Migliaia di pellegrini arrivano ogni anno non solo dall’India, ma da tutto il mondo, ad Allahabad, nello stato dell’Uttar Pradesh, per celebrare la Festa della Coppa, il più grande rito religioso dell’India. Che culmina sempre con il bagno nel Gange, il grande fiume sacro
Testo e foto di Silvana Rizzi
Un brusio penetrante, senza tregua anche a notte fonda, sale fino alla collinetta del Lakshmi Kutir, uno dei tanti campi tendati, piantati per accogliere gli ospiti del Kumbh Mela. Sono le voci lontane di milioni di pellegrini, arrivati ad Allahabad, nello stato dell’Uttar Pradesh, da tutta l’India e da ogni parte del mondo, per celebrare il Maha Kumbh Mela, la Festa della Coppa, il più grande rito religioso dell’India. Culmina con il bagno nel Gange, il fiume sacro, in cui immergersi per purificarsi dai peccati e rinascere a nuova vita. Questo festival, sacro per gli Indu, come nessun altro, avviene ogni tre anni, alternativamente, in quattro diversi luoghi del nord del paese : Allahabad, Haridwar, Nasik e Ujjain. Sono le città , in cui, secondo la mitologia locale, alcune gocce dell’Acqua dell’Immortalità sono cadute dalla coppa degli dei, in lotta tra loro per averne il possesso. La celebrazione più importante si svolge ogni 12 anni, in corrispondenza con il favorevole allineamento di Giove, del Sole e della Luna. Nel 2013 è di scena Allahabad, che, da metà gennaio al 10 marzo, ha visto un’affluenza di quasi cento milioni di pellegrini. All’interno del recinto protetto del Lakshmi Kutir, nulla rivela la confusione del festival. Qui tutto funziona alla perfezione: dall’accoglienza, alle tende dalla semplicit‡ raffinata, con bagno, acqua calda, stufetta, cioccolatino sul cuscino alla sera, alla sala da pranzo, regno di uno chef quasi stellato. Gli ospiti sono ricchi indiani e occidentali curiosi, affascinati da un’esperienza dal sapore di avventura.
L’atmosfera fuori dal Campo
Appena fuori dal campo, ci si trova immersi nel mondo reale del Kumbh Mela. Sulla piazzetta accanto si affacciano piccoli templi, dedicati a Krishna e a Shiva, con un via vai incredibile di gente: famiglie al completo assistono alla puja, la cerimonia serale di preghiera con il santone vestito di arancione, alcune donne impastano il pane, altre cucinano sul fuoco di legna, altre ancora lavano piatti e bambini alla fontanella della piazza. Tutti ci guardano un po’ stupiti. Chi conosce qualche parola d’inglese azzarda un welcome for visiting India, grazie per la vostra visita. Un gruppo sta già dormendo avvolto nelle coperte, sulle stuoie portate da casa, pronto a svegliarsi prestissimo per la sacra immersione nel Gange del giorno dopo. Ma la sorpresa più grande avviene quando ci avviciniamo al parapetto della piazzetta. Dall’alto, illuminata da migliaia di lampioni accesi, ci appare un’ immensa città tendata, brulicante di gente e di voci.
Nel cuore del Kumbh Mela
Al campo, le guide annunciano l’ora di partenza per partecipare all’alba alle cerimonie del Grande Bagno del 10 febbraio. Alle due del mattino, puntuali, con zaini e macchine fotografiche, attenti a non perderci di vista, incominciamo la nostra lunga camminata per raggiungere il Sangam, il punto d’incontro dei due fiumi sacri, il Gange e lo Yamuna, il luogo ideale per l’immersione. Nel buio, rischiarato dalle luci gialle dei lampioni, sbucano gruppi di uomini dai corpi nudi, ricoperti di cenere. Sono i sadhus, gli asceti puri, dediti alla preghiera. Cantando e saltando, alcuni con il tridente in mano, simbolo di Shiva, altri con una spada ricurva, tutti corrono velocemente verso il Sangam per immergersi nelle grigie acque sacre del fiume. Dopo di loro, tocca ai baba, i santoni dalle barbe bianche, che scendono dai carri colorati, protetti da un grande ombrello luccicante e accompagnati da un corteo di fedeli inneggianti con bandiere e stemmi. Alle prime luci del giorno, al di là di una lunga staccionata, prende forma una folla silenziosa, a perdita d’occhio, d’indiani di ogni parte del subcontinente, anche loro pronti a spogliarsi e a gettarsi nel fiume. Molti di loro sono arrivati da villaggi lontani, dopo aver messo insieme tutti i risparmi. Sulla testa portano sacchi pieni di cibo, di suppellettili, di riso e di farina. Villaggi interi e famiglie, per non perdersi, camminano attaccati a una corda comune, sui ponti galleggianti sorretti da giganti salsicciotti di ferro, installati per il festival. A mezzogiorno, Ë di scena il più grande servizio di catering del mondo. Migliaia di persone siedono per terra, in fila, in attesa del riso, che viene distribuito a tutti i pellegrini su un piatto fatto di foglie di banana, grazie alla generosità di un potente baba.
I sadhus: chi sono costoro?
Immancabile il giro nel recinto delle tende riservate ai Juna Akhara, il Circolo più Antico, una specie di ordine monastico di sadhus, yoghi e asceti. Alcuni di loro meditano nudi, vestiti solo di cenere, a indicare la rinuncia totale ai beni materiali, altri fumano una specie di sigaro rituale riempito di hashish. La rinuncia totale non comprende però gli occhiali da sole, di cui vanno matti, e neppure l’iPhone o il computer per comunicare con il mondo intero. Difficile per noi occidentali entrare in comunicazione con loro e capire quanto c’è di vero o di costruito nel mondo di sadhus e baba. Del Kumbh Mela resta comunque l’immagine di un’esperienza unica nella vita, dove a dominare sono il senso di comunione tra la gente e la natura, impersonata dal Gange, fonte di vita e di salvezza.
Informazioni utili
Clup Viaggi, via Pascoli 70/2, 20133 Milano, tel.02 266871, www.clupviaggi.it, touroperator@clupviaggi.it, specialista nella destinazione India, organizza viaggi singoli e di gruppo anche in occasione di festival e fiere particolari.