Una piccola, insolita guida alla scoperta della capitale intellettuale dell’India
Testo e foto di Silvana Rizzi
Sembra di essere in un film di Bollywood. Nella hall dell’Oberoi Grand, illuminata da un sontuoso lampadario di cristallo, un gruppo di persone della buona società locale si è data appuntamento per un evento importante. A colpire l’attenzione è l’eleganza delle signore, che indossano saries spettacolari, uno più raffinato dell’altro. Dalle sete, ai colori, ai ricami, ai modelli più attuali disegnati da stilisti indiani, tutto fa sognare palazzi da Mille e Una Notte con stuoli di servitori. Quest’immagine contrasta con quella di Calcutta, città della sofferenza, che ci viene solitamente trasmessa dai media. In realtà, benché la povertà sia indiscutibile, la capitale del Bengala è una metropoli dalle mille sfaccettature, vivace e accogliente, piena di attività e di commerci, da vivere e non solo da visitare, dove numerosi spazi propongono spettacoli di danza, di poesia, di musica e mostre di arte contemporanea. Tra i personaggi, che hanno lasciato tracce profonde della loro opera, c’è il guru Vivekananda, ma anche Tagore, poeta e grande pedagogo. A valorizzare Calcutta furono gli inglesi, in particolare la regina Vittoria, che costruì le fognature in città nel 1867, un anno prima rispetto a Londra, ne fece la capitale dell’Impero delle Indie e favorì lo sviluppo industriale del Bengala. Fu proprio il carattere indipendente e culturalmente avanzato del Bengala a spingere gli inglesi nel 1911 a trasferire la loro capitale coloniale a Delhi. A dare un ulteriore brutto colpo al potere economico della città, fu la divisione del Pakistan, nel 1947, quando il porto perse la sua importanza e Calcutta fu invasa da masse di profughi dal Bangladesh.
In giro per la città: il mercato dei fiori
Per entrare nell’atmosfera della città, l’ideale è immergersi al mattino nell’affollato mercato dei fiori del Mullik Ghat, sotto il Ponte di Howrah, uno dei simboli dell’architettura di Kolkota, attraversato da milioni di persone ogni giorno, scese dal treno per andare a lavorare. Avvolti da mille colori e profumi, viene spontaneo chiedersi come mai i fiori e il loro colore siano tanto importanti nella cultura indiana. “Ogni foglia ha il suo significato”, spiega la guida. Le tre foglie di bilva, una particolare pianta indiana, rappresentano i tre occhi di Shiva, mentre i fiori gialli si riferiscono a Krishna, quelli rossi a Khali e quelli blu a Shiva. Ganesh, dio dell’abbondanza, predilige le banane, non meno di quattro per volta. Dal mercato dei fiori, si scende all’animato ghat Jaganath, sul fiume Hooghly. In contrato con l’atmosfera del Mullik Ghat, i templi jainisti a est di Raja Dinendra road rivelano la ricchezza dei commercianti e dei professionisti bengalesi, aderenti alla religione jainista, derivata dall’Induismo e fondata sulla non violenza. Guglie, piastrelle olandesi decorate con i mulini a vento, specchi barocchi, mosaici policromi, statue preziose, tutta questa commistione di elementi, rende il complesso dei tre templi particolarmente affascinante.
Intorno a MG Road
Abbandonata l’area del mercato dei fiori, ci si sposta verso la zona a nord di Calcutta, la più affascinante da girare a piedi, tra risciò e antichi palazzi coloniali. Le viuzze laterali di MG road, nella zona dell’università, sono un divertente delirio di vecchi negozietti che vendono pozioni e cartoline e di carretti che trasportano quintali di libri. Si raggiunge il culmine all’imperdibile Indian Coffee House, un ristorante da non perdere, un tempo frequentato da bohémien, oggi da studenti e professori, dove in un’apparente confusione, decine di camerieri in divisa coloniale servono in un batti baleno il moglai paraha eggs, un’ottima frittata in stile indiano. A poca distanza da qui, l’imponente Marble Palace, sontuoso palazzo di proprietà ancora privata, traboccante di quadri e oggetti di antiquariato, lascia stupefatti per l’architettura e gli arredi. All’interno della vicina Rabindra Bharati University, la bella casa della famiglia Tagore fa rivivere la storia del più grande poeta indiano moderno. Nella stessa zona, il quartiere di Kumartuli è pieno di fascino. Lungo le viuzze si affacciano i laboratori degli scultori, che realizzano le statue degli dei, destinate a essere immerse nelle acque sacre dell’Hooghly river, soprattutto in occasione della festa della dea Kali. Ognuno ha la sua specialità, alcuni creano la struttura in paglia, altri la rivestono di argilla e altri ancora le dipingono di colori vivaci. Un ultimo sguardo al Maidan e all’area costruita dagli inglesi durante il loro dominio, intorno all’albergo Oberoi Grand. Da non perdere, l’imponente monumento alla Vittoria, rivestito in marmo di Jaipur, con ai piedi una statua in stile art nouveau della regina Vittoria, imperatrice delle Indie. All’interno, una nuova galleria racconta la storia di Calcutta.
Consigli utili
Per organizzare il viaggio: Viaggidea (www.viaggidea.com) , specialista nella destinazione India, propone la visita di Calcutta abbinata a qualche giorno nella riserva naturale di Rathambore, regno della tigre del Bengala(sei giorni 1000 euro in camera doppia, escluso il volo)
Volo: Qatarairways da Milano e Roma, via Doha, www.qatarairways.com
Albergo: Oberoi Grand, cinque stelle, della mitica catena Oberoi. In ottima posizione con servizio eccellente, tanto da preoccuparsi della salute del cliente, offrendo una fantastica pozione al ginger fresco, che ha guarito in una notte l’abbassamento di voce di chi scrive. Un’oasi di pace nel cuore della città con camere ampie e grandiosi spazi comuni.