Un altro Mediterraneo da scoprire: l’itinerario greco bizantino sul litorale ionico
di Franca Dell’Arciprete Scotti
Dalla luce abbagliante del mare all’oscurità di foreste impenetrabili, dai vasti orizzonti di pianura alle inaccessibili gole delle montagne, dai boschi verdi alle enormi fiumare aride. “Siamo in fondo allo stivale, nel più bel paese del mondo” scriveva un viaggiatore nell’800. Abbracciata da due mari, la Calabria si protende in fondo alla penisola. Se oggi sembra appartata e lontana dai grandi centri produttivi e trainanti del Nord, ieri era una terra di incroci fertili e incontri culturali. Al centro del Mediterraneo, con i suoi 800 chilometri di coste, era terra di approdo e di accoglienza. Così accadde già nel primo millennio, quando i monaci bizantini, allontanati a causa delle lotte iconoclaste, furono costretti ad abbandonare le terre medio orientali. In Calabria trovarono rifugio e un ambiente idoneo ai loro ideali ascetici: i boschi foltissimi delle Serre e dell’Aspromonte, le grotte profonde, cocuzzoli e alture scoscese dove arrampicarsi, nascondersi, vivere in solitudine. Siamo nella Calabria greco bizantina, tutta affacciata sul mare Ionio, che da Monasterace va verso l’interno fino all’Aspromonte.
Ancora oggi, dopo secoli, il paesaggio fa intuire quelle oasi di eremitaggio votate all’isolamento. L’Eremo di Santa Maria della Stella è la prima tappa del nostro itinerario. Qui alla fine del primo millennio arrivarono i primi anacoreti: pareti scoscese avvolte nel sole, selve foltissime, ciuffi di ginestre, resti di affreschi dedicati alla Vergine, un profondo senso di misticismo. Sembra di avvertire nell’aria quella religiosità tipicamente orientale fatta di deserti e di silenzio. A breve distanza la famosa Cattolica di Stilo del X° secolo, monumento nazionale, con la sua inconfondibile pianta a croce greca, le cupolette, le figure ieratiche negli affreschi consumati dal tempo, nei simboli religiosi della spada, della luce e della mandorla. Ancora più significativo il monastero San Giovanni Theristis, che dopo aver accolto una comunità di monaci, nel corso dei secoli abbandonato e riaperto, oggi è parte del Patriarcato rumeno ed è il monastero ortodosso a cui fa riferimento la folta comunità dei rumeni d’Italia. Arrivano qui in pellegrinaggio per le loro feste annuali e trovano un ambiente idillico tra piante e fiori curati da sei monaci. Siamo a Bivongi, il paese che è arrivato all’attenzione nazionale come “il Borgo della longevità”. Sarà merito dell’aria, del cibo, della profonda spiritualità che aleggia nell’aria, Bivongi è una cittadina di ultracentenari. La soluzione ideale per visitare questa zona della Vallata dello Stilaro è proprio una sosta nell’albergo diffuso Antico Casale che a Bivongi valorizza i palazzi abbandonati e li rende fruibili per un turismo slow. Scorci pittoreschi, vicoli e balconi panciuti, portali in pietra, tradizioni e leggende. Nell’Enoteca dell’Antico Casale ci si può fermare a cena con i sapori del territorio: legumi freschi e secchi, purè di fave, zuppe, filetto di trota alle mandorle. www.anticocasalebivongi.com
Intorno ci si può dedicare al turismo sportivo, pesca nel torrente, trekking alle cascate, escursioni nelle Serre, oppure si va alla scoperta delle tracce che ha lasciato la storia passata. Tanti mulini ad acqua che servivano a macinare le pietre ricche di minerali, ferro e argento, resti di ciminiere delle fabbriche e di gallerie di miniere. Mongiana, a pochi chilometri, conserva il sorprendente Museo delle Reali Ferriere Borboniche. Sorprendente la documentazione sullo sviluppo scientifico tecnologico del regno borbonico nell’800, dovuto alla presenza in questa ampia area delle Serre delle miniere di ferro, dei boschi per la produzione del carbone, dei fiumi come forza motrice. Qui si producevano armi e cannoni, i binari della prima ferrovia italiana da Napoli a Portici, e c’era nell’800 uno dei poli siderurgici più grandi d’Europa. Dismesso drammaticamente e repentinamente con l’unità d’Italia e l’arrivo dei Savoia, che preferirono spostare a nord la produzione del ferro. In tono polemico qui fanno notare che il sud è stato deprivato e penalizzato dalla dinastia piemontese. E i briganti di Aspromonte qui sono considerati una sorta di eroi locali. prolocomongiana@tiscali.it
Un’altra oasi greca é la cittadina di Gallicianò, nella vallata Amendolea, dove fino a cento anni fa si parlava e scriveva esclusivamente in greco. Oggi si parla il grecanico e si proteggono gelosamente le tradizioni del passato, non solo linguistiche, ma anche musicali e rituali, custodite nel piccolo museo locale. In alto appare Gerace, il cui nome deriverebbe da hierax che vuol dire sparviero, l’uccello che avrebbe guidato secondo la leggenda i profughi di Locri, la mitica e prestigiosa città della Magna Grecia di cui restano importanti vestigia. Dall’alto delle sue fortificazioni, Gerace poteva controllare e difendere la costa ionica, da Punta Stilo a Capo Bruzzano. Oggi riconosciuta uno dei Borghi più belli d’Italia, Gerace ha mantenuto quasi intatta la sua immagine di borgo medievale. Bellissimo il Duomo, monumento nazionale, la più importante chiesa normanna della Calabria, costruita su un’originaria cattedrale bizantina, che oggi è la cripta, chiusa da uno splendido cancello in ferro battuto. San Francesco, invece, del 13º secolo, è una delle opere francescane più antiche della Calabria. Di grande valore il sontuoso portale di origine arabo normanna, l’altare maggiore intarsiato da marmi policromi che raccontano la storia di antiche città medievali e il sepolcro di marmo bianco di Niccolò Ruffo di Calabria.
