Il “paesaggio culturale” delle Ville Venete si apre al turismo. Un patrimonio che sarebbe imperdonabile non far conoscere al mondo e che si propone come risposta alla crescente domanda di turismo slow. Scoprite con noi come si può apprezzare il territorio in maniera diffusa, conoscere eccellenze artistiche e architettoniche uniche al mondo, ma spesso trascurate nell’ambito delle tradizionali proposte delle quali il Veneto comunque dispone: mare, montagna, lago, terme, città d’arte e parchi naturali.
di Valentina Brambilla
Se non avete mai visitato le Ville Venete vi siete persi molto. E sarebbe un gran peccato non porvi rimedio al più presto. Perché le Ville Venete sono esempi architettonici e artistici unici al mondo, probabilmente irripetibili e certamente mai eguagliati. E sono il frutto di ingegno architettonico, di voglia di bellezza e armonia, dimostrazione di benessere economico e anche il segno di una lunga epoca di pace e di sicurezza garantita nel territorio dal governo della Repubblica di Venezia. Dall’Adda all’Isonzo, la lunga pace portata da Venezia, unita all’agiatezza e all’esempio del suo patriziato, ha prodotto circa 4300 Ville Venete, delle quali quasi 3800 nel solo territorio dell’attuale Regione Veneto (le altre si trovano in Friuli Venezia Giulia). Di queste ultime, 141 (ma il numero è in crescita) si aprono, da qualche mese in maniera organizzata, al turismo internazionale, come proposta di “paesaggio culturale”. E questo grazie all’intesa trovata tra la Regione e le tre associazioni dei proprietari di questi splendidi edifici: l’Associazione Ville Venete, l’Associazione Ville Venete e Castelli e l’Associazione Dimore Storiche. Ecco dunque che le Ville Venete sono diventate facilmente “fruibili” grazie a un circuito cui hanno aderito i proprietari di Ville che hanno accettato e sottoscritto la Carta dei Servizi (www.regione.veneto.it/c/document_library/get_file?uuid=48b6717f-4162-470b-9a38-b942883f6c93&groupId=10813). Di che cosa si tratta? Di una Carta che contiene gli impegni garantiti ai visitatori e agli ospiti. Solo le Ville che l’hanno sottoscritta sono state inserite all’interno del circuito, e quindi in relativa brochure, nonché apposita sezione consultabile su internet (www.veneto.to/ville-venete) per consentire ai viaggiatori di ogni dove di organizzare al meglio una vacanza, o una semplice visita, nei luoghi disegnati dal Palladio, affrescati dal Veronese o dal Tiepolo, e un tempo abitati dai nobili veneziani della Serenissima Repubblica.
Presenti in tutto il territorio regionale, le Ville Venete sono concentrate in alcune aree: lungo la Riviera del Brenta, tra Venezia e Treviso lungo il Terraglio, sulle colline di Vicenza, Padova, Treviso e Verona.
Delle 141 Ville Venete i cui proprietari hanno aderito alla Carta dei Servizi, entrando così a fare parte del progetto turistico regionale, 11 sono nel territorio della provincia di Belluno, 26 nella provincia di Padova e 4 in quella di Rovigo, 29 nella provincia di Treviso, 19 in quella di Venezia, 21 nell’area della provincia di Verona e, infine, la provincia che ne ospita di più è quella di Vicenza con 31 Ville. Realizzate dalla nobiltà e dalle famiglie ricche del Veneto quasi tutte le Ville Venete sono nate come “aziende agricole” (quelle del Brenta invece hanno avuto da subito un carattere più residenziale), plasmando nei secoli un modello agricolo, rurale e urbanistico che ha influenzato profondamente il tessuto economico-sociale della regione, e per varie vicissitudini si sono pian piano trasformate, portando con sé e mantenendo ancora oggi delle caratteristiche che regalano loro delle personalità uniche, affascinanti e interessanti sotto tanti punti di vista. Oggi non è possibile pernottare in ognuna di esse, alcune sono infatti aperte solo per qualche ora, ma di certo ci si può sbizzarrire nella scelta: ci sono le ville di pianura, quelle dei rilievi e quelle lungo le vie d’acqua, quelle con giardini storici, quelle che ospitano una struttura ricettiva, quelle che aprono al pubblico solo il parco, quelle dove si può giocare a golf, quelle dove si possono degustare degli ottimi vini, le ville “luoghi della cultura”, e così via. A modo loro, e ciascuna con le sue caratteristiche, le Ville Venete sono pezzi di Venezia in terraferma, testimoni di una Repubblica che è stata la più longeva dell’umanità e che ha allargato i suoi interessi economici e civili dal mare all’entroterra con lo splendore della cultura e della ricchezza allora ai vertici del mondo occidentale. E potremmo andare avanti per ore a sottolineare il valore delle Ville Venete ma crediamo che dobbiate diventare voi stessi portavoce di così tanto pregio italiano. Aggiungiamo solo che delle Ville Venete, 23 sono attribuite in tutto o in parte ad Andrea Palladio e sono state riconosciute dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Vi proponiamo ora un breve itinerario che può sicuramente darvi un’idea di quello che vi aspetta in Veneto.
