Sentieri dalle radici antiche, dove è passata la storia secolare dei pellegrinaggi europei
testo di Franca Dell’Arciprete Scotti
Ha ispirato “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Raccoglie, secondo le leggende, un insieme di energie positive da cui attingere forza e sicurezza. E, nel racconto della sua fondazione, c’è la presenza salvifica dell’arcangelo Michele. È la famosa Sacra di San Michele, collocata nella Valle di Susa a dominare il paesaggio tra Francia e Italia, alla base del passo del Moncenisio. Questo luogo solenne, apparentemente inaccessibile, potente e isolato in cima alle montagne, é una tappa fondamentale della Via Francigena, una delle grandi vie del Medioevo europeo.
Da tempo la Via Francigena è tornata all’attenzione del turismo internazionale, un turismo attento ai valori di una moderna spiritualità, che riscopre l’intensità dei movimenti culturali profondi. Così i moderni pellegrini si incamminano ancora lungo itinerari tracciati nei secoli, alcuni ancora visibili, altri appena affioranti, alcuni perfettamente riconoscibili, altri sommersi da stratificazioni successive. Con pazienza ci si incammina, forniti di bastone, cappello, zaino, sapendo che il cammino è lungo e costituisce esso stesso la meta.
In Piemonte, in provincia di Torino, uno dei tratti della via Francigena corrisponde all’area che va da Torino a Susa e quindi fino al passo del Moncenisio che porta alla regione francese della Savoia. In questo tratto della via Francigena alcune tappe sono fondamentali.
Prima di tutto la Sacra di San Michele, simbolo stesso della regione Piemonte. Un monumento sorprendente, anche nella costruzione, che svetta altissimo e imponente. Difficile immaginare l’opera di pochi monaci incaricati verso l’anno Mille dal nobile Ugone di Montboisser, di costruire l’abbazia con enormi blocchi della verde pietra locale. L’imponente facciata, alta 41 metri, racchiude un intrico di scale, contrafforti, costruzioni, in parte eliminate nell’ultimo secolo, che portano alla vera e propria chiesa. Il santuario, di stile romanico- gotico, è il risultato del lavoro di secoli, in cui scultori e scalpellini lavorarono ad opere mirabili, come i 139 capitelli decorativi e simbolici, che sovrastano colonne, lesene e spigoli. www.sacradisanmichele.com www.vallesusa-tesori.it
Proseguendo la Via Francigena verso ovest, dopo la Sacra di San Michele, un po’ defilata in mezzo al verde, ecco l’abbazia di Novalesa, abbandonata dopo il periodo napoleonico e riaperta e riattivata solo quarant’anni fa per merito di quattro monaci benedettini provenienti da San Giorgio maggiore di Venezia. La prima pietra della chiesa fu posta nel 726 dal nobile franco Abbone, in una posizione strategica quasi di confine tra il regno franco e quello longobardo. Dotata di speciali privilegi dai re franchi, l’abbazia venne distrutta dai saraceni nel 906, ma ricostruita nell’XI secolo. I veri gioielli di Novalesa sono soprattutto le cappelle di Sant’Eldrado e San Nicola, con due splendidi cicli di affreschi dedicati alle vite dei due santi. www.abbazianovalesa.org
La via si inerpica e diventa sentiero tra prati e pietraie, salendo al paesino di Moncenisio o Ferrera. 40 abitanti, un Ecomuseo dedicato alla storia dei monti e del passo, un ristorante delizioso che imbandisce piatti saporiti cucinati con gli ingredienti di una cucina povera e contadina: ecco il fascino di Ferrera, collocato a 1400 metri, avvolto spesso da una corona di nuvole e da fiotti di aria fresca.
Dalla Sacra di San Michele, invece, la strada verso sud ci porta ad un altro gioiello del percorso: Sant’Antonio di Ranverso, che ci ricorda una funzione fondamentale di alcune costruzioni dislocate lungo la via. Qui infatti si accoglievano e si curavano i pellegrini. Tra hospitium e ospedale, Sant’Antonio di Ranverso era dedicato al Santo raffigurato sempre col bastone, la campanella e l’immancabile maialino ai suoi piedi, venerato come guaritore dell’ergotismo. La malattia, falsamente identificata con il “fuoco di Sant’Antonio”, era invece legata ad una tossina presente nella segale cornuta, che costituiva l’alimento principale del territorio in età medievale. Lo stile gotico, gli elementi in cotto alle finestre e alle chiavi di volta, la celebre facciata a ghimberghe ne fanno uno dei monumenti più suggestivi del Piemonte che anche all’interno nasconde tesori: un polittico di Defendente Ferrari e le opere pittoriche di Giacomo Jaquerio. Il nostro percorso non sarebbe completo senza uno sguardo a Susa, cittadina che riassume secoli di storia: interessantissimo il Museo Diocesano che raccogliere il Tesoro della cattedrale, importanti opere di statuaria lignea e le oreficerie che provengono da numerosi luoghi della valle.
