di Silvana Rizzi
Aspettando il 500° anniversario della Riforma protestante
Sarà nel 2017, ma già iniziano le celebrazioni per il 500° anniversario della Riforma protestante. A dare il via è la mostra “Arte e Bibbia” che viene inaugurata a Milano, il 18 novembre alle ore 19.30, alla Chiesa Protestante di via Marco De Marchi 9. La manifestazione, allestita con il sostegno del Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania e con la collaborazione del Goethe Institut, vedrà protagoniste opere di artisti contemporanei provenienti dal Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Esposti, dipinti di Arcangelo Arcangelo, Lucio Del Pezzo, Emilio Isgrò, Giuseppe Scaiola, Emilio Tadini, Dario Ghibaudo, Agenore Fabbri, Giovanni Manfredini, Roberto Crippa, Cristiano Pintaldi, Stefano Di Stasio, Andrea Zucchi, Agenore Fabbri, Davide La Rocca, Sergio Fermariello, Giovanna Bolognini, Leonida De Filippi, Maurizio Cannavacciuolo, Claudio Costa e Nicola Verlato. (P.R.)
La luce di Monet alla Gam di Torino
Claude Monet(Parigi1840-Giverny 1926), il maestro della luce, è di scena alla Gam fino al 31 gennaio 2016(catalogo Skira) con 40 opere provenienti dalla collezione del Musée d’Orsay di Parigi, a illustrare il percorso evolutivo del padre dell’Impressionismo. In mostra “La Cathédrale de Rouen. Le portail et la tour St-Romain plein soleil”(1893), uno dei soggetti preferiti da Monet, che aveva l’atelier proprio davanti alla facciata della cattedrale, in posizione ideale per cogliere e trasferire sulla tela il rapidissimo variare della luce ad ogni momento del giorno. Tra i prestiti eccezionali, Le déjeuner sur l’herbe (1865), frammento mai esposto in Italia di quattro metri per sei della grande tela eseguita in omaggio al celebre dipinto di Edouard Manet, molto criticato al Salon des Réfusés del 1863. Dopo la mostra, un pensiero va alla cucina piemontese. Se il Cambio, in piazza Carignano, è sempre un must, ma è assai dispendioso, per gustare antipasti, fonduta e plin, l’ideale è l’antico ristorante “ll Porto di Savona” (tel.011 8150679) in zona Gam, circa 25 euro.
Giotto mai visto e le maschere giapponesi a Milano
Prosegue fino al 10 gennaio a Palazzo Reale la mostra “Giotto, l’Italia”(comune.milano.it/palazzo reale), a suggerire il percorso del grande artista, che da Firenze si sposta a Roma, ad Assisi, a Padova, fino ad arrivare a Milano. In mostra 14 opere, dalla formazione giovanile con Cimabue fino agli anni del grande successo, quando Giotto diventa l’artista più celebre del momento. Dalla penombra, emergono l’oro e il rosso dei polittici di Giotto, tra cui il Polittico Baroncelli, proveniente dal S.Diego Museum of Art. In pieno centro della città, in via Gesù 17, la raffinata mostra “Giappone, le maschere dell’anima”(fino al 21 novembre, tel.02 794574) ci trasporta nel teatro giapponese No’, un mondo magico, pieno di fascino, se si riesce a penetrarne il significato. A portarla in scena è Renzo Freschi, antiquario, specialista di arte orientale, da sempre appassionato di maschere. Le 30 maschere in mostra, dal XIV al XIX secolo, sono quelle che l’attore indossa nel dramma lirico-danzato del teatro No’ per incarnare lo spirito dei personaggi, dalle donne tradite, ai guerrieri sconfitti, agli amori contrastati. La bravura dell’attore si esprime nella funzione catartica della rievocazione, che non si limita solo allo spettacolo, ma induce lo spettatore a riflettere sui propri nodi esistenziali e avrà la possibilità di liberarsene secondo una visione tipicamente buddhista, una sorta di processi psicanalitico. In sintonia con il Giappone, il ristorante-bistrot Suri (via California 11, tel.0239401628) propone pesce crudo freschissimo, appena scottato, ostriche e frutti di mare.