Un mare di colline verdeggianti dalle dolci ondulazioni: questo è lo scenario che ispirò il genio del Palladio e che circonda lo splendido Hotel Villa Michelangelo di Arcugnano, Vicenza (www.hotelvillamichelangelo.com). Sorto nel Settecento come residenza per le vacanze della famiglia Tomi, che in questo modo dimostra di assecondare la moda settecentesca dell’ambiente nobiliare, particolarmente dedito al divertimento e alle feste organizzate soprattutto durante la villeggiatura in campagna, l’edificio dalla raffinata eleganza e serena armonia delle forme, costituisce un raffinato buon ritiro nel quale l’accoglienza calorosa, il lusso raffinato e gli splendori naturali contribuiscono a rendere la visita indimenticabile. La villa oggi presenta una struttura unica, composta di un corpo centrale e due logge laterali, con colonne di ordine dorico che si completano simmetricamente con due torrette. Nello splendido parco intorno alla villa ancora oggi sono conservati gli originali alberi dell’Ottocento e l’uliveto. L’attuale proprietà, la famiglia Dalla Fontana, nel 1987 ha inaugurato l’Hotel Villa Michelangelo, oggi con 52 camere e suite con vista sul parco e sui colli Berici.
Poco distante c’è Villa Valmarana ai nani (www.villavalmarana.com), uno splendido sito architettonico e artistico composto da tre edifici, la Palazzina (1669), la Foresteria e la Scuderia (1720), e da un grande parco d’epoca. Palazzina e Foresteria sono affrescate da Giambattista e Giandomenico Tiepolo, chiamati nel 1757 da Giustino Valmarana. Giambattista dipinse la Palazzina con temi tratti da letture care al committente: Iliade, Eneide, Orlando Furioso, Gerusalemme Liberata e il grandioso Sacrificio di Ifigenia. Al figlio fu affidata la Foresteria dove i temi classici sono sostituiti da affreschi che riportano allo spirito del tempo: il mondo cinese, quello contadino, il carnevale veneziano. Nella Foresteria è esposto anche l’unico ritratto di Andrea Palladio. La Villa viene considerata da molti critici il vertice espressivo della pittura del Settecento e la testimonianza più alta del genio dei Tiepolo. Una poetica leggenda dà il nome alla villa. Una principessa nana fu reclusa nel preesistente castello con i servi, tutti nani, perché non prendesse coscienza della sua diversità. Ma un bellissimo principe riuscì a entrare nella proprietà con il suo cavallo e fu visto dalla principessa che, per il dispiacere si gettò dalla torre. I nani negligenti, per punizione, furono pietrificati e collocati sul muri di cinta della villa.
