Quelli del Ducato di Parma e Piacenza. Un mondo sognante fatto di torri e merlature, fossati e saloni affrescati, segrete e ponti levatoi. E, intorno, la Food Valley parmense
di Franca Dell’Arciprete
A un centinaio di chilometri di distanza da Milano, si scopre un mondo sognante e un po’ fiabesco. È il mondo dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, avvolti in un alone di fascino e di mistero. In parte privati, ancora di proprietà di nobili famiglie, in parte pubblici, evocano i tempi gloriosi di Maria Luigia d’Austria, moglie di Napoleone e amatissima Duchessa di Parma. Che sceglieva alcuni di questi castelli come residenze estive o dimore di campagna. Anche perché quasi tutti sono immersi in parchi magnifici, giardini all’italiana, romantici boschi all’inglese. Sono oggi in buona parte i Parchi regionali dell’Emilia Occidentale, o Parchi del Ducato, che, lungo i fiumi Taro, Stirone, Trebbia, ricchi di biodiversità, di fauna e flora particolari, giungono fino al maestoso Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. L’Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza riunisce 23 castelli tra roccaforti, corti rinascimentali, fortezze, palazzi, nobili dimore, luoghi d’arte e 8 alloggi di charme esclusivi. Tutti affascinanti, come la Rocca Sanvitale di Sala Baganza, enorme, stratificata, immersa in un magnifico giardino o il Castello di Fontanellato, inconfondibile con il suo romantico fossato e le sale dei ritratti e delle armi.
Ben 13 strutture aprono le loro stanze, con il programma Alloggi tra Antiche Mura. Tra gli altri, il Castello di Compiano, sulla via per la Fortezza di Bardi, con vista sulle colline nelle terre che furono dei Marchesi Pallavicino, il Castello di San Pietro in Cerro, nella Locanda del Re Guerriero, la Residenza Torre di San Martino, nel borgo di Rivalta sulle colline piacentine, la Rocca d’Olgisio, dell’anno mille, una delle più suggestive rocche piacentine. Ci aspettano letti a baldacchino, romantici camini, confortevoli suites di charme con arredi d’epoche lontane per notti incantate. Secondo le migliori tradizioni dei leggendari cicli letterari dal Medioevo al Rinascimento. Passando da una sala all’altra, tra soffitti affrescati, mobili antichi, cappelle private e prigioni, si scoprono le storie delle dinastie che hanno dominato questa terre: i Sanvitale, i Sanseverino, i Farnese, i Borbone
Rivivere i fasti di principi e principesse è possibile. Svegliarsi in un’antica dimora storica, aprire le finestre e trovarsi circondati dal parco, in cui scendere a passeggiare come un tempo facevano i nobili, fare colazione in una veranda, cenare a lume di candela in antiche taverne davanti a grandi camini, scegliere menù di ispirazione medievale, rinascimentale o piatti unici, figli della tradizione non solo italiana, ma anche francese ed austriaca. Durante il giorno si visitano rocche, fortezze, regge e manieri, si fanno passeggiate e cavalcate in Val Nure, Val Trebbia, Val d’Arda. Si scopre in battello il Grande Fiume Po, lento e solenne, si visitano antiche cantine e vigneti.
