Un Paese che custodisce preziosi siti Unesco. E un popolo giovane dalla cultura antica che effettua la transizione dall’economia agricola delle piantagioni a quella industriale dell’elettronica
Testo e foto di Tania Turnaturi
Con fiori e sorrisi i vietnamiti accolgono gli ospiti. Ad Ha Noi una sequenza ininterrotta di edifici di tre piani dalle strettissime facciate colorate fa da quinta teatrale al brulichio di biciclette e scooter che schivano i pedoni con dribbling spericolati suonando ininterrottamente il clacson. I marciapiedi del quartiere vecchio sono un caleidoscopio di vita cittadina: donne che vendono frutta e ortaggi, fornelli con pentoloni di zuppe e verdure e varie specialità di strada da consumare su banchetti accostati a decine di motorini parcheggiati. L’inquinamento acustico si mescola alla festosità della gente, alle luci dei negozi con la mercanzia esposta, ai fasci di cavi elettrici che penzolano ad ogni crocevia, alle ragazze che propongono un vasto campionario di biglietti pop-up. Crogiuolo di influenze orientali e occidentali, la città ha vissuto un’espansione demografica legata allo sviluppo industriale, che vede intere famiglie abitare nella stessa minuscola casa addossata alle altre e con qualche pretesa architettonica, un piano per ogni generazione.
Ho Chi Minh, austero padre della patria
Posta sulla riva destra del Fiume Rosso, la capitale assunse il nome attuale nel 1831 con l’imperatore Minh Mang. Occupata dai francesi nel 1873, divenne capitale dell’Indocina, poi della Repubblica Democratica e del paese riunificato nel 1975. Il cuore pulsante della città nel Ba Dinh attraversato da lunghi viali è la grande piazza del Mausoleo di Ho Chi Minh, il padre della patria. Il granito grigio del monumento contrasta con la gialla facciata dell’attiguo palazzo presidenziale circondato da un giardino nel quale, in fondo al viale di cipressi calvi, è posto un sobrio edificio a palafitta in cui ha abitato per 15 anni Ho Chi Minh, con a fianco il bunker in cui si rifugiava durante i bombardamenti americani.
Il Tempio della Letteratura tra storia e cultura
Monumento dell’antica architettura vietnamita, con edifici in legno diffusi in un parco racchiuso da un recinto di mattoni, è il Tempio della Letteratura, elemento di congiunzione di storia e cultura edificato nel 1070 dall’imperatore Ly Thanh Tong, sede della più antica università dove principi reali e figli dei mandarini apprendevano il confucianesimo. Oggi si possono incontrare neolaureati in posa per la foto. Nelle stele poggiate su tartarughe sono incisi i nomi degli studenti meritevoli. Le 54 etnie sono rappresentate nel Museo etnografico che espone costumi, attrezzi, strumenti musicali e artigianali, e nel giardino abitazioni tradizionali e tombe con gli stili architettonici di alcuni gruppi etnici.
Le antiche Marionette sull’acqua
Lungo il lago Hoah Kiem lo spettacolo tipico del Nord Vietnam, le marionette sull’acqua di legno dipinto, la cui tecnica risale al X sec. Rievocano leggende ed epopee popolari in una nuvola di fumo colorato, tra canti e musiche, manovrate da burattinai celati da una cortina di bambù. La sera, di fronte al ponte Huc illuminato di purpureo, si può degustare il tipico caffè con l’uovo.
Economia e religione
Vaste risaie, punteggiate dai conici cappelli delle mondine e da isolati monumenti funerari, fanno del paese il secondo esportatore mondiale, cui si aggiungono coltivazioni di anacardi, pepe, granturco, mais, soia, patate, ortaggi, frutta e piantagioni di caffè, tè e caucciù. L’alta percentuale di forza lavoro giovanile offre una prospettiva di crescita economica come nelle affermate economie asiatiche, con investimenti internazionali. La popolazione, decimata dalle guerre con Francia, Usa e Cina, è per l’86% Viet, di influenza linguistica, religiosa e culturale cinese. La religione prevalente è il buddismo, il 10% di cattolici è retaggio francese. La sovranità di alcune isole che Pechino ritiene storicamente cinesi, provoca ancora qualche tensione con la Cina.
