Cinema e fotografia
Il cinema è un linguaggio che utilizza contemporaneamente diverse forme di comunicazione tra le quali la fotografia.
Fotografia intesa come la scelta delle luci, angolo di ripresa, scelta degli obbiettivi, scelta dell’inquadratura. Tutte cose comuni alla fotografia tradizionale con in più l’attenzione ai movimenti degli attori e della camera in modo che le luci e le ombre siano sempre adeguate alla scena.
Nel cinema la fotografia è discretamente al servizio del racconto. Non interviene direttamente nella narrazione ma la avvolge. Aggiunge valore ai sentimenti e alle azioni dei personaggi. Il lavoro del Direttore della Fotografia è saper bilanciare l’abilità tecnica e la sensibilità creativa.
Il Direttore della Fotografia è considerato una delle figure professionali più importanti della troupe cinematografica in quanto è responsabile dell’impatto visivo delle immagini sullo spettatore. Molti capolavori in pellicola sono frutto di strette collaborazioni tra registi e direttori della fotografia. Un altro aspetto del rapporto tra cinema e fotografia è dove la figura del fotografo è protagonista del film o ne costituisce un ruolo importante. La finestra sul cortile, Professione reporter, Blow up, I Ponti di Madison County, La dolce vita, hanno lasciato il segno nella cinematografia mondiale e, contemporaneamente, hanno dato, alla figura del fotografo, una collocazione nell’immaginario collettivo.
Di seguito una selezione di interessanti pellicole con la figura del fotografo fra i protagonisti.
Un anno vissuto pericolosamente (Usa/Australia, 1982) di Peter Weir.
Un giornalista australiano viene inviato in Indonesia nei giorni del colpo di Stato del 1965 e diventa il maggior testimone del momento assieme ad un fotografo cinese
Blow-up (Italia/Gran Bretagna, 1966) di Michelangelo Antonioni.
Un fotografo di moda scopre in una sua foto particolari che indicano un delitto.
La macchina ammazzacattivi (Italia, 1948) di Roberto Rossellini.
Un santo patrono rivela ad un fotografo come uccidere le persone con gli scatti della sua camera.
Professione: reporter (Italia/Francia/Spagna, 1975) di Michelangelo Antonioni.
Un reporter televisivo, in Africa per un servizio sui guerriglieri, trova il cadavere di un uomo che gli somiglia e ne assume l’identità.
La finestra sul cortile (Usa, 1954) di Alfred Hitchcock
Un fotoreporter costretto all’immobilità per una frattura alla gamba, passa il tempo spiando i vicini con un teleobiettivo
La dolce vita (Italia/Francia, 1960) di Federico Fellini.
Il film che ha reso il termine “Paparazzo” sinonimo di fotografo scandalistico.
Sotto tiro (Usa, 1983) di Roger Spottiswoode
Un fotografo americano e una coppia di giornalisti sono in Nicaragua nel 1979 durante la guerra civile.
Salvador (Usa, 1986) di Oliver Stone
Fotoreporter americano in Salvador nel 1980 entra in contatto con la guerriglia popolare contro il regime militare appoggiato dagli Stati Uniti
I ponti di madison county (Usa, 1995) di C. Eastwood
La storia d’amore tra un fotografo del National Geographic e una tranquilla signora di campagna.
Mostra fotografica.
ATHOS i colori della fede.
Pellegrinaggio fotografico sulla montagna sacra dell’ortodossia.
Foto di Stratos Kalafatis
“Il Monte Athos è difficile da fotografare: non tanto perché resiste al carattere laico della fotografia, ma piuttosto perché ha bisogno di tempo per essere svelato.
Da più di mille anni rimane nascosto dietro una pittoresca semiologia, un folklore sentimentale, dietro interpretazioni mistiche e rivelazioni miracolose.
È un mondo fatto di silenzio e di mistero, un luogo sospeso, in bilico tra passato e presente, tradizione e libertà, forza e debolezza, tra il buio e la luce. E non è semplice superare la sua storia poderosa, la sua religiosità esasperata e creare immagini che rispettano il luogo senza ledere l’autonomia creativa del fotografo.”
Stratos Kalafatis
Santuario San Giovanni d’Adorno – Campiglia Cervo (Biella)