Come dimenticare un altro aspetto imprescindibile di queste magico territorio? La gastronomia è regina nel parmense, che è sede del distretto più importante in Italia per l’industria conserviera alimentare e per l’industria delle attrezzature per il settore alimentari. Per averne un’idea sintetica e complessiva la cosa migliore è visitare i Musei del Cibo. Musei originali, curiosi, gustosi, da acquolina in bocca. In particolare il Museo del Pomodoro e il Museo della Pasta a Corte di Giarola, sede del Parco Fluviale Regionale del Taro. Davvero sorprendente scoprire che il pomodoro importato dalle Americhe all’inizio fu giudicato immangiabile, che si apprezzava la varietà giallina, da cui il nome Pomodoro, che l’industria conserviera si sviluppò qui con Carlo Rognoni che, alla fine dell’800, aveva pensato che potesse essere redditizio inserire la coltivazione del pomodoro nella rotazione agricola per poi ricavarne le conserve industrialmente. Da qui l’esplosione di queste attività nella pianura parmense ad opera di nomi storici come i Mutti e i Tanzi, e poi la scoperta degli attrezzi per l’industria conserviera, dai pentoloni in rame a fuoco scoperto alle lattine in stagno e ferro, alla scoperta dell’apriscatole, all’invenzione del tubetto per il concentrato di pomodoro. Altrettanto gustoso il Museo della Pasta, inserito nella stessa sede a Corte di Giarola. Qui la storia è molto più lunga. Dal 9000 a.C. si coltivano cereali nel mondo, come dimostrano scavi archeologici soprattutto nella mezzaluna fertile e da millenni i cereali vengono moliti, ridotti a farina, impastati con l’acqua e cotti La pasta forse deriva dalla puls romana, una specie di polenta molle. Ma aldilà della storia, è intrigante conoscere l’enorme varietà di formati della pasta italiana, le differenze tra pasta fresca e pasta secca di grano duro e grano tenero, le capitali della pasta italiana, la trafilatura con i metalli nobili, la varietà dei mulini nei secoli, fino al più grande stabilimento di pasta al mondo che è quello della Barilla nel parmense. In questa Food Valley, ci sono aziende blasonate e preziose dove si producono il Parmigiano Reggiano, il Culatello ed il Prosciutto di Parma, la Coppa, Pancetta e Salame piacentini. Qui si può avere qualche esperienza davvero insolita: come la visita dell’Antica Corte Pallavicina a Polesine Parmense, ora Relais di charme e ristorante stella Michelin, per merito dello chef Massimo Spigaroli.
Vicino ai Castelli di Soragna, Roccabianca, San Pietro in Cerro, l’Antica Corte Pallavicina è un affascinante maniero sul Po. Lussuose camere che furono dei marchesi accolgono gli ospiti, mentre tutt’attorno la natura avvolge con l’acqua e i suoi profumi, la vegetazione cara ai registi del neorealismo e sciami di coccinelle porta fortuna. Le sue cantine sono memorabili. Come un caveau o un forziere, contengono tutta la produzione del prezioso culatello di Zibello, invecchiato anche 36 mesi e destinato a tavole importanti, indicate nell’etichetta: Sua Maestà il Principe di Monaco, il Principe di Galles, Armani a Parigi… www.anticacortepallavicinarelais.it Per chi cerca emozioni nuove, infine, l’Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza offre anche la possibilità di scegliere una automobile d’epoca e viaggiare dalla placida pianura alle colline romantiche fino alle valli più boscose e selvagge dell’Appennino, oppure sorvolare i manieri addirittura con la mongolfiera, per goderli dall’alto, a volo d’uccello, in un’atmosfera rarefatta.
Appennino gastronomico: una rassegna di menu a km zero
Fino alla fine di febbraio, in questo territorio vocato alla gastronomia, si svolge la rassegna “Appennino Gastronomico – Menu a Km Zero”, il concorso promosso dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, in collaborazione con Coldiretti e Alma, la Scuola internazionale di cucina italiana. Per la sua settima edizione vede la partecipazione di 23 ristoranti. www.parcoappennino.it – www.parcoappennino.it/menuKm0-14.php Per mangiare consigliamo: Ristorante I Pifferi, dove la scelta spazia dai vassoi di affettati speciali, allo sformato di riso con fonduta e tartufo, ai tortelli alle erbe con burro e parmigiano, il tutto ovviamente annaffiato da Lambrusco. Sala Baganza (PR), tel. 0521 833243, www.ipifferi.com; Trattoria Milla, una vecchia osteria dei primi del Novecento, frequentata da carrettieri e viandanti, ora trasformata in una trattoria accogliente dall’eccellente offerta gastronomica: gnocchetti di patate con fonduta di formaggi, taglierini al burro e tartufo, anolini in brodo di cappone, pappardelle di ortica al ragù di Strolghino di culatello. Sala Baganza (PR), tel. . 0521 833267 www.trattoriamilla.it
Informazioni
www.castellidelducato.it – www.parcotaro.it – www.parchidelducato.it