Ingegno e natura. Gli uomini e i panorami mozzafiato. Un viaggio nel cuore della Svizzera può diventare l’occasione per scoprire il perché oggi possiamo considerarci dei viaggiatori privilegiati
di Valentina Brambilla
“Di necessità virtù”. E… “sapere è potere”: questi potrebbero essere i due punti di partenza per il vostro prossimo viaggio nella Regione della Jungfrau. Perché quello che sto per raccontarvi non vuole essere solo un itinerario da seguire, ma la chiave per afferrare lo spirito più profondo di questo splendido territorio nel cuore della Svizzera e per cogliere il valore e il carattere delle sue maestose montagne e anche di chi a queste vette ha regalato fama imperitura e di chi ancora oggi le abita. Ma iniziamo dal contesto: la Regione della Jungfrau è quella zona del Canton Berna ma a cavallo con il Canton Vallese che è dominata da tre montagne belle e famose che sono l’Eiger, il Mönch e la Jungfrau. Una destinazione che si presta a un viaggio un po’ in tutte le stagioni, perché, non rischiando di cadere nella piaggeria ma quanto piuttosto di riconoscerne oggettivamente i pregi, è la scelta perfetta per chi vuole contornarsi di cose belle. Non è un caso che anche l’Unesco ne abbia riconosciuto il valore inserendola, quale primo sito delle Alpi europee, nel suo elenco dei patrimoni naturalistici (insieme al ghiacciaio dell’Aletsch come vi avevo già raccontato qui, www.viaggivacanze.info/newsite/2012/06/vallese-l%e2%80%98estate-al-fiume-di-ghiaccio/, per il suo paesaggio di rara bellezza e la sua maestosità. E in effetti “grandioso”, “meraviglioso” e “stupefacente” sembrano gli aggettivi più spontanei e ricorrenti quando si parla di queste montagne e si ammirano i suoi panorami. Montagne che attirano anche per la natura impervia e minacciosa, come nel caso dell’Eiger e la sua famosa e famigerata parete nord, una delle pareti di arrampicata più difficili del mondo. Ma chi ama la montagna non si lascia piegare dalle difficoltà, come chi ci vive.
È il caso, per esempio, di Christian Bühlmann, che ci fa tornare al primo proverbio. Immaginatevi cosa poteva essere la montagna poco più di 100 anni fa: oggi non solo ci si può divertire facendo ogni genere di sport sia d’estate sia d’inverno (solo nella regione della Jungfrau si parla di sci, slitta, skicross, triatlon, corsa, maratona, bike, passeggiate con racchette da neve e via così) ma si raggiungono panorami incantevoli e si percorrono lunghe distanze, anche lungo tragitti difficili, in poco tempo e in maniera agevole grazie al progresso dei mezzi di trasporto. Al tempo del signor Bühlmann, invece, poteva anche essere difficile, nei periodi invernali quando la neve fresca abbondava, muoversi per lavoro, soprattutto per chi come lui aveva delle difficoltà motorie. Se d’estate la bicicletta gli risolveva un bel po’ di problemi, l’inverno, quando la sua attività di falegname lo costringeva a raggiungere i suoi clienti con estrema difficoltà, lo metteva a dura prova. Fino a quando inventò il velogemel, un mezzo di trasporto in legno d’acero e legno di frassino che è un po’ bicicletta (velo) e un po’ slittino (gemel nel dialetto di Grindelwald, villaggio ai piedi dell’Eiger, nonché una delle destinazioni turistiche alpine più famose del mondo). Oggi c’è chi continua a produrre questa simpatica “bicicletta da neve”, un processo che richiede più o meno cinque ore e che viene fatto quasi totalmente a mano, con l’ausilio pochissimi macchinari, ed è la Velogemel Factory di Schwendi (www.velogemel.ch). Non la sola, certamente, visto che molti abitanti della regione se lo costruiscono anche da soli nel prato davanti casa ed esistono anche altri piccoli produttori, ma certamente è l’unica falegnameria che può fregiarsi di questo nome, velogemel, che è quindi anche un marchio, fedele al