Città dei Longobardi, dei Visconti e degli Sforza. Ma anche sede di un’antica università e luogo di fede e di cultura dai dintorni straordinari
Testo e foto di Tania Turnaturi
L’antica Ticinum e il Regno longobardo
Capitale della civiltà longobarda che ha rielaborato la cultura romana, Pavia è snodo viario e commerciale, tappa della via Francigena, sede di un’antica università e intreccia arte, fede e cultura nella Certosa mausoleo dei Visconti. Cortili porticati, giardini neoclassici e altissime torri si affacciano su strade medievali lastricate di ciottoli di fiume. Il destino della città è stato segnato dal Ticino, la cui confluenza col Po divide il territorio in tre zone: paesaggi variegati che si specchiano nelle acque delle risaie di Pavese e Lomellina e i vitigni delle dolci colline dell’Oltrepò disseminato di borghi medievali dove gustare la cucina rurale: ravioli alla varzese, risotto con fegatini di pollo, bollito con la mostarda, brasato di manzo, sanguinelli, cotechini. La città romana che ha per assi viari cardo e decumanus, si chiamò Ticinum per un millennio. Fu capitale del regno longobardo, i cui Re si intitolavano “Flavii”, parlavano in latino e dotavano i loro palazzi di terme, come gli imperatori di Roma. Restò capitale dopo la conquista di Carlo Magno nel 774 e con la dinastia dei Carolingi, fino alla distruzione del Palazzo regio nel 1024. San Michele Maggiore fu sede delle cerimonie di incoronazione dei re carolingi e degli imperatori svevi a partire da Federico Barbarossa.
Il Castello visconteo
Galeazzo II Visconti le dona splendore artistico e culturale iniziando nel 1360 la costruzione del castello, raffinata corte di svago e delizie richiamo per rinomati artisti del tempo, circondata da un grandioso parco. Un secolo più tardi Ludovico il Moro fa decorare le sale da Bramante e Leonardo. Sette giganteschi arazzi di manifattura fiamminga raffigurano la battaglia del 1525 in cui Carlo V di Spagna trionfa su Francesco I di Francia, combattendo intorno al castello trasformato in fortezza e polveriera. Acquistato dal comune all’inizio del ‘900, è sede di musei.
La Certosa
A nord del vastissimo parco, nel 1396 il figlio Gian Galeazzo avvia la fabbrica della Certosa destinata a mausoleo dei Duchi di Milano, dove per oltre due secoli architetti, scultori, plasticatori e lapicidi si susseguono in una commistione di stile gotico, rinascimentale e barocco. Il santuario della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie viene consacrato nel 1497, in tutta la magnificenza della ricchissima decorazione in marmo, porfido e serpentino con all’interno i monumenti funebri di Gian Galeazzo Visconti e degli sposi Ludovico il Moro Sforza e Beatrice d’Este, l’altare maggiore in marmo e pietre dure, il cielo stellato delle volte a crociera, i pavimenti veneziani, le cappelle laterali interamente affrescate, la cancellata in bronzo e ferro battuto. All’esterno il chiostro piccolo e il chiostro grande contornato dalle celle dei monaci ciascuna col suo piccolo giardino e il Palazzo ducale, residenza estiva e oggi sede del Museo della Certosa.
Re, regine, imperatori e rituali regi
Città universitaria di alta formazione medico-sanitaria, ebbe nell’imperatore Lotario I l’antesignano di questa vocazione culturale con la fondazione nell’825 della scuola per notai e giudici palatini, che nel 1361 Galeazzo II rifondò come Studium Generale, la cui sede venne totalmente rinnovata da Maria Teresa d’Austria in stile neoclassico. Le chiese di Pavia raccontano la storia di re, regine e imperatori. La basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, citata nella Divina Commedia, custodisce i mausolei del filosofo Boezio e del re Liutprando e le reliquie di S. Agostino riportate dalla Sardegna per attrarre i pellegrini che transitavano sulla Francigena. San Michele Maggiore, capolavoro romanico in pietra arenaria bionda dell’Oltrepò, durante il regno italico diventa luogo dei rituali regi e dell’incoronazione. Nella cattedrale, alle tracce romaniche si sovrappongono la struttura rinascimentale bramantea e la facciata novecentesca. Il Monastero di Santa Maria Teodote è una delle più alte testimonianze dell’arte longobarda. Bombardato nel 1944, il ponte fortificato trecentesco viene ricostruito col tetto sostenuto da 100 colonne di granito. Sulla riva opposta le case di Borgo Ticino recano incisa l’altezza dell’acqua nelle ondate di piena.
