Il primo negativo fotografico. Ancora oggi la Sacra Sindone, al pari delle dispute rinascimentali fra illuministi e religiosi, divide i credenti da i non credenti. Sembra quasi che, dalla verità sulla sindone, dipenda la legittimità stessa del cristianesimo
Chiunque non appartenga ad alcuna tifoseria intellettuale o religiosa, e abbia voluto addentrarsi nelle molteplici notizie riguardo la Sacra Sindone, avrà intuito che le prove scientifiche, le analisi, le autorevoli opinioni sono da prendere con le pinze. Ognuno, credente o meno, per sostenere la propria tesi abusa del metodo scientifico/razionale, disdegnandolo quando rappresenta un ostacolo e innalzandolo a elemento indiscutibile quando torna utile.
Non potendo, nè volendo e non avendo le capacità per affrontare la vastità e complessità dell’argomento, nella nostra umile rubrica di fotografia vorremmo fare il punto su un aspetto, il principale, che tutti conoscono ma, presi dall’orgia di confutare e dissimulare ogni nuovo elemento, lo considerano oramai di poco conto o, peggio, se ne dimenticano.
Il tipo d’immagine sulla sindone è possibile ottenerla solo con tecnica fotografica che preveda una camera oscura, una lente, una fonte di luce, una lastra fotosensibile e una distanza tra soggetto-lente-lastra fotografica.
L’immagine sulla sindone è una proiezione di un soggetto posto ad una certa distanza dal telo. Nicholas Alan, uno studioso sud-africano della sindone, ha provato a realizzare qualcosa di simile, utilizzando solo le tecniche e i materiali conosciuti al tempo di Leonardo. Pose una figura umana di fronte ad una camera oscura rudimentale, e collocò all’ interno della camera un telo di lino, ricoperto di particolari sostanze vegetali fotosensibili, con la funzione di lastra fotografica. Il risultato è molto simile a quello che vediamo ancora oggi sulla sindone di Torino.
Se adagiassimo un lenzuolo cosparso di sostanze coloranti su un corpo non si otterrebbe la figura che vediamo sulla Sindone ma avremmo le deformazioni tipiche del contatto tra un corpo e la tela. Abbiamo eseguito una prova che chiunque può realizzare. E’ stato bagnato il viso di un volontario, che resterà anonimo per proteggerlo da anatemi e attentati, con una sostanza colorante e abbiamo adagiato un telo sul viso.
Il telo scendeva sulle guance e gli zigomi arrivando fino alle orecchie. L’immagine risultante, come voleva la logica, non assomiglia al nostro volontario. Non assomiglia neanche ad un essere umano. Ricorda una scimmia. Questo tipo di effetto si chiama Maschera di Agamennone.
Anche senza il nostro esperimento e quello di Nicholas Alan si può affermare che, ammesso che il telo della Sindone abbia avvolto il corpo di Gesù, l’immagine che noi vediamo sul telo non si è formata per contatto con il corpo ma, al contrario, si è potuta formare proprio perché il soggetto era ad una certa distanza dal telo. Considerando che tutto è successo 2019 anni fa, sempre di un miracolo si tratta.
Che la sindone sia una fotografia, o meglio, un negativo fotografico forse è l’unico dato incontrovertibile di questo affascinate e misterioso argomento. Questa conclusione pone una domanda a metà strada tra la tecnica ed il sovrannaturale. Se siamo in presenza di un miracolo perché farlo in negativo? L’immagine positiva e a colori di Gesù non avrebbe sollevato dubbi nei secoli dei secoli…
foto Marco Asprea, Nicholas Alan