Rotta verso nord, lungo la costa dai deserti opachi affacciati sull’Oceano, fino a Trujillo
Testo e foto di Silvana Rizzi
Quando si parla di Perù, il primo pensiero vola al Machu Picchu, la montagna sacra degli Incas, a sud di Lima. Ancora oggi, pochi sono i viaggiatori che lasciano la luce intensa e i colori limpidi della regione andina, per spingersi verso nord, lungo la costa dai deserti opachi affacciati sull’Oceano, fino a Trujillo, una città piena di vita, di commerci e di belle case coloniali aperte al pubblico. Trujillo, città sulla Carretera Panamericana, strada mitica, che va dal Cile all’Alaska, è il punto di partenza per la scoperta di civiltà precolombiane, che hanno preceduto di oltre mille anni gli Incas. Si chiamano Moche e Chimu, nomi difficili da collocare, spesso sconosciuti, ma indimenticabili quando, arrivati lì, ci si trova di fronte alle raffigurazioni dei loro templi, teatro di cruente cerimonie, destinate a propiziare il favore di Aiapaec, il temibile dio delle montagne.
Da Lima a Trujillo e alla scoperta dei Chimu e dei Moche
Per un primo contatto con le civiltà Moche, Chimu e Sican, si può approfittare della prima giornata a disposizione a Lima, città in pieno sviluppo economico, con quartieri trendy, come il Barranco, e visitare il museo Rafael Larco (www.museolarco.org), dal nome del ricco proprietario terriero, che nella prima metà del Novecento raccolse centinaia di sculture, ceramiche, ornamenti a testimoniare la storia dei Moche e dei Chimu. A soli cinque chilometri da Trujillo, affacciata sul mare, ecco Chan Chan, l’antica capitale Chimu, il Grande Sole in lingua originale, fondata nell’ 870 d.c., misteriosa e solitaria, si confonde con il deserto intorno. I rari turisti passeggiano nei vicoli dai muri in argilla decorati a bassorilievo con le onde del mare, i pesci stilizzati e losanghe simili alle reti da pesca, a significare la sacralità del mare, fonte di vita, dove abitavano le divinità e riposavano i sovrani defunti. Ci si perde tra piazzette chiuse, stradine simili a un labirinto, cortili, depositi grandiosi per il cibo e per l’acqua, palazzi e cortili, costruiti in argilla impastata con conchiglie e succo di agave.
Huanchaco, Huaca del Sole e Huaca della Luna
All’atmosfera carica di mistero di Chan Chan fa da contrasto l’animazione di Huanchaco, la vicina cittadina balneare, con i caballitos de todora, le barche in giunco allineate sulla spiaggia, che i pescatori cavalcano alla mattina per affrontare le onde. E’l’occasione giusta per sedersi al Big Ben (reservas@bigbenhuanchaco.com), uno dei tanti ristorantini che propongono la freschissima ceviche de pescado, una delizia che ogni cittadina prepara con pesci crudi diversi, conditi con lime, sale, pepe e coriandolo. Prima, durante o dopo il pranzo, immancabile il Pisco Sour, distillato di mais, lime e zucchero di canna. Nei dintorni, due grandi piramidi tronche in fango, la Huaca del Sole e la Huaca della Luna, testimoniano l’avvento dei Moche, che dalle montagne scesero al mare intorno al 250 d.c. Colpisce soprattutto la seconda, con tre grandi piattaforme, realizzate in epoche diverse, dove si svolgevano le cerimonie religiose. I colori utilizzati sui bassorilievi policromi dei muri sono soltanto tre: il rosso a simboleggiare la vita e il potere, il bianco a rappresentare lo spirito e il giallo a evocare lo splendore del sole e delle stelle. Come nei fumetti, sfilano guerrieri vittoriosi, prigionieri in catene, destinati alla morte, ballerini , iguane, ragnatele e serpenti. Su tutti si staglia il viso, quanto mai impressionante, di Aiapec, il dio decapitatore.
Huaca del Brujo e la tomba del Signore di Sipan
La raffinatezza delle ceramiche e della gioielleria dei Moche appare in tutto il suo splendore alla Huaca del Brujo, la valle dello Stregone, luogo d’incontro di tutti i guaritori della regione, a nord di Huanchaco. Qui, nel 2006 è stata ritrovata la tomba della Signora di Cao, una donna minuta, ma potente, amata e temuta guaritrice, sepolta con tutti i suoi ornamenti, dalle collane in oro, agli anelli da naso, agli orecchini, alle ceramiche, tra le più belle del Perù precolombiano. Ancora più sorprendente, proseguendo verso nord, a Lambayeque, a qualche chilometro dalla città di Chiclayo, il Museo (www.museosipan.com) con la tomba del Signore di Sipan, guerriero dei Moche: un tripudio di collane d’oro, orecchini finemente cesellati, animali di corallo e turchesi fa da cornice al pettorale di perle e conchiglie, simbolo dell’autorità suprema del Signore, e alle maschere funerarie finemente cesellate.
Pimentel, Mancora e il surf
Il museo di Lambayeque è quasi un alieno nella cornice dei villaggi peruviani dei dintorni, dove si vive di pesca e agricoltura, in totale semplicità . Merita una sosta Pimentel (www.munipimentel.gob.pe), cittadina frequentata da giovani surfisti, ma ,soprattutto, regno dei pescatori, che affrontano le onde dell’Oceano Pacifico su rudimentali barche di giungo. Ad attenderli ci sono le mogli, pronte a preparare e a vendere una freschissima ceviche de pescado. Per i surfisti, l’ appuntamento trendy è più a nord, a Mancora, quasi al confine con l’Ecuador, un paesino pieno di ristorantini e negozi, ideale anche per godersi il sole e il riposo in un resort quasi di lusso, come il Vichayito. (reservas@vichayito.com)