Merita una visita per la tranquillità, per le passeggiate in collina che si inerpicano verso le riserve naturali e per le tranquille gite in barca
di Franca Dell’Arciprete Scotti
In un angolo appartato d’Italia, tanto appartato che molti pensano sia in Svizzera, c’è la Valsolda, affacciata su quel tratto del lago di Lugano che appartiene alla provincia di Como e che qui si chiama preferibilmente Ceresio
Questo angolo d’Italia meriterebbe una visita per la sua tranquillità, al riparo da grandi traffici e da rumori, per le sue passeggiate in collina che si inerpicano verso le riserve naturali e per le tranquille gite in barca sulle acque del lago. Ma indubbiamente la Valsolda deve la sua notorietà alle suggestioni ambientali evocate da romanzo di Antonio Fogazzaro “Piccolo Mondo Antico”.
I nomi di Oria, Albogasio, San Mamete, Cressogno, sarebbero noti solo alla piccola comunità del luogo, se non fossero legati per sempre alle atmosfere malinconiche e affettuose del romanzo di Fogazzaro che qui sono ancora riconoscibili.
A distanza di più di 100 anni, quasi incredibilmente, tutto si è conservato: le strade, le chiese, le case, i ciottoli, il lago.
Il paese di Valsolda non esiste, perché il comune è frammentato in varie frazioni, da Castello in posizione spettacolare sul lago, a Cressogno con un bel porticciolo e il palazzo Maironi legato al romanzo, a San Mamete, il paese più antico della valle, con una piazzetta e una scenografica scalinata alla Chiesa, a Oria, dove si trova la villa Fogazzaro.
Nell’Ottocento, la villa fu di proprietà dei Barrera, famiglia a cui apparteneva Teresa, madre dello scrittore. E l’autore, veneto di nascita, trascorreva le vacanze estive in questa casa sul lago, rimanendo affezionato fino alla fine a questi paesaggi rasserenanti. Non solo il romanzo più famoso “Piccolo Mondo Antico”, che rappresenta il trionfo della Valsolda, ma anche le poesie giovanili e alcuni racconti rappresentano piccoli quadri dello stesso paesaggio.
Quando si arriva a Oria, la passeggiata ideale porta lungo la via privata Antonio Fogazzaro tra oleandri e vite canadese dalla riva del lago fino alla chiesa e alla famosa villa padronale. Dal sagrato si cominciano ad assaporare le atmosfere del romanzo, immaginando il principale protagonista, Franco Maironi, seduto sul terrazzino, oppure lo zio Piero che accendeva la lanterna nella loggetta per facilitare la navigazione delle barche di notte. Un velo tragico invece copre la piccola darsena dove attraccano le barche e dove nel romanzo annega la piccola Ombretta. Sotto la finestra del salone della villa una lapide porta l’epigrafe su Fogazzaro scritta da Tommaso Gallarati Scotti, mentre il giardino pensile sul lago offre una bellissima fioritura di limoni e mandarini.
La villa mostra tratti tipicamente ottocenteschi, sia nello stile complessivo che nelle ridotte proporzioni degli ambienti, dovute anche alla posizione dell’edificio, costruito a ridosso del pendio verso il lago. Pur fortemente restaurati, sopravvivono i motivi decorativi ad affresco di due ambienti importanti, la Loggia e il Salone, che presentano motivi a medaglioni e girali vegetali. L’ultimo proprietario, Giuseppe Roi, pronipote di Fogazzaro, ha amorevolmente conservato il tutto, con un intervento raffinato e meticoloso, che ha affiancato al nucleo di oggetti originali (quali ad esempio quelli esposti nello studio e nella camera da letto di Fogazzaro), mobili e oggetti che provenivano da altre dimore di famiglia. Ogni forma di ricordo dello scrittore è stata custodita e valorizzata, dagli oggetti personali (compresi ad esempio i suoi gemelli da polso) al manoscritto di Miranda, al tavolo della terrazza presso il quale Antonio si fece fotografare col figlio Mariano, morto di tifo in giovane età. A lui sono dedicate le strazianti parole incise da Fogazzaro nel cassetto della sua scrivania nello Studio:”Mariano, Mariano, Mariano mio! Fuori da ogni vanità, da ogni passione raccolgo il mio cuore in Dio e in te”.
La villa Fogazzaro, oggi appartenente al FAI, viene aperta nelle giornate FAI e nei fine settimana su appuntamento con il custode.
La Valsolda é anche una scoperta di emozioni. Tutto il territorio comasco è stato terra di scambi tra diverse culture, passando dall’attuale Valtellina per raggiungere il nord Europa. Salendo verso la Svizzera italiana con Lugano, la S.S.Regina 340 (voluta dalla regina longobarda Teodolinda) ci conduce attraverso un territorio aspro, montagnoso con vaste distese verdi, ricco di acque fluviali e lacustri passando da Carlazzo e Porlezza. Carlazzo chiude la piana del Ceresio con il Lago del Piano, sede della Riserva Naturale faunistica e floreale, dove si possono visitare un Ecomuseo, un Centro di Documentazione, da dove partono le visite guidate a piedi (diurne o notturne), a cavallo, in jeep, o è possibile anche noleggiare barche per solcare il lago. In auto sono raggiungibili anche l’Orrido di Corrido e, in direzione della Val d’Intelvi, le grotte di Rescia, ricche di suggestive stalattiti e stalagmiti, e l’Orrido di Osteno.
Di notevole interesse storico è la frazione Cima, che ha mantenuto una tipica struttura medievale con resti di antiche mura e fortificazioni. A Gottro, poi, c’è un gioiello dell’arte organara: uno stupendo organo con campanellini. Se vi trovate in zona la domenica mattina ed andate in Chiesa potete ascoltare il maestro Ennio Cominetti che suona l’organo accompagnando le funzioni religiose. All’interno dell’abitato della frazione Castello, invece, si trovano la chiesa interamente affrescata dal pittore secentesco Paolo Pagani e il museo “Casa Pagani”, affacciato su un vicolo ancora oggi acciottolato, che potrebbe diventare un centro di documentazione dell’arte comacina. “Casa Pagani” è il capofila del Sistema Museale Territoriale Alpi Lepontine che comprende altri sei musei.
Così il lago Ceresio offre uno spettacolo di luci e colori ineguagliabile. I tre Comuni di Carlazzo, Porlezza e Valsolda hanno un’origine agricola e una storia culturale millenaria, che vanta architetti, scultori, pittori, letterati famosi nel mondo.
Mentre Valsolda è terra fogazzariana, di Maestri scalpellini e pittori, Porlezza, attivo centro commerciale, ha una posizione centrale tra acqua e montagna con piccole chiese e rifugi che risalgono al primo millennio. Si dice che Leonardo da Vinci la citi in una sua lettera. Nell’800 un trenino a scartamento ridotto saliva da Menaggio a Porlezza portando turisti da tutto il mondo a visitare i due laghi fungendo anche da collegamento tra l’Italia e la Svizzera, raggiungibile solo via acqua.
Per maggiori informazioni: http://www.comunedivalsolda.it/