Se le Alpi non erano una barriera per i semplici pellegrini medievali, tanto meno lo saranno per noi.
Tra il Cammino di Santiago, verso Compostela, e la Via Francigena, verso Roma, esisteva un cammino che attraversava le Alpi, all’altezza del Monginevro. Questo itinerario, la Via Alta, è oggi di nuovo aperto e percorribile: a piedi, se siamo allenati e appassionati, in bicicletta oppure in macchina, per sostare qua e là negli angoli più nascosti.
L’itinerario offre bellissimi paesaggi naturali in Hautes Alpes e Provenza, tra le montagne più alte d’Europa, e bellissimi paesaggi culturali di fortezze, palazzi, santuari e abbazie. In alcuni di questi si può alloggiare, ripetendo l’esperienza degli antichi pellegrini che trovavano accoglienza negli hospitals lungo la strada.
Dopo i paesaggi spettacolari del passo del Monginevro, la prima tappa in Francia é la città di Briancon, magnifico esempio di città fortificata dall’audace ingegnere militare Vauban che tra 1600 e 1700, nell’arco di pochi anni, realizzò una potente cinta muraria, fortezze che proteggono la città dall’alto, fossati esterni, casematte e bastioni che ospitavano uomini e pezzi d’artiglieria.
Dal 2008 tutta la rete di strutture difensive progettate da Vauban, a Briancon e nel resto della Francia, è stato classificato Patrimonio dell’Umanità.
Con la sua collocazione a 1400 metri di altezza, Briancon oggi, più che una cittadella militare, è diventata una invitante località sportiva per tutte le stagioni. www.ot-briancon.fr
Il panorama grandioso che si scopre dalle mura della città da una parte è l’ampia valle della Durance, dall’altra è il Parco Nazionale degli Ecrins, più di 150 vette, montagne che superano i 3000 metri, una quarantina di ghiacciai, una trentina di rifugi, oltre 740 chilometri di sentieri segnalati www.les-ecrins-parc-national.fr
Ma torniamo alla nostra Via Alta in cerca di tracce della religiosità medievale.
Da non perdere la famosa Cattedrale di Notre Dame du Réal ad Embrun, una minuscola cittadina abbarbicata su uno sperone roccioso che domina la valle della Durance, vicino al Lago di Serre-Ponçon. Anche in queste terre alpine erano giunti i Saraceni intorno all’anno 1000, per cui la devozione popolare e l’iniziativa dei vescovi spinse a costruire, tra il XII e il XIII secolo, una grandiosa cattedrale presto legata alla famiglia reale.
Cattedrale di confine, Notre Dame du Réal conserva uno stile romanico-gotico di ispirazione lombarda, molto vicino alle architetture tipiche della pianura padana, ma già proiettato verso il gotico, secondo lo stile che si stava sviluppando in terra francese. Le pietre bianche e nere, i leoni che affiancano il portale e l’organo donato da Luigi XI accolgono uno dei più grandi tesori religiosi di Francia, visibile nella Cappella di Sainte Anne. www.tourisme-embrun.com
Girovagando qua e là sulle Hautes Alpes, ecco, immersa nei boschi, la suggestiva abbazia di Notre-Dame de Boscodon, costruita da monaci eremiti nel 1100, grazie alla donazione di un terreno da parte di Guglielmo di Montmirail. Qui i monaci vivevano sfruttando le risorse della foresta, allevando animali e offrendo ospitalità ai pellegrini stanchi per l’attraversamento della grande barriera naturale delle Alpi. Il monastero montano appariva come un miraggio, dopo la fatica del cammino: costruito in funzione dei ritmi del sole, dei corsi d’acqua, della presenza di una strada in pietra nei dintorni, della foresta e dei centri abitati, risultava in totale armonia con la natura.
Ancora oggi si respira un’atmosfera dolce e tranquilla che invita alla sosta. Relax spirituale e fisico negli ambienti ombreggiati dove il puro stile romanico parla attraverso linee semplici e volumi armoniosi. Poi, perché no? la vicina area picnic in riva all’acqua sarà perfetta per gustare all’aperto una merenda provenzale www.abbayedeboscodon.fr
Informazioni utili:
Per visitare la Via Francigena in provincia di Torino ottima la Torino+ Piemonte Card, valida da due a più giorni www.turismotorino.org
Per percorrere la Via Alta francese l’itinerario GR 653D comprende, in oltre 20 giorni di trekking, 459 km di sentieri. www.ffrandonnee05.net
www.via-alta.it – www.hautes-alpes.net