di Silvana Rizzi
A Pisa la sottile bellezza di Amedeo Modigliani
Amedeo Modigliani (1884-1920), livornese trapiantato a Parigi, senz’altro uno degli artisti più amati del Novecento, è oggi il protagonista dell’affascinante esposizione di Palazzo Blu “Amedeo Modigliani et ses amis” (fino al 15 febbraio 2015, tel.050 2204650). In mostra, capolavori provenienti dal Centre Pompidou e dall’Orangerie di Parigi, soprattutto nudi femminili, sensuali e pieni di grazia, dai visi allungati e pensosi. Bohémien nel profondo dell’anima, amante delle donne ma anche dell’alcol, Modigliani amava ritrarre nel suo atelier di Montparnasse modelle, amici e poeti, raccontando, attraverso volti e figure, la Parigi di quel tempo. Dopo la mostra, è d’obbligo una passeggiata lungo l’Arno, dove si affacciano imponenti palazzi storici, e nel bellissimo centro storico, tra chiese e vie medievali. In alternativa al ristorante di Palazzo Blu, si può andare da Benny in piazza La Pera, oppure spingersi a Marina di Pisa per gustare il pesce fresco da Gino. Chi desidera coniugare l’arte con il benessere, può cogliere l’occasione per trascorrere qualche giorno a Bagni di Pisa Palace&Spa, l’elegante resort termale di San Giuliano Terme. Un’oasi di wellness con piscine di calde acque termali, bagno turco, trattamenti esclusivi per il corpo e il viso e un’alimentazione sana ed equilibrata. Per info: info@bagnidipisa.com, tel.050 88501, prezzo:da 278 euro a persona, con due pernottamenti, mezza pensione, coupon scontato per la mostra, accesso alle piscine termali e altre offerte.
Il fiammingo Hans Memling e la modernità di Mario Sironi a Roma
Per la prima volta, Hans Memling, pittore fiammingo, allievo di Van der Weyden, vissuto a metà del Quattrocento, tra Bruges e le Fiandre, è protagonista di un’importante mostra alle Scuderie del Quirinale ( fino al 18 gennaio).I ritratti, le pale d’altare e le opere religiose esposte fanno scoprire la vita e la carriera di un artista, molto apprezzato e richiesto a Firenze, a Genova e a Venezia, grazie agli scambi commerciali tra queste città e le Fiandre. Ad attrarre il visitatore è soprattutto il capolavoro assoluto di Memling, Il Giudizio Universale, un trittico imponente, commissionato dal ricchissimo banchiere fiorentino Tani per la cappella San Michele della Badia Fiesolana di Firenze. L’opera, purtroppo, non arrivò mai a destinazione. La galea su cui era stata imbarcata per raggiungere l’Italia, venne assalita dai pirati e il trittico, venduto al miglior offerente, finì, dopo molte traversie, nel Museo di Danzica. Al centro del trittico spicca la grandiosa figura di San Michele intento a pesare le anime, circondato dalla corte celeste. A destra si contorcono i dannati che precipitano nel fuoco eterno, a sinistra, gli eletti, tranquilli e sereni.
Mario Sironi al Vittoriano
Dopo vent’anni dalla sua ultima retrospettiva nella capitale, Mario Sironi (Sassari, 1885-Milano, 1961) torna a Roma con una mostra al Complesso del Vittoriano (fino all’8 febbraio 2015, tel.06 6780664). Severo, cupo nei colori, dove dominano il grigio e il nero, a sottolineare la solitudine delle periferie industriali, l’artista, legato al movimento Novecento teorizzato da Margherita Sarfatti, esprime nelle sue opere l’inquietudine del mondo moderno. Splendide le sue figure femminili, possenti e classiche, come in Nudo e Albero(1929), dove il tronco spoglio fa da sfondo a una donna, inquieta e misteriosa. Dopo l’arte, qualche buon indirizzo per mangiare bene nella capitale. Consigliamo Eleonora d’Alborea in via Trento e Trieste ai Prati, oppure la Pescheria Rossini in piazza Ungheria ai Parioli, senza dimenticare il mitico Piperno al Ghetto. In totale armonia con l’arte si può alloggiare al Piazza di Spagna9, un albergo di charme arredato con quadri di artisti contemporanei, ricavato in un bellissimo appartamento di 400mq (reception@piazzadispagna.it)
Il dolce mondo di Chagall a Milano
Dalla mostra di Marc Chagall (1887-1985) a Palazzo Reale si esce sognanti e pieni di speranza. Proprio come l’artista, nato a Vitesbk, nell’attuale Bielorussia, ebreo di educazione chassidica, che, nonostante le guerre mondiali, le persecuzioni naziste e la morte dell’amata compagna Bella, non perderà mai il senso poetico della vita. Nel 1907 il giovane artista cerca fortuna a San Pietroburgo e tre anni dopo lascia la Russia per Parigi, la sua seconda patria, dove diventerà famoso. Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, amatissima moglie, protagonista di numerose tele in mostra. Tra queste, “Il Compleanno”, dove Marc si dipinge sospeso a baciare l’amata moglie in una posizione impossibile, ma piena di amore e di leggerezza. Di sala in sala, ogni opera ricorda momenti della vita dell’artista: dalla coppia a tavola, al rabbino, alle galline, tutto riporta con poesia e amore alle sue origini ebraiche e alla cittadina natale, Vitebsk. Favola e spiritualità raggiungono l’apice nel capolavoro dell’artista, la Caduta dell’Angelo, dove emergono gli elementi fondamentali della sua arte, dall’amore al castigo. Prima o dopo la mostra, non si può perdere l’ aperitivo o il caffè al bar di Palazzo Reale, dall’atmosfera piacevolmente retro.
Il Bramantino a Lugano
Il soprannome Bramantino lo qualifica come un seguace di Bramante, ma Bartolomeo Suardi non è mai stato un semplice allievo del maestro, anche se si sa con certezza che intorno al 1480/90 lavorò accanto a lui, tra Milano e Vigevano, in diverse commissioni ducali. A quest’artista, documentato a Milano dal 1480 al 1530, il Museo Cantonale d’Arte di Lugano dedica fino all’11 gennaio una mostra particolarmente interessante, che fa risaltare la modernità e l’originalità di linguaggio del Bramantino. Contrariamente a Bramante e Leonardo, che lasciano Milano dopo la caduta di Ludovico il Moro (1499), il Suardi resta in città e diventa il referente artistico dei francesi, che sono i suoi committenti insieme al milanese Gian Giacomo Trivulzio, rientrato in patria alla testa delle armate francesi. Basta soffermarsi davanti al Cristo Risorto per scoprire l’innovazione di linguaggio dell’artista, che arriva ad una sorta di astrazione delle forme, attraverso la geometria e una rigorosa scelta del colore, quasi essenziale.