La Lomellina, terra d’acqua
Seguendo la scia del riso si giunge nel capoluogo della Lomellina, Vigevano, il cui territorio fu bonificato da Ludovico Maria Sforza detto il Moro attraverso il genio di Leonardo da Vinci che ideò un complesso sistema di regolazione delle acque destinate agli orti e giardini della Villa della Sforzesca, trasformata nel 1486 in una tenuta agricola con canali e mulini, modello di cascina a corte chiusa tipica dell’architettura rurale lombarda.
Vigevano, residenza estiva dei Duchi
Il Moro trasforma il borgo incastellato in residenza estiva e sede privilegiata del Ducato, commissionando il progetto a Donato Bramante che ridisegna nel 1492 la grandiosa piazza secondo il modello rinascimentale, esempio di architettura lombarda del XV sec. che Arturo Toscanini definì “sinfonia musicale in cui si fondono ordine, misura e armonia”. Circondata su tre lati da portici e logge decorati con medaglioni sforzeschi, introduceva al complesso architettonico del castello militare, cui si accedeva da una rampa sotto la torre, che Bramante sopraelevò con corpi scalari, facendone uno dei simboli della città. Sul quarto lato è delimitata dalla cattedrale di S. Ambrogio, a cui il vescovo governatore Caramuel nel 1680 fa anteporre una concava e scenografica facciata barocca che la mette in asse con la piazza, ed elimina la rampa di accesso al castello, trasformando così il salotto del Duca nel salotto della Curia. Il castello assume l’aspetto di palazzo rinascimentale residenziale con la Falconiera che Bramante completa con un leggiadro loggiato, col Palazzo delle Dame residenza di Beatrice d’Este ornato dalla loggia che si affaccia sul Giardino della Duchessa. Vi abitò anche Cecilia Gallerani, amante del Moro, ritratta da Leonardo come La dama con l’ermellino. La strada coperta voluta nel 1347 da Luchino Visconti come ponte fortificato che univa il castello alla rocca vecchia e da cui si accedeva alle prigioni, è un manufatto unico nell’architettura castellana europea, cui mise mano anche Leonardo da Vinci, ingegnere ducale alla corte del Moro, che operò interventi nella strada sopraelevata e nelle scuderie oggi sede del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina.
Lomello, roccaforte longobarda
Nel 1471 Galeazzo Maria Sforza introduce la coltivazione del gelso (il moron da cui forse deriva l’appellativo del Moro) per l’allevamento dei bachi dando impulso all’industria tessile della seta. Nel ‘700 fioriscono gli edifici neoclassici dei proprietari terrieri e nel 1866 vi sorge il primo calzaturificio italiano. Un secolo dopo, 900 aziende impiegano 20.000 addetti che oggi la globalizzazione ha ridimensionato. Lomello, da cui il toponimo del territorio, è stato villaggio celtico, residenza occasionale dei primi re longobardi e sede dei conti che governarono il territorio in epoca imperiale, stazione di posta sulla Francigena, roccaforte longobarda con la chiesa di San Michele. Qui la regina Teodolinda, che convertì i longobardi al cristianesimo, nel 590 incontra e sposa Agilulfo duca di Torino. Con Carlo Magno mantiene le prerogative di piccola capitale e con la dinastia dei Palatini conosce un periodo di splendore. Nel 1155 il Barbarossa incendia la rocca e con i Visconti inizia il declino. La Collegiata di Santa Maria Maggiore del 1025 in stile romanico-lombardo è grandiosa e asimmetrica. L’attiguo Battistero ottagonale di San Giovanni ad Fontes con vasca battesimale esagonale decorata sorto su preesistenze paleocristiane, fino al 1936 era inglobato in una cascina dove fungeva da granaio. Info: www.turismo.provincia.pv.it – www.me-in-italy.com – www.visitpavia.com – www.experienzapavese.it – www.autunnopavesedoc.it
Dove mangiare
Nei ristoranti consigliati dalla Confraternita del risotto di Sannazzaro de’ Burgundi, dove si cucina il risotto secondo il disciplinare, www.confrisotto.com. E poi, a Pavia: Ristorante Locanda del Carmine, all’interno dell’ex chiesa della SS. Trinità, sono visibili le colonne e gli archi della navata centrale. Cucina creativa, pasta, pane e dessert di produzione propria: ravioli di cacao ripieni di brasato di faraona, risotto con capesante e polvere di corallo, millefoglie di crespelle di grano saraceno con zuppetta di pesce, bocconcini di spada alla senape rustica con piramide di riso rosso stigliato e tanto altro. Da non perdere la zuppa alla pavese, preparata da una contadina per il re di Francia Francesco I prigioniero presso la cascina Repentita durante la battaglia di Pavia del 1525, che la apprezzò tanto da farla inserire nel menu di corte, donandole imperitura fama: pane raffermo, uova, parmigiano reggiano, burro e brodo di gallina. Ricette senza glutine. www.locandadelcarmine.com