Un viaggio esperienziale, a passo slow, sulle orme di antichi pellegrini, attraverso luoghi incontaminati e borghi del centro Italia
Testo e foto di Franca Dell’Arciprete Scotti
Accoglienza e ospitalità, queste le parole chiave che segnavano il cammino per la Via Francigena nei tempi medievali.
Percorsa da pellegrini, e poi da mercanti e guerrieri, contribuì a unificare l’Europa sotto vari aspetti, commerciale, culturale, valoriale.
La Via Francigena, segnata dai Longobardi e poi dai Franchi, nasce precisamente dal diario del vescovo Sigerico che, nel 990, fissò 80 tappe da percorrere in 79 giorni di cammino, per andare da Canterbury a Roma.
Era un cammino orizzontale verso una meta geografica, ma anche un cammino verticale nel profondo, alla scoperta di sé stessi.
In una dimensione di fraternità che contrasta, sia con gli atteggiamenti di ostilità attuali, sia con i conflitti spaventosi dei secoli passati tra stati e città e addirittura tra singole fazioni.
Ne emerge il paradosso che, in tempi di lotte fratricide tra Guelfi e Ghibellini, al pellegrino bastava bussare ad una porta e presentare le credenziali per essere accolto fraternamente.
Il pellegrino si muoveva “armato” di poco, solo del “bordone”, il bastone che serviva contro animali e insidie e come sostegno, il mantello, il cappello, la scarsella per riporre un pezzo di pane e un libro di preghiere.
Prima di partire verso l’ignoto e il pericolo, si chiedeva la benedizione e si faceva testamento.
Bellissimo e suggestivo seguire le orme degli antichi pellegrini e ripercorrere oggi la Via Francigena, riconosciuta nel 1994 itinerario culturale dal Consiglio d’Europa. L’Italia ne occupa gran parte. Una delle porzioni più suggestive è quella che da Lucca arriva a Roma, attraversando Toscana e Lazio.
Proprio a Lucca, la città intatta dentro la sua cinta muraria, con i palazzi, le torri, le splendide facciate marmoree delle chiese, l’antico veneratissimo crocifisso ligneo del Volto Santo, l’installazione multimediale “Il viaggio, La fede, La bellezza”, appena inaugurata, diventa punto di riferimento nazionale sull’argomento.
Nella imponente Casa del boia restaurata di recente, dalle enormi volte, la Via Francigena Entry point rappresenta un’immersione totale in un contesto di suoni, buio, vento, paura, visioni di paesaggi misteriosi in attesa della meta finale, Roma.
Cappelle per pregare a San Vivaldo, immerso nel silenzio e nel verde dei boschi di Montaione, il classico Sacro Monte che in 17 cappelle con altorilievi in terracotta riproduce in miniatura Gerusalemme e il dramma del Calvario, immergendo il pellegrino in un teatro che chiede partecipazione.
La strada era difficile, segnata appena dalle orme precedenti, spesso tra boschi paurosi e fitti cespugli. Poi all’improvviso si scorgevano lontano le mura e le torri di un borgo o una città. E ci si rincuorava.
Il viaggiatore moderno si emoziona ancora alla vista di San Gimignano o di Monteriggioni, luoghi sospesi nel tempo.
San Gimignano, un gioiello protetto dall’Unesco, si dispone tutta intorno alla Via Francigena, suggestiva e pittoresca, fino alla piazza della Cisterna e alla piazza del Duomo, con il palazzo del Podestà e le famose torri che rappresentavano l’orgoglio delle famiglie mercantili, ricche anche per la produzione dello zafferano.
Dalla più alta panorama imperdibile sulla città e sulle colline toscane.
Si arriva a Monteriggioni da Abbadia a Isola, piccolo villaggio sorto attorno all’abbazia cistercense di San Salvatore del secolo XIº, percorrendo una terra fertile tra boschi di lecci e casolari.
All’improvviso da un’altura si scopre la cerchia muraria che Dante aveva definito “orribili giganti”: oggi racchiude un importante centro storico e un museo dedicato alle armature.
L’Ostello di Radicofani può essere un’ottima soluzione per trascorrere una notte in questo piccolo centro del senese dalle vie strette e le case in pietra, tutte arroccate intorno alla rupe coronata da una rocca, legata per anni al nome del famoso brigante/gentiluomo Ghino di Tacco.
Un’Italia minore? Non si direbbe, vista l’unicità e la ricchezza di alcuni monumenti e capolavori artistici.
Eppure così sono considerate alcune cittadine e borghi oscurati dalla potenza iconica di centri maggiori, come Firenze e Roma.
Tutti da scoprire, con calma, a passo slow, in viaggi esperienziali ed emozionali, gli Italian wonder ways, che attraverso luoghi incontaminati e borghi del centro Italia, possono diventare un nuovo prodotto turistico italiano.
