Maestri olandesi, giardini fioriti ed esotiche emozioni
di Silvana Rizzi
L’Età d’oro dei fiamminghi al Forte di Bard
Merita una lunga sosta il Forte di Bard, lo spettacolare castello fortificato a una decina di minuti da Verres, lungo l’autostrada per il Monte Bianco. Dopo la mostra del 2012 è ora di scena “Golden Age”, l’Età d’oro della pittura olandese e fiamminga (fino al 2 giugno, www.fortedibard.it): 114 dipinti provenienti dalla Collezione Hohenbuchau e da quella del Principe del Liechtenstein. Magnificamente esposte nelle sale dalle volte a botte del castello, spiccano tele di artisti celebri, che spesso lavoravano a più mani, secondo una consuetudine dell’epoca, ben lontana dal concetto individualistico degli artisti di oggi. Per fare un esempio, il Paesaggio con la Vergine e il Bambino di Jan Brueghel il Giovane e Hendrick van Balen. Tra i capolavori, ritratti di Rubens, Van Dyck, Jacob Jordaens, ma anche le nature morte con selvaggina e quella spettacolare del Pitocchetto “Natura morta con aragosta”, oltre alle marine e ai paesaggi. Dopo la mostra, ci si può fermare per uno spuntino all’accogliente Cafè Bistrot o per un pranzo quasi stellato al “Ad Gallias” (tel. 390-125809878), connessi all’omonimo albergo 4 stelle. Un indirizzo sicuro con ottimo rapporto qualità prezzo e la miglior panna cotta della valle.
A Londra il giardino dipinto
Non poteva che essere la Royal academy of arts di Londra (fino al 30 aprile, www.royalacademy.org) la sede della mostra Painting the modern garden, soprattutto conoscendo la passione per il giardinaggio degli inglesi. Una passione condivisa da molti artisti, che amavano rappresentare sulle tele fiori e giardini. Tra questi, Claude Monet. Il grande artista, da quando si stablisce a Giverny nel 1890, non solo dipinge i magnifici quadri con le ninfee, ma si diletta a zappare e coltivare il suo giardino. In mostra 120 opere raccontano l’entusiasmo comune per i giardini, partendo da Claude Monet e Pierre Bonnard per passare dall’astrattismo di Vasilij Kandinski e arrivare alle luci della Costa Azzurra di Henri Matisse. Compatibilmente con i prezzi di Londra, per un pranzo in un’atmosfera cosy, ci sono il The Grenadier, un vecchio pub dipinto di bianco rosso e blu nella zona di Belgravia, e Artigiano, affacciato sulla piazzetta di Belsize Park, un angolo incantevole nel cuore della City.
L’esotico Matisse a Torino
Con 50 opere di Matisse e artisti a lui coevi, come Picasso, Renoir, Bonnard, Modigliani, la mostra “Matisse e il suo tempo” a Palazzo Chiablese (fino 15 maggio, www.mostramatisse.it) mette in scena le tappe principali della ricerca dell’artista(1869/Nizza 1954), a partire dalle prime ispirazioni suggerite dai viaggi in Marocco e in Algeria. L’esotismo e la passione per il colore, condivisa con i pittori fauves, ben espressa nella Joie de vivre (1906) raccontano il primo periodo della vita artistica del maestro, a cui seguono la svolta modernista e l’espressionismo astratto degli anni Trenta. Per terminare con i “papiers gouachés découpés”, le opere fatte con grandi fogli colorati da ritagliare. Inarrivabile Matisse: superando la malattia, che gli impedisce di dipingere, non si arrende e con l’aiuto dei suoi assistenti crea progetti e collages pieni di colori, come La caduta di Icaro del 1943. Torino, citata dal New York Times come uno dei 52 posti da vedere nel 2016, merita una sosta per riscoprirne il centro storico, i musei e la sua cucina, che si gusta in semplicità nell’atmosfera un po’ francese del “Porto di Savona”, in piazza Vittorio (tel. 011-8173500).