suo inventore (sono pochissime le modifiche apportate al modello originale) e al suo innovativo design. Un’invenzione che all’epoca, era il 1911, rivoluzionò il modo di lavorare degli abitanti della zona, rendendogli la vita un po’ più facile. Oggi il velogemel rende le vacanze un po’ più divertenti: sia perché lo si può noleggiare e percorrere i 15 chilometri, per poco meno di 1700 metri di dislivello, della pista per slitta più lunga d’Europa, quella che parte dalla cima del Faulhorn e arriva fino a Grindelwald, sia perché ogni anno si può assistere ai campionati mondiali di velogemel, uno dei tanti appuntamenti del ricco calendario invernale di Grindelwald. Ebbene sì, ogni anno a febbraio un bel po’ di svizzeri (ma non solo) si contendono il titolo di più veloce. E, attenzione, non conta saper dare di sciolina perché la tecnica ha un ruolo importante nella competizione, visto che i percorsi scelti non prevedono solo discese ma anche parecchi tratti in piano… La posizione seduta permette di spingere con i piedi ma è sempre con i piedi a terra che si deve imparare a curvare e poi, soprattutto, a frenare…
“Sapere è potere” è invece la massima fatta propria dallo svizzero Adolf Guyer-Zeller, l’uomo cui oggi dobbiamo dire grazie per il panorama mozzafiato, ed è proprio il caso di sottolinearlo sia per la maestosità della vista sia per i 3454 metri di altitudine da cui si gode della grandiosità della Jungfrau, del ghiacciaio dell’Aletsch e di tutte quelle vette ricoperte dal bianco cangiante e abbacinante, che si ammira dalla stazione ferroviaria più alta d’Europa, la Jungfraujoch (www.jungfrau.ch). Il periodo è più o meno lo stesso in cui ha vissuto Christian Bühlmann, ma Zeller era un imprenditore, un uomo cui va oggi il merito di essere l’ideatore della ferrovia della Jungfrau, un trionfo dell’arte ingegneristica, un uomo che ha messo il suo sapere a vantaggio di tutti. Un’opera che ha dell’incredibile perché corre quasi tutta in galleria, che vuol dire all’interno delle montagne, Eiger prima e Mönch a seguire, perché è stata scavata in 16 anni di duro lavoro, da maestranze soprattutto italiane che non hanno avuto l’ausilio di alcuna macchina. Perché poi le temperature a certe altitudini sono rigide anche d’estate e perché infine dai 2061 metri della stazione di partenza, Kleine Schneidegg, fino ai 3454 della Jungfraujoch, il trenino a cremagliera, a scartamento ridotto e a trazione elettrica, supera delle rampe con pendenze fino al 250 per mille. Un viaggio che merita di essere fatto almeno una volta nella vita. E abbiamo detto viaggio, perché il percorso in treno merita la stessa attenzione della meta, un viaggio su un piccolo convoglio che grazie a due soste, all’Eigerwand e all’Eismeer, dove sono state aperte delle vetrate a beneficio dei turisti, si possono ammirare da una prospettiva unica pareti verticali di roccia e ghiaccio e ghiacci perenni. Una volta arrivati al capolinea e usciti dalla galleria i colori dominanti sono il bianco, della neve, del ghiaccio e delle nuvole, l’azzurro brillante del cielo e quello della luce brillante del sole quando le nuvole non li nascondono. Un panorama dove la natura si mostra in tutta la sua grandiosità, dove il silenzio è rotto solo dal vocio dei turisti e dalle raffiche di vento. Non è esattamente il punto di arrivo che aveva pensato Adolf Guyer-Zeller, lui avrebbe voluto arrivare in cima alla Jungfrau, ma anche se non fece in tempo a vedere ultimata l’opera figlia della sua penna e del suo ingegno (morì ben prima), sono sicura che avrebbe riconosciuto non solo il valore della sua idea ma anche il valore degli uomini che hanno perso la vita nella realizzazione di un sogno che è oggi una solida realtà. E che, come tutti, avrebbe provato un brivido di emozioni lassù al Top of the Europe.