Il dissidente Weiwei alla Royal Accademy di Londra
“Non separo mai la mia arte dall’impatto politico”, ama sottolineare l’rtista dissidente cinese Weiwei. A lui, che ha da poco recuperato il passaporto confiscatogli quattro anni fa dalle autorità cinesi, la Royal Academy dedica la mostra più attesa dell’anno(fino al 13 dicembre). Molte delle opere d’arte in mostra evocano, infatti, la storia della sua battaglia contro le meschinità del regime, che Weiwei rielabora e trasferisce nell’arte. Una delle sculture in mostra, fatta di pezzi di muro e di travi di legno spezzate, ad esempio, è realizzata con quanto resta del suo studio, distrutto dalle autorità cinesi. Nelle sale sfila tutta la Cina di Weiwei, passata e presente, da cui emerge un grande rispetto per la storia del paese e per la tradizione artigianale. Per dimostrare che il passato è sempre vivo, l’artista prende sei vasi in terracotta della dinastia Han e li dipinge a colori vivaci, mentre gli sgabelli in legno Qing sono affastellati per creare una scultura, simile a un diadema. Immancabile il ricordo delle biciclette, uno dei simboli dell’epoca di Mao, oggi sostituite dalle automobili, che Weiwei mette in scena, in maniera diversa, in ogni occasione. Qui, in onore della sala ottagonale della Royal Accademy, diventano uno spettacolare candelabro, degno della regina Elisabetta. Un paio di consigli per pranzare in città: il pub dipinto di rosso e blu The Grenadier nella raffinata zona di Belgravia, e l’Artigiano, nella piccola piazza Belzir Park, nel cuore della city.
A Vienna: Klimt, Schiele, Kokoschka e le donne
Originale e inedita, l’Esposizione al Belvedere Inferiore getta uno sguardo sul tentativo di rompere le costrizioni morali del XIX secolo e sull’ammissione del desiderio sessuale da parte delle donne, che ha sconvolto i conservatori della Vienna di quell’epoca. In mostra, attraverso le opere esposte, emerge il rapporto con il sesso femminile delle tre celebrità della scena artistica di allora: Klimt, Schiele e Kokoschka (fino al 16 febbraio, Belvedere.at). La mostra, divisa in quattro temi principali( ritratto, la coppia di amanti, la madre e il figlio, nudo), evidenzia come ogni artista, a modo suo, ha affrontato il tema dell’emancipazione femminile, sostenendone l’autonomia. In mostra, i meravigliosi ritratti di Klimt, riccamente decorati, contrastano con i nudi brutali di Schiele e Kokoschka, sofferenti e tormentati. Non poteva essere che così: il mondano Klimt era all’apice del successo, accolto e venerato in ogni salotto, Schiele e Kokoschka riflettono nella donna le loro ansie esistenziali.
Lo sguardo di Botero sul mondo
La benevolenza di Fernando Botero nell’osservare il mondo, la sua passione per le taglie extra large, leggere e colorate, il mondo sudamericano, la vita di tutti i giorni, ma anche l’incontro con la pittura di Piero della Francesca e la sua passione per Pietrasanta, dove lavora a trascorre almeno tre mesi all’anno, tutto questo emerge dal bellissimo volume di Rudy Chiappini “Botero-Dipinti 1959-2015”, appena pubblicato da Skira e presentato alla presenza dell’artista al teatro Parenti di Milano. Nel libro si scopre anche un lato meno conosciuto di Botero: il suo impegno politico contro la violenza, quando nel 2005 denuncia le prigioni di Abu Ghraib, in Iraq. Ma, a conquistare il pubblico sono la sua simpatia, l’humour e l’ amore per la vita. A chi gli chiede se è geloso delle sue opere, risponde con spontaneità”sono ben felice che viaggino per il mondo e non siano stipate nel mio studio..”. Il successo si misura così.