Al crocevia dell’Europa nord-orientale, un mosaico di genti ci ha lasciato in eredità una deliziosa città vecchia sito Unesco e una selva di templi di ogni fede religiosa
testo e foto di Roberto M. Polce
Le origini di Vilnius, capitale della Lituania, sono avvolte nelle nebbie. Si sa solo che intorno all’anno Mille su un rilievo alla confluenza dei fiumi Vilnia e Neris sorgeva un insediamento fortificato costruito da tribù baltiche abitatrici del luogo, ma soltanto nel 1323 il nome della città è attestato in un documento. In occasione del millenario della prima menzione storica del nome Lituania nel 2009 Vilnius è stata insignita del titolo di capitale europea della cultura. La sua città vecchia, una delle più interessanti d’Europa, dal 1994 è iscritta nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Contesa per secoli da cavalieri teutonici, polacchi, russi, tedeschi, sovietici, e per secoli rimasta senza un proprio stato, nel 1991 Vilnius, in seguito al disgregarsi dell’Unione Sovietica, è tornata a essere la bella capitale di una Lituania oggi pienamente indipendente.
Vilnius dall’alto
Qualunque sia il punto della città in cui avete fatto base, è bene cominciare la visita dal suo cuore, dalla piazza della Cattedrale, ai piedi del cosiddetto colle di Gedimino che domina la città. Anzi, ancora meglio sarebbe iniziare proprio dalla cima dell’altura (su cui si sale a piedi o con una funicolare che si prende accanto al Museo Nazionale) per almeno due buoni motivi. Il primo motivo, storico, è che proprio qui quasi sicuramente nell’XI secolo sorse il nucleo originario fortificato da cui si sarebbe poi sviluppata la futura capitale del paese Vilnius. Sulla sommità si conserva una torre poligonale – unico resto di un castello in muratura quattrocentesco – intitolata a Gedimino, granduca di Lituania dal 1316 al 1341, che portò il paese alla sua massima espansione territoriale prima dell’unione con la Polonia avvenuta nel 1387. E fu proprio durante il governo di Gedimino che si svilupparono molti centri urbani lituani, fra cui appunto la stessa Vilnius. Il secondo motivo è che da quassù si gode di una vista a 360 gradi della città, tutta ai vostri piedi come in un plastico. Dopo esservi divertiti a riconoscere i monumenti principali con l’aiuto di una piantina, siete ormai pronti per scendere e iniziare a esplorare e a godervi la deliziosa città vecchia ritenuta non solo una delle più affascinanti, ma anche una delle più grandi d’Europa. Quest’ultima affermazione però non vi spaventi: in realtà quasi tutto quello che c’è da visitare a Vilnius è agevolmente raggiungibile a piedi.
Piazza della Cattedrale
Nella vasta spianata ai piedi del colle di Gedimino campeggia la candida struttura della Cattedrale di Vilnius, eretta a cavallo fra Sette e Ottocento in uno stile neoclassico che la fa somigliare più a un tempio greco-romano che a una chiesa cristiana. Non sappiamo se ciò sia stato frutto di un caso (il neoclassicismo era lo stile allora di moda in tutta Europa) o un’intenzione precisa dell’architetto, fatto sta che questa sua caratteristica si potrebbe interpretare come un rimando storico. Proprio in quest’area infatti sorgevano i templi di culto pagani prima della definitiva penetrazione e affermazione del cristianesimo (e la Lituania è stato l’ultimo paese europeo ad essere battezzato ufficialmente, nel 1386). Nel chiaro, razionalissimo interno, non perdetevi la bella cappella di San Casimiro, in fondo a destra: oltre che per essere stato luogo di sepoltura di alcuni granduchi lituani e re polacchi, è famosa per la particolare immagine del santo titolare con tre mani: narra la leggenda che il pittore avrebbe voluto coprire una mano dipinta per errore, ma ogni volta che vi passava sopra il colore quella riaffiorava, e alla fine, convinto che si trattasse di un intervento miracoloso, decise di lasciarle tutte e tre. Il curioso campanile isolato di fronte alla cattedrale è frutto dell’adattamento cinquecentesco e di un rifacimento ottocentesco di una torre delle antiche mura civiche. Di fronte alla torre inizia il lungo viale Gedimino Prospektas, l’asse moderno della città su cui si affacciano hotel, ristoranti, negozi, e che si anima affollato fino all’inverosimile durante la fiera detta Kaziuko mugė, in occasione della festa di San Casimiro, patrono della città, il 4 marzo: per l’evento arrivano da ogni angolo del paese artisti, artigiani, produttori di specialità enogastronomiche locali o di nicchia difficilmente reperibili in altri periodi dell’anno. Una delle creazioni popolari che godono di maggior fortuna sono i verba, fantasiose composizioni floreali multicolori realizzate con fiori, foglie, spighe e altri elementi vegetali secchi, rametti di sempreverdi, carta colorata e tutto ciò che fa capolino nell’immaginazione dell’artista: fatte benedire la domenica delle palme, vengono conservate in casa come portafortuna.