La Rotonda (www.villalarotonda.it), icona di riferimento dell’intera opera di Andrea Palladio, sorge sulla sommità di un colle all’inizio della Riviera Berica. Impostata su una quasi perfetta simmetria biassiale, ha come base un quadrato con gli spigoli orientati secondo i quattro punti cardinali e con al centro una sala circolare. È divisa in quattro settori angolari da altrettanti corridoi che collegano la sala alle porte d’ingresso poste al centro di ciascuna facciata. L’occasione per realizzare quest’opera è fornita da un committente non comune, Paolo Almerico (Vicenza 1514 – 1589), ecclesiastico vicentino ma soprattutto uomo educato nei più raffinati ambiti culturali del ‘500, poeta e amante delle lettere, deciso a farsi costruire una dimora alla porte di Vicenza dove ritirarsi alla conclusione della carriera presso la corte papale di Pio III e Pio V a Roma. I lavori iniziano intorno al 1567 e vengono completati rapidamente, perché già nel 1571 Paolo Almerico risiede a La Rotonda. Dopo la sua morte, la villa passa al figlio naturale Virginio Almerico, che la venderà ad Odorico Capra nel 1591. Dal 1911 la villa è proprietà dalla famiglia Valmarana di Venezia. “Forse mai l’arte architettonica ha raggiunto un tal grado di magnificenza” ha scritto J. W. Goethe della visita a La Rotonda. La Rotonda non è una villa. È qualcosa di più.
Villa Cordellina a Montecchio Maggiore è la sede di rappresentanza della Provincia di Vicenza. Il complesso comprende la villa padronale, le due barchesse (la scuderia e la foresteria), le “Torrette”, i grandiosi annessi rustici, la vasta corte rusticale e diverse corticelle. Gli affreschi del salone centrale al piano terreno vennero realizzati nel 1743 da Giambattista Tiepolo, che fu forse coinvolto anche nella realizzazione della statuaria ornamentale dei giardini.
Sono diverse le componenti che fanno di Villa Trissino Marzotto (www.villatrissinomarzotto.it) una tappa da non perdere. La villa sorge su una roccaforte fatta costruire da Trissino, una famiglia di origine germanica giunta nella zona nei primi decenni dell’undicesimo secolo. L’edificio originario fu ampliato nel Quattrocento e poi trasformato in villa nel XVIII secolo ad opera dell’architetto Muttoni. La proprietà rimase dei Trissino fino oltre la metà dell’800 quindi passò ai conti Da Porto. Nel 1951, dopo che era stata spogliata e lasciata decadere durante la seconda Guerra Mondiale, fu acquistata dal conte Giannino Marzotto che un po’ alla volta la riportò allo splendore originale. Dimora antica e vissuta, ha un enorme parco storico (oltre 20 ettari). La posizione, elevata su di un colle, permette di far spaziare lo sguardo. Le sue eccellenze? Oltre al parco secolare, l’arredamento originale dell’epoca, la collezione di Arazzi “Les Enfants jardiniers, o Les Jeux d’Enfants” di produzione fiamminga Pannemaker su disegni di Raffaello e Giulio Romano, e la collezione di quadri dell’800 italiano “I macchiaioli”.
Fregi di composto da putti danzanti e mascheroni leonini di epoca manierista. Arredamento di gusto neoclassico originale con coro seicentesco quadri stampe fine settecento e ottocentesche, tapiserie di Bruges del ‘500 torcere impero, candelabri veneziani, candelabri settecenteschi, statue in pietra di Avesa, stemmi in marmo, specchiere luigi XVI, Psyche, comò settecenteschi e ottocenteschi, settimanali ottocenteschi, scrittoi, fregi cinquecenteschi, settecenteschi, scrittoi impero. Parco secolare a nord della villa nel Brolo. Statue in tufo settecentesche. Giardini. Serra in ferro e vetro. Barchessa del 1539 eretta su preesistenze romane, romaniche, scaligere, un tempo la scuderia della villa. Queste sono le eccellenze di Villa del Quar, monumento nazionale e hotel 5 stelle membro dei Relais & Chateaux. A soli 5 km dalla città di Verona, a metà strada tra Milano e Venezia in posizione tranquilla circondata dai vigneti della Valpolicella, è raggiungibile anche con elicottero direttamente nella piazzola di atterraggio privata. Degno di nota anche il progetto “Svblitis” (www.hotelvilladelquar.it/life-villa/il-tuo-vigneto-progetto-sublitis/) per cui vengono dati in adozione per un anno uno o più filari dei vigneti della Villa ai clienti che avranno poi le proprie bottiglie (circa 300) con etichetta personalizzata di Svblitis, vino particolare nato da un blend di 7 vitigni differenti. Nel pacchetto sono inclusi anche 6 pernottamenti, un corso di cucina, un corso con il Sommelier e una cena degustazione in abbinamento al vino.
