Prima della partenza, qualcuno mi aveva avvertita che il Lago Inle era “un’attrazione turistica”, poco appetibile per chi cerca emozioni. Ci sono arrivata prevenuta, ma, non appena la barca ha incominciato a scivolare sulle acque tranquille di questo grande lago, circondato dalle verdi colline degli Shan, sono rimasta affascinata dall’ambiente, come da nessun altro luogo del Myanmar
testo e foto di Silvana Rizzi
Il Lago Inle
Il lago, lungo 22 chilometri, si trova su un altopiano a 900 metri sul mare, nella parte centro orientale del paese. Si arriva in auto da Kalaw o in aereo da Yangoon all’aeroporto di Heho.
Da lì si attraversa il paese di Nyaung Shwe fino all’imbarcadero per il lago.
Il territorio è abitato dalla minoranza etnica Intha, i figli del lago, 150 mila persone che vivono direttamente sull’acqua, parlano un dialetto antico e abitano qui da secoli.
Dopo le attrazioni archeologiche di Bagan, il Lago Inle è un’oasi di riposo e di scenari completamente diversi.
Si parte a velocità sostenuta su una specie di piroga a fondo piatto, pronti a fermarci vicino alla barca di un pescatore, che rema con una gamba intorno a un remo, appoggiandosi sull’altra. E’ il brevetto secolare degli Intha, per districarsi in mezzo ai canneti e avere le mani libere per manovrare le nasse. Poco oltre ecco apparire i canali con i primi orti galleggianti. Si tratta di incredibili isolotti verdi, dove si coltivano pomodori, cavoli, melanzane, fagioli, zucchine, aglio e cipolle, in grandi quantità. Per costruire un orto galleggiante, ancorato al fondo del lago con lunghe canne di bambù, ci vogliono tre anni di lavoro. La base è costituita da un’isola di giacinti d’acqua intrecciati con uno strato di alghe, raccolte in fondo al lago, concime indispensabile per la produzione agricola. Una volta ogni cinque giorni, in uno dei cinque villaggi intorno al lago, si tiene a rotazione il mercato settimanale, uno spettacolo, pare emozionante, per chi riesce ad assistervi. Purtroppo, per quanto ci riguarda, siamo capitati qui nel giorno di luna piena, quando i birmani non lavorano!! Nessuno aveva pensato a questo particolare. Sarà per la prossima volta.
Gli orti galleggianti sono alla periferia dei villaggi sospesi sull’acqua
Le case costruite su strutture in legno di teak, una delle ricchezze del Myanmar, hanno le pareti in bambù intrecciato a disegni diversi, dalle losanghe ai rettangoli. In barca ci si addentra nelle vie d’acqua dei villaggi: ecco la posta, la scuola, un piacevole ristorante, il negozio di alimentari. Tutti, adulti e bambini, si spostano da una casa all’altra pagaiando su barche piatte.
Ci fermiamo a In Paw Khone per assistere alla tessitura dei fili dei gambi di fiori di lotto con cui si ottengono tessuti pregiati, venduti a prezzi piuttosto alti. L’antica casa in legno è una meraviglia, con i suoi terrazzi e i pavimenti scricchiolanti. In una stanza si vendono camicie e giacchette da uomo e donna in tanti diversi colori: le migliori che ho visto in Birmania. Guai a lasciarsi sfuggire l’occasione!!!
Poco lontano, a Nam Pan si costruiscono le barche in legno. Qui sembra davvero di essere in uno squero veneziano. Vicino si producono i verdi sigari birmani, dal profumo di anice e di altre spezie. Devo dire che sono leggeri e ottimi. Immancabile, il pranzo sull’acqua nel ristorante Inn Tha Lay.
Risaliamo sulla nostra velocissima barca per inoltrarci per quasi un’ora lungo un canale, in mezzo al verde dei canneti e a una specie di giungla, superando chiuse e curve a gomito, fino ad arrivare al villaggio Inthein, dove vivono le donne Pa-Oh, che si coprono il capo con turbanti colorati simili ad asciugamani.
Il luogo è incantevole e inaspettato. Dopo aver attraversato lunghi corridoi coperti, preda di bancarelle di souvenir (alcuni interessanti), ci si ritrova in mezzo a un suggestivo gruppo di pagode e stupa, che risalgono al 1500.
Alcuni sono in rovina, altri hanno conservato sculture e affreschi, altri, ancora, sono un tuttuno con le piante, che nei secoli si sono abbarbicate intorno a colonne e pinnacoli.
Ci si perde in questo mondo decadente, fino ad arrivare alla pagoda più in alto con vista magnifica sul lago e la valle.
La luce è ormai quella dorata del tramonto, quando risaliamo in barca per raggiungere il nostro albergo, il Myanmar Treasure (www.myanmartreasureresorts.com).
Il canale, al ritorno, è animatissimo: donne e bambini si lavano nell’acqua pulita, gli uomini pescano, i ragazzi ridono e scherzano.
L’arrivo al Myanmar Treasure, affacciato sul lago, è indimenticabile. Il sole si tuffa dietro le colline degli Shan, illuminando di migliaia di pagliuzze dorate lo specchio d’acqua davanti alle casette su palafitte del Resort, circondate da giardini di gigli d’acqua.
Le camere sono all’altezza della cornice: rivestite di legno chiaro, con vista sul lago, letto a baldacchino e una romantica atmosfera coloniale. Sul letto, una vestaglia bianca, simile ai pelouche dei bambini, ci sorprende. Calda e morbida ci sarà utile quando scende la sera sull’acqua.
Un aperitivo è pronto in terrazza sul lago. Davanti a noi un pescatore ci incanta con le sue evoluzioni. Certamente è lì non per caso, ma non per questo lo spettacolo è meno affascinante. Il turismo non ha ancora rovinato il lago Inle!
Per info: Tour Operator Clup Viaggi www.clupviaggi.it
Vettore aereo: Emirates, www.emirates.com, con stop over a Dubai