di Silvana Rizzi
A Parigi nel regno delle cortigiane
“Il museo informa che alcune opere esposte possono turbare i giovani visitatori”. Un avvertimento inusuale per un evento culturale, ma, in questo caso, pertinente. La mostra al Palais d’Orsay “Splendeurs et misères. Images de la prostitution, 1850-1910” (fino al 17 gennaio) vuole far scoprire il ruolo di primo piano del mondo delle cortigiane nello sviluppo dell’arte moderna nella Parigi Secondo Impero e Belle Epoque. Dall’Olympia di Edouard Manet, risplendente nel candore del suo corpo, rifiutata al Salon del 1865 non per la nudità ma per lo sguardo insolente e per la simbologia degli oggetti, all’Absinthe di Dégas, alle case chiuse o al Moulin Rouge di Toulouse Lautrec, ogni opera rivela il fascino del proibito nella creazione artistica, da cui spesso traspare il peso della condizione femminile in epoca moderna. Nelle sale del museo sfila uno spaccato della vita di allora, quando nessun uomo importante si negava una “grande horizontale”, a cominciare da Napoleone III. Nella Parigi di quei tempi, per alcuni una nuova Babilonia, per altri Ville Lumière, infiniti erano i luoghi dove incontrare le cortigiane, dai salotti, ai palchi dell’Opera, ai Caffè, ai boulevards, ovunque poteva capitare di osservare il balletto dell’amore a pagamento. A volte era difficile scoprire la verità e gli artisti giocavano sull’equivoco, che esalta curiosità e fantasia. Per provare l’ebbrezza del vero lusso, il Mandarin Oriental (www.mandarinoriental.com, tel.+33 1 70987333) propone fino al 10 gennaio il Festive Season Package con accesso Vip ai Magazzini Printemps, che festeggiano i 150 anni, e Haussmann. A partire da 995 euro per 2 persone (2 notti).
I ritratti dei Medici al museo Jacquemart-André
Sempre a Parigi, nell’incantevole cornice del museo Jacquemart André (158 Boulevard Haussmann, fino al 26 gennaio) è di scena “Florence, Portraits à la cour des Médicis”, “Firenze, ritratti alla corte dei Medici”. Attraverso lo sguardo di maestri come Rosso Fiorentino, Andrea del Sarto, Giorgio Vasari, Pontormo e Bronzino vive tutta la storia movimentata di Firenze nel Cinquecento, le lotte politiche e familiari, la straordinaria ricchezza della sua vita artistica fino all’affermazione del potere dei Medici. Quaranta capolavori eccezionali, da non perdere, come non è da perdere, dopo la mostra, una sosta al Café Jacquemart-André per il pranzo o il tè del pomeriggio, sotto il soffitto affrescato del Tiepolo.
L’artista indiano Gaitonde alla Collezione Guggenheim
A Vasudeo Sante Gaitonde (nato nel 1924 e morto nel 2001), uomo di grande cultura, seguace del buddismo zen, conoscitore della filosofia e poesia indiane ma anche dell’arte occidentale, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica, fino al 16 gennaio, una mostra retrospettiva, che permette di scoprire una pittura ancora inesplorata dal pubblico italiano. Se ben si conoscono gli sviluppi dell’arte indiana antica, il periodo del passaggio dell’India verso l’indipendenza e quello postcoloniale sono assolutamente oscuri. Gaitone appare quindi come un pittore che abbandona l’arte tradizionale indiana, per guardare a Pollock e all’espressionismo astratto. In mostra quaranta dipinti dai luminosi colori indiani dove l’artista si esprime attraverso una potente carica simbolica.
Balthus a Villa Medici e alle Scuderie del Quirinale
Intrigante, chiaccherato, enigmatico, affascinante e sempre attuale, Balthus (Parigi 1908-Rossinière 2001) torna a Roma a quindici anni dalla sua morte proprio nella capitale italiana, dove l’artista trascorse molti anni come direttore dell’Accademia di Francia. La mostra si articola in due sedi. Nelle sale delle Scuderie sono esposte cento opere, che ripercorrono tutte le fasi della sua storia artistica, mentre nella cornice di Villa Medici, che per diciassette anni è stato il suo laboratorio artistico, opere, disegni e fotografie documentano gli anni del periodo romano. Di grande impatto estetico La Chambre turque, il dipinto eseguito nella camera turca di Villa Medici, ora al Centre Pompidou, dall’atmosfera esotica e orientaleggiante. In mostra, tra gli altri dipinti, Les Enfants Blanchard, alle Scuderie, prediletto da Picasso, che lo comprò e lo conservò nella sua collezione per tutta la vita.
Alessandro Papetti a Roma
Il tema degli interni, da sempre un must nello sviluppo artistico di Alessandro Papetti(Milano 1958), è il fil rouge della mostra romana “Io abito qui”(fino al 10 gennaio, Palazzo Poli, via Poli 54, da martedì a domenica ore 10/19), che l’Istituto centrale per la grafica dedica all’artista milanese. Conosciuto per i dipinti, che hanno come soggetto fabbriche e cantieri abbandonati, sui quali il trascorrere del tempo ha impresso tracce indelebili, Papetti presenta quaranta lavori inediti eseguiti su carta, alcuni dei quali site specific, cioè realizzati proprio a Palazzo Poli. Le tele in mostra rivelano come il tema “dell’interno” per l’artista diventa “esplorazione emozionale”, superando il concetto di percezione visiva. A coronare la mostra, il catalogo edito da Electa con un’esauriente conversazione di Pia Capelli con Alessandro Papetti.