Dietro la cattedrale sorge il Palazzo dei Granduchi di Lituania, recentemente restaurato e oggi sede di un museo che ne racconta le vicende ripercorrendo al contempo la storia della Lituania.
Verso la Porta dell’Aurora
Dirimpetto al Palazzo si stacca la Pilies gatvė, o via del Castello, che risale verso sud attravrsando la città vecchia: una gradevolissima passeggiata che, fra negozietti, caffè, ristoranti, bancarelle di prodotti artigianali e souvenir, conduce, cambiando nome in Didžioji gatvė, o Via Grande, fino all’oblunga, triangolare piazza del Municipio. Prima, però, sulla destra (fra le vie S. Skapo gatvė e Šv. Jono gatvė) non perdetevi, annidate intorno a un vasto cortile celato dietro i palazzi, la chiesa di S. Giovanni e gli edifici dell’Università, una delle più antiche dell’Europa orientale, fondata nel 1579, in piena Controriforma.
Arrivati all’altezza del Municipio, dove trovate anche un ufficio di informazione turistica, proseguite per la strada di sinistra, che si chiama ancora Didžioji gatvė ma che fra poco cambierà nome in Aušros Vartų gatvė, che significa via della Porta dell’Aurora. Proprio all’inizio attrae l’attenzione la bella facciata barocca della chiesa di San Casimiro: distrutta, ricostruita e poi passata per molte mani, fra cui quelle dei sovietici che la trasformarono in un museo dell’ateismo, è stata infine riconsacrata nel 1991, quando la Lituania ha riacquistato la sua indipendenza: l’interno però purtroppo, nonostante i meticolosi restauri, ha perso per sempre gran parte dei suoi sontuosi arredi barocchi di un tempo. Continuando a salire verso la porta che si scorge sul fondo a chiusura della via, passerete accanto a una chiesa ortodossa dello Spirito Santo, già la terza, lungo questa passeggiata! Non stupisca l’alta concentrazione di luoghi di culto di diverse fedi in cui vi imbattete a ogni angolo: Vilnius veniva detta Gerusalemme del Nord non solo per l’altissima concentrazione di ebrei (in un censimento del 1873 essi costituivano più della metà della popolazione, che allora contava 96.000 anime, mentre oggi, dopo l’Olocausto, gli ebrei a Vilnius rappresentano appena lo 0,4 % della popolazione complessiva di 527.000 abitanti), ma anche per il grande crogiolo di etnie, lingue e soprattutto religioni che l’ha sempre contraddistinta nel corso della storia. E ancora oggi la città può vantare 40 chiese cattoliche, 20 chiese ortodosse, 3 sinagoghe, 2 chiese protestanti, una kenessa caraita, una chiesa dei Vecchi Credenti e una moschea (distrutta negli anni ’50). Chiude in fondo la prospettiva della strada la Porta dell’Aurora, sopra la quale una bianca cappella neoclassica accoglie un’immagine della Madonna Nera fra le più venerate dai polacchi (che a Vilnius oggi costituiscono ancora il 16,5 % della popolazione, pari a circa 87.000 persone) dopo la Madonna Nera di Częstochowa. La sacra icona è visibile dalla strada dietro il vetro di una grande finestra, ma vale la pena entrare nella modesta porta che si apre poco prima sul lato sinistro della via, salire la ripida rampa di scale e ammirare (o venerare per i credenti) l’immagine da vicino, avendo così modo di percepire anche l’intensità della devozione di cui è fatta oggetto dai fedeli che si alternano senza posa inginocchiandosi ai suoi piedi per una preghiera.