Baia di Ha Long disseminata di isole e faraglioni
La baia di Ha Long nel golfo del Tonchino, patrimonio Unesco, invita alla contemplazione aggirandosi su una giunca tra le 1969 isolette che costellano le acque di smeraldo. La leggenda le attribuisce a un drago dalla coda dardeggiante. Alcune svelano grotte carsiche adorne di stalattiti e stalagmiti, contornate da solitarie calette sabbiose. Nella fuligginosa aria primaverile la luce radente del tramonto sfuma la baia con atmosfere impressioniste, mentre i sampan si inoltrano verso le case galleggianti in cui abitano 1500 persone raggruppate in quattro villaggi di pescatori. Al ritorno, a bordo della giunca si diffonde il profumo della frittata di calamari della baia.
Hué “città della pace e della poesia”
Al centro della lunga sagoma del paese, Hué capitale della dinastia Nguyen fino al 1945 e odierna capitale gastronomica, svela i fasti dell’epoca imperiale. Il fascino del complesso monumentale va assaporato dal dragone che scivola sul Fiume dei Profumi, su cui occhieggia l’ottagonale torre a sette piani della pagoda Thien Mu del 1601, la “Signora Celeste” centro culturale e religioso. Vi è esposta la Austin azzurra che nel 1963 portò a Saigon il monaco Thich Quang Duc che si diede fuoco per rivendicare la libertà di professare il buddismo. Verso sud si giunge alle sette tombe Nguyen, edificate dal 1814 al 1931 in una fitta vegetazione. Quella dell’imperatore Minh Mang è composta da 40 monumenti disseminati tra giardini e laghi, secondo lo stile architettonico imperiale cinese. Le mura fortificate della città imperiale lungo il fossato racchiudono edifici, templi, cortili e mausolei, ma anche molte macerie oltre la terza cinta muraria della Città Purpurea Proibita, semidistrutta nel 1968 nella sanguinosa offensiva del Tet. Abbandonata al degrado, l’opera di recupero è iniziata nel 1992 con il riconoscimento Unesco, tra cui il teatro che splende di lacche rosse e dorate.
Hoi An tra Oriente e Occidente
Dirigendosi verso Da Nang, confine tra nord e sud è il “passo delle nuvole” dominato da due fortini, uno francese l’altro americano. Lo sguardo spazia su China Beach, fascia di sabbia bianca su cui sbarcarono i francesi e i marines, oggi costellata di alberghi e resort. Da Nang, importante porto commerciale circondato da montagne di marmo, vede investimenti stranieri negli alberghi, palazzi, ristoranti e arditi ponti. Sull’estuario del fiume Thu Bon ecco Hoi An, l’antico porto commerciale Faifo del regno Champa in cui dal 1500 si insediarono cinesi, portoghesi, olandesi, indiani e i giapponesi che costruirono il ponte coperto con un piccolo tempio. La mescolanza di tradizione locale e influenze straniere fa della città vecchia un museo vivente di architettura e vita urbana medievale, con edifici di stile occidentale e basse case di legno tradizionali cui si affiancano templi e pagode, in un intreccio di stradine brulicanti di turisti tra negozi di artigianato, seta, caffetterie. La sera, nei ristoranti lungo il fiume che riflette luci multicolori ci si ristora con un piatto di riso in brodo di pollo o vermicelli di riso con arrosto di maiale e un’erba dell’isola di Cham.
Gastronomia vietnamita
Altre specialità dell’ottima cucina nordvietnamita sono involtini vegetali, gamberetti in salsa di caramello, gamberoni fritti con ananas, insalata di gamberi con germogli di bambù, zuppa di tagliolini con pollo e pesce aromatizzata con erbe e chiodi di garofano, zuppa di granchio e asparagi, pasticcio di manzo e fagioli, verdure stufate, da accompagnare con salse dolci e piccanti, sorseggiando birra locale. Per finire, frutto dell’albero del pane o frutto del dragone, mela d’acqua, rambutan, mangostano e il Chè di fagioli bianchi, mais o patate dolci, con una colata di latte di cocco.
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