Tra un mare incantevole e piantagioni verdissime, una vacanza che invita anche a sognare: c’è la storia di Cristoforo Colombo, ci sono i galeoni scomparsi. E, su tutto, l’epopea rivoluzionaria…
di Franca Dell’Arciprete Scotti
Meglio affrettarsi ad andare a Cuba. Prima che gli americani e i nuovi turisti, curiosi per le novità e l’apertura, la prendano d’assalto. E, soprattutto, comincino a snaturarla. Questo incredibile incrocio di natura e storia, vegetazione lussureggiante e mare turchese, palazzi coloniali e vetrate liberty, allegria e colore, orgoglio e dignità, in un sistema economico che ancora sta definendo la sua strada, potrebbe perdere la sua identità. “Questa è la terra più bella che abbia mai visto” scrisse Cristoforo Colombo nel 1492 “alberi fioriti come non ho mai visto in patria, con fiori e frutti dei generi più diversi, una gran quantità di palme, foglie molto grandi, foreste verdi e un delizioso cinguettio di uccelli….” Dopo 500 anni Cuba é un unicum tra le isole caraibiche. Soprattutto per la sua storia incredibile e complicata. Colonizzatori spagnoli e in parte francesi, il protettorato americano, la rivoluzione di Castro e dei suoi “barbudos”, il mito del Che, gli avvenimenti epocali dello sbarco alla Baia dei Porci e dei missili sovietici. E poi, in tempi più recenti, la visita dei Papi e l’alleggerimento dell’embargo economico degli USA. Tutto ciò ha lasciato tracce inconfondibili che si intrecciano con il paesaggio, i palazzi stupendi dei governatori ad Habana Vieja, che è tutta Patrimonio Unesco, le case coloniali con gli arredi del Settecento e dell’Ottocento a Trinidad, Camaguey, Sancti Spiritus, il teatro e i palazzi liberty di Cienfuegos, e del Paseo Marti ad Habana Centro, le haciendas che raccontano la storia delle piantagioni di tabacco e di canna da zucchero, sostenute dallo schiavismo fino al ‘900. E poi tutta l’epopea della Rivoluzione che vive ancora nei manifesti enormi, nelle icone del Che e di Fidel, nei luoghi sacri alla vittoria dalla Baia Cochinos alla Sierra Madre, alla conclusiva Santa Clara. Qui soprattutto è emozionante e commovente il memoriale dedicato a Ernesto Che Guevara, che a dicembre del 1958 diede il colpo di grazia alla dittatura di Batista. La storia è certamente letta con spirito patriottico e combattivo. Ma i documenti, le fotografie e gli oggetti raccontano la fierezza e il coraggio di un popolo e dei suoi leader nell’affermare la volontà di indipendenza.
I grandi hotel anni ‘30, soprattutto l’imperdibile Nacional, raccontano il periodo d’oro della mafia americana che qui si riuniva per spartirsi il mercato della droga, della prostituzione e del gioco d’azzardo, quando Cuba era “il bordello degli USA”. Questa era stata anche l’epoca di Hemingway, un altro mito dell’isola, immortalato in mille fotografie, autografi e cimeli, soprattutto ad Habana: mojito, dayquiri, sigari hemingwayani ancora rivivono alla Bodeguita del Medio, alla Floridita, alla Finca la Vigia e c’è chi va a visitare con devozione anche la camera numero 511 dell’hotel Ambos Mundos. Negli anni ’50 Cuba era frequentata da star hollywoodiane, cantanti famosi, miliardari di tutto il mondo Un’epoca che rivive ancora nelle famose macchine americane: colori pastello, rosa, verde pistacchio, azzurro, viola, giallo, forme aerodinamiche e sedili scoperti, per una passeggiata nel centro di Habana e provare l’ebbrezza di sentirsi una star di Hollywood. Dopo tutte queste vicende turbolente e contrastate, Cuba appare oggi una realtà in fermento difficilmente definibile, in cui nuove classi sociali stanno emergendo e i sacri principi socialisti stanno venendo a compromesso con la nuova economia di mercato. Il rischio è che tra qualche anno gli stessi eroi della rivoluzione diventino icone pop come già è accaduto al Che, che in Occidente inonda magliette, tazze e cappellini.
Per visitare l’isola ovviamente il mezzo migliore è la macchina con autista. Ma qualche tratto si può percorrere con il trenino turistico. Vicino a Trinidad, nella costa sud, si apre la famosa Valle de Los Ingenios, dal 1988 patrimonio dell’umanità Unesco, dove nel 1800 sorsero decine di mulini, gli Ingenios, per la spremitura della canna da zucchero, a cui lavorarono migliaia di schiavi. Il percorso con il trenino a vapore si svolge in un paesaggio verdissimo dalle foglie brillanti. All’arrivo una hacienda d’epoca con i suoi mobili originali e le fotografie del tempo. Si sale su un’altissima torre di avvistamento che serviva per controllare il lavoro nelle piantagioni e si può comprendere dal vivo quel ferreo sistema economico basato sullo sfruttamento degli schiavi. In strada l’allegria e il colore dell’artigianato cubano venduto in mille bancarelle, tra cui le famose bambole di stoffa, le marionette e le automobili intagliate nel legno.
Un altro percorso da fare in trenino è quello che, nella costa nord, porta in mezz’ora da Remedios a Caibarien, il porticciolo di pesca dove si visita all’aperto un bel Museo dell’industria zuccheriera con i grandi macchinari e le raffigurazioni delle varie fasi della lavorazione. Accanto anche tanti esemplari di locomotive a vapore, che faranno sognare a occhi aperti tutti gli appassionati di treni. Da Caibarien parte un percorso spettacolare che collega la terraferma.con i cayos dell’arcipelago di Camaguey. Una stretta lingua d’asfalto lunga 48 chilometri che procede tra mangrovie, piante acquatiche, distese di mare turchese e tuffi di gabbiani. Si arriva ai cayos, dove si può trascorrere una giornata intera al mare. Ricordiamoci che il clima ai Caraibi è variabile al massimo: quindi costume da bagno sì, ma anche sempre un kway, che ripari dal vento o da un improvviso acquazzone. Se si è fortunati la giornata trascorre al sole: sabbia impalpabile, un mare trasparente che crea fasce circolari di colori, dal turchese, al verde, al blu, palme e alberi in spiaggia.
Vita d’acqua e di spiaggia dunque, ma anche tante storie fantastiche di galeoni scomparsi. Davanti a questo mare si sognerà la storia delle spedizioni spagnole che imbarcavano tutti i tesori del Sudamerica e subivano l’improvviso attacco dei pirati, che potevano facilmente nascondersi in questi mille isolotti, protetti da insenature e coste frastagliate. Infine, un luogo che incuriosirà grandi e piccoli: da Playa Larga un’escursione all’interno della Penisola di Zapata porta a visitare il “criadero de cocrodilos”, un acquitrino recintato in cui vengono allevati coccodrilli. Davvero impressionante vedere questi animali nella loro vita quotidiana, mentre si muovono lentamente tra acqua e terra, si accoppiano, divorano pezzi di carne o i pesci lanciati dagli addestratori. Info: www.cuba-si.it/ – www.autenticacuba.com