde appena pescate vengono poste sotto abbondanti strati di sale, dopo essere state lavate, scapate ed eviscerate. Le due aziende Ganci e Morelli di Amantea sono specializzate in queste attività. I principali prodotti offerti sono alici sotto sale con peperoncino, i filetti di alici in olio d’oliva, il bianchetto di Calabria, salse al profumo di mare. ganci.antonio@tiscali.it  info@morellisnc


 

 

 

NOTIZIE UTILI

Per informazioni generali: www.comuneamantea.it 
Per fare un giro nella zona di Amantea si può fare base all’hotel Village La Principessa, adatto anche a viaggi d’affari e a convegni. Dotato di ogni comfort e anche di una piscina, collocato sul mare, è adatto sia alla stagione estiva che invernale. Info@hotellaprincipessa.it  Invece, nel centro della cittadina, il migliore è l’hotel Mediterraneo, ricavato da un bel palazzo signorile di metà ‘800 info@mediterraneohotel.net



 

 

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