A Siena, tappa fondamentale della Francigena toscana, tutta da visitare, gioiello compatto all’interno della cerchia delle mura, si scopre l’esempio più alto di ospitalità: l’Ospedale Santa Maria della Scala.
Chiamato così perché sorto davanti alla scalinata del fastoso Duomo, il vasto complesso ospedaliero sorse tra il IX e l’XIº secolo, per accogliere i pellegrini di passaggio e tutte le persone indigenti, soprattutto mamme e bambini abbandonati. Bellissima la grande sala dell’infermeria detta “pellegrinaio” con un grande ciclo di affreschi sulla vita quotidiana dell’ospedale.
A San Quirico d’Orcia, un piccolo borgo gioiello ricco di scorci d’ambiente e dettagli d’arte con la Collegiata romanica e gli Horti Leonini della potente famiglia Chigi, siamo nel cuore della Val d’Orcia.
Sui crinali casolari e cipressi disegnano un paesaggio stilizzato, protetto come patrimonio dell’umanità dall’Unesco, perché con la loro armoniosa simmetria simboleggiano quell’arte del Buongoverno che per decenni fece di Siena e del suo territorio un paradigma di felicità.
Altro paesaggio nella Tuscia viterbese. Ai cipressi subentrano i pini a ombrello che preludono all’inconfondibile paesaggio romano.
La Via Francigena entra nel Lazio ad Acquapendente, famosa per la sua Cattedrale di origine romanica che conserva una cripta del IX° secolo dai ricchi capitelli e con un sepolcro sotterraneo che per tradizione custodisce reliquie del pretorio di Gerusalemme.
A Bolsena il paesaggio rasserenante del più grande lago vulcanico d’Italia, accompagna gli scorci della collina che, tra vicoli, mura e balconi fioriti arrivano al culmine del Castello. Panorami sul lago anche dalla splendida Rocca papale di Montefiascone, dove non si può perdere una sosta alla tavola dell’Enoteca della Tuscia: sughi saporiti, affettati, formaggi, torte di verdure accompagnati dal famoso vino Est Est Est.
Viterbo conserva ancora l’atmosfera solenne e severa del periodo medievale, quando il Palazzo dei Papi diventò per decenni sede effettiva del Pontefice e del Conclave dei cardinali. La città conobbe un improvviso sviluppo di palazzi, chiese, strade, come testimonia il quartiere medievale di San Pellegrino di architettura e atmosfera duecentesca.
A Sutri, nel parco archeologico paesaggistico, proprio lungo la via Cassia verso Roma, muraglie etrusche, un anfiteatro in tufo e il famoso Mitreo che sovrappone testimonianze pagane e cristiane.
Sutri è l’ultima tappa di rilievo prima di arrivare alla meta.
Se si vuole percorrere a piedi l’ultimo tratto della Francigena, può essere intrigante lasciare la via Cassia, trafficatissima ad ogni ora del giorno e deviare nella Riserva naturale dell’Insugherata, un’area naturale protetta della Regione Lazio, che porta in oltre 700 ettari di biodiversità e di emozioni fino alla terrazza di Monte Mario.
Da qui panorama indimenticabile sul Cupolone di San Pietro, meta finale del viaggio e approdo in tutti i sensi del Cammino.
Info utili: La carta del pellegrino che si può acquistare negli info point indicati dà diritto ad accoglienza riservata e sconti su tutto il percorso in ostelli e luoghi di sosta.
“I volti della Via Francigena” di Fabio Dipinto è un documentario che si svolge lungo un tratto della Via, patrocinato dall’Associazione Europea delle Vie Francigene, realizzato grazie al contributo dell’Associazione stessa, del tour operator Sloways
www.italianwonderways.com – www.regione.toscana.it/via-francigena – www.turismo.intoscana.it – www.viafrancigenaentrypoint.eu – www.visitlazio.com/cammini – www.ilmiolazio.it
Dove mangiare
Stazioni di sosta, punti di ristoro allora come oggi.
Menu frugali, ma non troppo: frittata di erbi, zuppa di fagioli, ribollita con timo e menta, trippa, baccalà. È oggi il menù che si può gustare a La Casermetta di Lucca (www.enotecatuscia.it), ristorante attiguo all’installazione multimediale che racconta la vita quotidiana e quindi anche l’alimentazione del pellegrino sulla Francigena. Ancora più frugali i menu nei punti di sosta come La Villa a Monteriggioni o a Bagno Vignoni, la cittadina famosa per l’unica piazza d’acqua d’Italia: un veloce picnic con tagliere di affettati, formaggi locali, panzanella, bruschetta e vino rosso.
Ristorante delle mura La Casermetta, baluardo San Salvatore, Lucca
Per alloggiare
La Regione Toscana ha molto valorizzato e messo in sicurezza sentieri, ostelli, luoghi di sosta. Ostelli a Lucca (www.ostellolucca.it), Radicofani, Abbadia a Isola