Milo De Angelis
a cura di Giulia Cailotto
Una conversazione con Milo De Angelis, esponente di spicco della nostra poesia contemporanea, è di per sé un viaggio affascinante e oscuro; il suo lavoro è apprezzato indistintamente da vecchie e nuove generazioni, da cui spesso viene chiamato semplicemente “Milo”, tanto a fondo è arrivato a toccare il cuore del pubblico. Gli occhi del poeta somigliano alle piccole porte da cui la giovane Alice carrolliana scorge il famoso giardino illuminato di promesse che diventerà l’ambita meta del suo girovagare. Così, ogni domanda si fa scoperta, ogni risposta, uno spunto di riflessione sul senso profondo del partire. Cosa significa, e perché ne sentiamo la necessità? “Ogni viaggio è un ritorno-dice il poeta- Si viaggia per conoscere a fondo qualcosa che abbiamo già conosciuto, qualcosa che ci ha già conosciuti: ci aveva parlato in un’altra epoca della nostra vita e ora torniamo lì per decifrarne le parole, una per una, per comprendere la loro essenza. Quel campo di calcio, al Parco Lambro, (noto parco milanese, n.d.r.) quella partita, quei compagni di strada e di squadra…tutto è avvenuto…e tutto continua ad avvenire, a chiamarci, a convocarci…improsciugabili i luoghi che abbiamo amato…il nostro compito è dar loro la parola…chiamarli con il giusto nome…” Partire per tornare con occhi nuovi quindi, viene da pensare. Ma Milo ci indirizza verso un sentiero più difficile, verso un viaggio più denso di significato; lui, milanese, ci racconta che le mete amate sono proprio i quartieri di Milano. “Scelgo una zona della città, cartina alla mano, e la percorro da cima a fondo, ne studio gli umori, la storia, i cortili, le voci, la temperatura emotiva. “ Quale zona, per esempio? “Prediligo le periferie. Milano d’altra parte è la regina delle periferie. Le periferie, ben più di Piazza del Duomo, hanno disegnato la sua vicenda culturale e letteraria. Basti pensare a Giovanni Testori, Ermanno Olmi, Luchino Visconti, alla canzone milanese del dopoguerra, a tanti poeti di oggi.”
In questa sorta di decrittazione dei luoghi amati e vissuti, cosa ha scoperto, con che cosa è tornato? “L’estate scorsa, in agosto, ho fatto le mie vacanze in Via Selvanesco: venti giorni in un agriturismo a due stelle tra papaveri e risaie, nella periferia meridionale della città. L’avevo sempre sottovalutata, Milano sud. Mi sembrava troppo agreste, lontana da Sironi e dallo storico paesaggio milanese di fabbriche e gasometri. E invece no. I campi di via Selvanesco portano con sé dramma e poesia, circondati come sono da un traffico che da lì non si vede, ma proprio per questo è ancora più vero e temibile, segreta presenza che li stringe d’assedio. E così questi campi diventano struggenti, feriti, un grido. E via Selvanesco è entrata nel mio prossimo libro di versi, “Quell’andarsene nel buio dei cortili”, che uscirà tra poco”. Questa sarà l’ultima, in ordine di tempo, delle tante pubblicazioni del poeta: “Somiglianze” risale al 1976, a cui seguono, per citarne alcune, “La corsa dei mantelli “(1979), “Millimetri “(1983),” Terra del viso” (1985 ), “Distante un padre” (1989 ), “Biografia sommaria” (1999), “Dove eravamo” (2001). Con “Tema dell’addio” ha vinto il premio Viareggio 2005. Del 2010 è invece la mostra fotografica dell’eclettica artista Viviana Nicodemo che, in profondo dialogo con le poesie di Milo De Angelis, sviluppa i temi cari al poeta come il grido, la nudità, l’incompiuto, la reclusione, creando così un nuovo linguaggio visivo dalla forte drammaticità e suggestione. Un’ultima domanda, prima del prossimo viaggio: un’immagine che ce lo racconti. “Penso a una figura geometrica: la spirale. Percorrendo un cerchio, si ritorna all’esatto punto di partenza. Invece percorrendo una spirale, si ritorna nelle vicinanze. E da lì possiamo vedere i luoghi già vissuti senza coincidere, possiamo tornare in un punto che è prossimo e insieme separato, che consente l’emozione della vicinanza e il sapere del distacco.”
Citazione del mese:
“Fu il rosa tenue del cielo, la salmodia
dei corpi vivi nella risaia, fu quel
presente di spighe
che la terra sprigionava
per noi, pattuglia di due anime:
come rintocca quell’ ostinato
silenzio dei crepuscoli,
tu ritorni da un refolo di vento
Con una sciarpa viola ti alzi
dalla risaia e mi raggiungi, drastica presa
che tiene congiunti: c’è ancora un grido
tra i chicchi incantati e consenzienti
e ogni cosa per noi sembra creata.”
“Via Selvanesco” – Milo De Angelis – inedito