La chiesa che Napoleone voleva rubare
Un altro interessante concentrato di chiese sorge a nord della porta dell’Aurora. Per arrivarci, rifate lo stesso percorso a ritroso e arrivate in Pilies gatvė, dove potete prendere una qualsiasi delle tre vie che si aprono sulla destra (la deliziosa Literatų gatvė, con un muro di cinta decorato di originali formelle di maiolica che ricordano molti letterati lituani e internazionali, Šv. Nikolo gatvė o la più appartata ma non meno fotogenica Bernardinų gatvė): tutte conducono nella via Maironio, dove si trovano lungo il fiume Vilnia due dei luoghi di culto cattolici più belli della città. Colpisce subito la straordinaria tardogotica chiesa di S. Anna, caratterizzata da una facciata che sembra una trina di mattoni rossi e che Napoleone in marcia verso la Russia aveva talmente apprezzato da meditare di farla smontare e trasportare a Parigi. La vicina chiesa dei Bernardini, al contrario, è tanto poco appariscente all’esterno quanto imponente all’interno grazie ai suoi notevoli affreschi e ai ricchi arredi. Nello spiazzo accanto alla chiesa un monumento celebra uno dei poeti romantici più importanti della Polonia, Adam Mickiewicz, nativo di qui (Wilno, ojczyzno moja – Vilnius, patria mia! – cantava in apertura al suo poema in versi Pan Tadeusz).
La Repubblica degli artisti
Dietro il monumento potete attraversare il ponte sul fiume Vilnia e addentrarvi nel quartiere di Užupis, il cui nome vuol dire semplicemente Oltrefiume, ma vi consigliamo di farlo da un altro ponte un po’ più a sud, dietro l’imponente chiesa ortodossa della Purissima Madre di Dio: qui infatti vi accoglierà un grande cartello con scritto: Užupio Res Publika, ossia Repubblica di Užupis. Varcato il il corso d’acqua vi troverete in un bizzarro reame protetto da una sirena (accovacciata in una nicchia sul bordo del fiume, non lontano dal ponte) e da un angelo, che veglia sul luogo dall’alto di una colonna al centro della piazzetta poco più avanti. Il quartiere, dalle architetture otto-novecentesche, nel dopoguerra era caduto progressivamente in abbandono finché artisti, intellettuali, giovani e creativi di ogni calibro e risma, fuggendo dai prezzi degli affitti che nella città vecchia aumentavano in modo esponenziale, soprattutto dopo l’ingresso della Lituania nell’Unione Europea nel 2004, hanno cominciato a insediarsi in questa zona, dichiarandola scherzosamente Repubblica indipendente degli artisti. Una repubblica che ha perfino una sua Costituzione, redatta in diverse lingue e appesa a un muro, in cui si dichiara fra tante altre cose, strampalate o saggissime: Tutti hanno il diritto di essere felici…. Tutti hanno il diritto di essere infelici… Tutti hanno il diritto di morire ma non è un obbligo… Tutti hanno il diritto di essere unici…Tutti hanno il diritto di essere mediocri e sconosciuti… Tutti hanno il diritto di dividere ciò che posseggono…Nessuno può dividere ciò che non possiede…e così via giocherellando. Vagabondate fra le sue vie, curiosate fra i suoi negozietti, caffè e ristoranti, ma non vi aspettate chissà cosa, soprattutto se avete letto da qualche parte che Užupis viene definita la Montmartre di Vilnius”. Si tratta di un simpatico gioco, grazie al quale però un quartiere fino a un paio di decenni fa fatiscente e degradato viene man mano recuperato, valorizzato e rilanciato. Un simpatico gioco che non va preso troppo sul serio, così come essi stessi non si prendono troppo sul serio. E questo è il bello di Užupis. E forse anche di Vilnius.
Organizzare il viaggio: Lithuanian Tours – rappresentante in Italia: Pawel Jeglinski – cell. +39 347 265 95 43 – e-mail: pawel@lithuaniantours.com – www.lithuaniantours.it
Dormire: Mabre Residence Hotel, Maironio g. 13, www.mabre.lt, fra le mura di un antico monastero ma con tutti i comfort moderni, in ideale posizione fra la città vecchia e Užupis.
Mangiare: Forto Dvaras, Pilies g. 16, www.fortodvaras.lt, colori e arredi della tradizione, buona cucina tipica e ottimi prezzi.