Enogastronomia
Il bergamotto è il primo tesoro della Calabria. Profumatissimo, assomiglia all’arancia, ma ha il colore giallo brillante del limone. Curiosamente non si sa da dove venga e anche il suo nome ha un’origine controversa. Si coltiva solo in una ristretta fascia costiera tra nel sud della Calabria, tra Villa San Giovanni e Gioiosa Ionica. Dal 2001 il Bergamotto di Reggio Calabria- olio essenziale è una DOP che si coltiva secondo un rigoroso disciplinare, protetta dal Consorzio del Bergamotto. Ammirato e apprezzato da botanici, medici, ricercatori e chef, è ricercatissimo per gli oli essenziali che se ne ricavano, indispensabili nell’industria profumiera. Il suo segreto, l’”oro verde”, si nasconde nella parte esterna del frutto, precisamente nella essenza dorata che si ricava dalla lavorazione mediante “pelatura” della buccia. Prezioso nell’industria profumiera, il bergamotto rivela le sue proprietà salutari anche nel combattere il colesterolo e per gli effetti antidepressivi. Senza dimenticare le sue virtù in cucina, sia nelle ricette di pesce dove alleggerisce i sapori un po’ pesanti delle ricette tradizionali, sia soprattutto nella pasticceria. Per apprezzare le golosità al bergamotto ottima la Pasticceria Gelateria Il Bergamotto di Gallina, a pochi chilometri da Reggio Calabria, www.ilbergamotto.com. E per immergersi in questo mondo profumato, ottimo l’Agriturismo Il Bergamotto di Condofuri, ricavato da una casa padronale al centro di una vasta e profumata proprietà : cucina casalinga ai sapori del territorio, fusilloni al sugo di pecora, ricotta di capra salata, capretto in umido, caponata di verdure. Tel. 0965 727213. Una curiosità: a Mammola, una cittadina calabrese in provincia di Reggio Calabria si è affermata la lavorazione e la cucina dello stocco, presidio Slow Food, che viene importato in grande quantità dalle isole Lofoten, dove viene pescato ed essiccato all’aria in modo naturale. L’azienda Alagna e Spanò Stocco di Mammola porta avanti da più di trent’anni una lavorazione artigianale di successo. Mentre il ristorante Alla taverna del Borgo è il luogo dove lo stocco viene cucinato sapientemente in mille modi, al pomodoro, alle patate, con le olive, con origano e finocchio selvatico, marinato in aceto bianco con cipolla rossa di Tropea. www.latavernadelborgo.it – www.stoccomammola.it. Altra eccellenza della gastronomia calabrese è l’olio. Interessante il Museo dell’olio di Casa Ligarò, a Cropani, nato dall’azienda omonima, famosa produttrice di olio extravergine dagli olivi di proprietà, che si estendono in un ampio territorio nelle colline del catanzarese ionico. www.casaligaro.it
Dove mangiare
Un indirizzo da non perdere in questa zona della Calabria ionica è la trattoria Scacco Matto di Sersale, in provincia di Catanzaro: tagliatelle ai funghi della Sila, gnocchi fatti in casa con crema di pecorino e scorzone nero, pasta al pesto con le noci, soppressata, capocollo, insaccati tutti insaporiti con il peperoncino calabrese, capretto alla brace. www.scaccomattosersale.it
Dove alloggiare
Perfetti per esplorare questa zona della costa ionica e dell’entroterra della Calabria bizantina sono i due villaggi turistici Costa Blu e Borgo degli Ulivi, uno più adatto a famiglie con bambini, l’altro dedicato a turisti in cerca di benessere, raffinatezza, atmosfera. www.costabluresidence.it. Per informazioni e organizzazione di brevi o lunghi percorsi turistici in tutta la regione: www.rhegiontravel.it