Grindelwald è il punto di partenza ideale per andare alla scoperta della regione della Jungfrau. Ai piedi dell’Eiger, il che significa che regala uno straordinario panorama, è anche la più grande stazione sciistica della regione. E, l’ho detto, oltre alla possibilità di praticare un grande numero di sport ospita anche la pista per slittino più lunga d’Europa. Non troppo distante da Interlaken, il punto più basso della Regione, Grindelwald è a poco più di 1000 metri di altitudine ma in poco tempo permette di raggiungere i 2000 e i 3000 metri e di ammirare una lunga catena di montagne intorno ai 4000 metri. Aspettatevi un tipico villaggio di montagna, dove pascolano una gran quantità di mucche, con ampi prati verdi occupati ogni tanto da qualche chalet, ma un’atmosfera internazionale grazie all’altissimo e variegatissimo numero di turisti (i giapponesi hanno persino un ufficio del turismo loro dedicato con personale che parla in giapponese). A Grindelwald un punto di osservazione eccezionale sulle alture e sulle vette, come anche su parte del percorso del treno che dalla sua stazione arriva fino a Kleine Schneidegg, dove si cambia treno per salire a bordo di quello che raggiunge la Jungfraujoch è quello che si ha dall’hotel Belvedere Grindelwald (Swiss Quality Boutique www.belvedere-grindelwald.ch) che regala viste spettacolari da ogni stanza. A rispetto dell’ambiente che lo ospita, la famiglia che lo possiede da tre generazioni è particolarmente attenta alla sostenibilità e ha adottato comportamenti ecologicamente responsabili. E per rimanere in tema di belle location con vista, segnaliamo anche il The Cafè 3692: appena sopra il villaggio di Grindelwald, offre l’opportunità di un pranzo o una cena (degna di particolare nota) con vista non solo sull’Eiger ma anche sul Mettenberg e sul Wetterhorn (www.cafe3692.ch). Da non perdere.
Il treno che porta alla Jungfraujoch viaggia 365 giorni all’anno (diventa sempre più difficile accampare scuse per non andare). Da Grindelwald al capolinea della stazione ferroviaria più alta d’Europa i chilometri che percorrono i due treni sono diciannove ma è il tratto ferroviario finale di poco più di sette chilometri quello che si percorre dentro la montagna. Una volta arrivati in cima non sarete davvero in cima se non prederete l’ascensore che vi farà schizzare a 3.586 m, dove c’è la terrazza dello Sphinx (sulla cui sommità c’è un Osservatorio Metereologico) da dove si apre uno dei migliori panorami dell’intero arco alpino.
Da non perdere anche il Palazzo di Ghiaccio che contiene delle bellissime sculture di ghiaccio (e, fateci attenzione, c’è anche qualche botte di legno dove riposa uno speciale whisky “ice label” di un distillatore di Interlaken), come anche la parte “museale” che racconta della storia della Jungfraubahnen. Sono commemorati anche gli operai che hanno perso la vita nell’impresa. Non manca uno spettacolo multimediale su quanto è possibile vedere dallo Jungfraujoch, patrimonio mondiale dell’Unesco, come se si fosse aquile in volo. Alla Jungfraujoch non si po’ dormire ma si può pranzare: al ristorante Crystal, per una cucina svizzera e internazionale, al ristorante Bollywood se come tutti i numerosi turisti indiani desiderate cucina indiana, o al ristorante self-service Aletsch.
Come raggiungere questi paesaggi da favola dall’Italia? Come spesso accade quando si parla di Svizzera la scelta ideale è il treno, o meglio, lo Swiss Travel System che vuol dire un’intera rete di trasporti pubblici (treni, autobus e battelli) con un solo biglietto. Con lo Swiss Travel Pass è possibile viaggiare gratuitamente per 4, 8, 15, 22 giorni o 1 mese e approfittare del 50% di sconto sulla maggior parte delle ferrovie di montagne e degli impianti di risalita, come anche dell’ingresso gratuito in oltre 470 musei. Ma c’è anche lo Swiss Travel Pass Flex che consente più flessibilità. Qui tutte le info: www.swisstravelsystem.com
Per tutte le informazioni sulla zona, www.jungfrauregion.ch e la Svizzera, www.svizzera.it