Nel cuore della Valpolicella Classica, culla di vini importanti quali l’Amarone, si trova Villa Novare (http://www.mosconibertani.it/), un complesso monumentale di tutto rilievo, che si colloca al centro di una verde conca delimitate da pendici boscose e da splendidi vigneti. L’impianto architettonico fu eretto nella prima metà del Settecento e si compone della villa padronale con una cappella consacrata e un parco secolare, e di una cantina ancora oggi perfettamente funzionante. L’interno ha subito molti rimaneggiamenti nel tempo, che hanno lasciato solo tracce delle decorazioni del Seicento o quelle più recenti dell’Otto-Novecento. Il salone delle Grazie, dove si notano i due stemmi dei Mosconi, comprende in altezza due piani della villa, divisi dalla balaustra in legno dipinto che li suddivide in due fasce orizzontali sovrapposte. Le quattro stagioni e quindi lo scorrere del tempo (con un chiaro riferimento al contesto agricolo nel quale ci si trovava e ancora ci si trova) rappresentano il tema principale dell’affresco sul soffitto. Alla fine del Settecento anche a Verona cominciarono a diffondersi complessi naturalistici in armonia con la moda del tempo (inizio del Romanticismo), che vedeva prevalere il giardino all’inglese (paesaggistico, romantico, con piante esotiche, viali, luoghi isolati, finti angoli archeologici) su quello italiano, prevalentemente verde e regolare. Sulla quella scia i fratelli Giacomo e Guglielmo Mosconi sistemarono i terreni retrostanti alla villa, dando loro una duplice destinazione, di giardino e di bosco e costruirono il laghetto con l’isoletta al centro. È questo il primo giardino all’inglese, romantico di Verona.
Dante Alighieri trascorse a Verona alcuni anni del suo esilio. Suo figlio Pietro incantato dalla bellezza della città e delle sue campagne decise di rimanervi acquistando, nel 1353, Casal dei Ronchi in Gargagnago, nel cuore della Valpolicella storica. Casa e terreni, dopo venti generazioni, sono tuttora di proprietà dei conti Serego Alighieri, discendenti diretti del poeta. Oggi, la Villa, immersa nei vigneti della Valpolicella, convive con la tradizionale attività di una vasta e florida azienda agricola vitivinicola e della annessa Foresteria per l’accoglienza degli ospiti. La cura delle vigne e l’appassionata attenzione posta nella produzione del vino rappresentano per Serego Alighieri una secolare tradizione di famiglia sottolineata dall’unicità e dalla singolare personalità dei suoi prodotti. Con la preziosa collaborazione del Gruppo Tecnico Masi, la scelta del vigneto, l’utilizzo delle antiche tecniche di produzione (come l’appassimento e la doppia fermentazione) e l’impiego delle uve locali vengono oggi accordate alle più avanzate tecniche di vinificazione (www.seregoalighieri.it).
Villa Rizzardi. La tenuta di Pojega, fu acquistata nel 1649 dai conti Rizzardi, già residenti a Verona. Il giardino, commissionato nel 1783 da Antonio Rizzardi a Luigi Trezza, rappresenta uno degli ultimi esempi di giardino all’italiana, noto per il suo teatro di verzura e le spettacolari prospettive (disegni originali nella Biblioteca Civica di Verona). La superficie è di circa 54.000 mq.: tempio, teatro, muri, gallerie e belvedere sono stati costruiti trasformando e piegando alberi, siepi e acqua in una fantasmagorica macchina per lo spettacolo. La villa è stata ristrutturata intorno al 1850, con richiami al Quattrocento veneziano, su progetto dell’architetto Filippo Messedaglia (1823-1901). Il giardino è stato recentemente aperto al pubblico per permettere la visita agli appassionati.
www.veneto.to/ville-venete – www.villevenetecastelli.com – www.villevenete.org – www.irvv.net – http://veneto.adsi.it/