di Franca Dell’Arciprete
“Il Signore protegga il tuo ingresso e la tua uscita” é il gentile augurio che da Porta San Tommaso la città di Treviso rivolge ai suoi visitatori. Un bell’augurio in tutti tempi. Sia nel passato, quando Treviso era la città d’acqua, colta ed elegante, celebrata da poeti e trovatori. Sia nel presente, in cui Treviso é una delle città più industriose del famoso nord-est. Passato e presente convivono in armonia, sovrapponendosi piacevolmente. Treviso si visita rigorosamente a piedi. E attualmente merita una sosta in più per la bella mostra in corso a Casa dei Carraresi fino a maggio 2014: “Magie dell’India. Dal tempio alla corte, capolavori d’arte indiana”. Città a misura d’uomo, deve essere goduta lentamente negli scorci pittoreschi che formano i suoi canali. Palazzi, ponti, case medievali, fiori, si rispecchiano nell’acqua, formando un paesaggio incantato. Tra archi gotici, bifore traforate, balconcini sporgenti, spicca un elemento che già colpiva i visitatori del passato: gli affreschi che ricoprono le facciate degli edifici. Putti danzanti, eroi mitologici, Natività e Annunciazioni, grottesche e ghirlande si dipanano lungo i più bei palazzi della città. Formando quasi un secondo scenario che allude alla vita di un tempo, quando tutto il territorio trevigiano era la “Marca zoiosa et amorosa” secondo le parole di Monsignor della Casa, che scrisse qui il Galateo, libro cortese per eccellenza.
Anche se il tempo cortese è finito, Treviso conserva notevoli tesori all’interno della sua potente cinta muraria, costruita da Fra Giocondo nel 1500. Tutto si sviluppa su una superficie ridotta, facile da percorrere. Calmaggiore è il corso principale che unisce l’area religiosa a quella civile. Il Duomo, con il suo grande complesso di cappelle absidali e la sovrapposizione di stili dovuta alle elaborazioni successive, il Battistero in mattoni rossi e in stile romanico, probabilmente costruito sopra un tempio pagano, la piazza dei Signori, centro della vita cittadina, circondata da importanti edifici simbolici, come la Prefettura nel Palazzo del Podestà, la Torre civica, il Palazzo dei 300 dedicato alle assemblee comunali medievali, la Loggia dei Cavalieri sorretta da archi, dove si riuniva l’aristocrazia trevigiana.
A pochi passi da questo centro c’è il magnifico complesso domenicano di San Nicolò del 1300, dove è imperdibile la sala del Capitolo affrescata da Tommaso da Modena. La serie dei ritratti dei Domenicani illustri rappresenta con realismo e vivacità la vita di un tipico scriptorium medievale, con gli strumenti utilizzati nelle attività della lettura e della scrittura, forbici, occhiali, penne, calamai. Imperdibile é anche il complesso di Santa Caterina, ora sede museale, che conserva alle pareti tracce di affreschi quattrocenteschi attribuiti a Gentile da Fabriano e soprattutto le pale degli affreschi sulla vita di Sant’Orsola di Tommaso da Modena, staccati da una chiesa ora distrutta. La passeggiata in città da una chiesa all’altra, da un palazzo all’altro attraversa continuamente canali e canaletti che si staccano dal Sile, il fiume di Treviso. Qui ogni passo merita una fotografia. Salici piangenti, papere, statuette in ghisa, abbaini, archi coperti di fiori, ruote di vecchi mulini ancora funzionanti, osterie seicentesche come l’Osteria della Colonna frequentata da Giovanni Comisso, costituiscono lo sfondo pittoresco che si riflette nell’acqua.
Le vie d’acqua, naturali e artificiali erano la ricchezza della città e lì si trasportava tutto, uomini e merci. Per questo, dopo le signorie più o meno bellicose di Ezzelino da Romano, dei Da Camino, e degli Scaligeri, la Serenissima già alla fine del ‘300 si impadronì di questa bella cittadina e del suo contado. Così tutto il territorio trevigiano si arricchì di splendide ville, vera “corona di delizie”. Con il loro microclima dolce di tipo mediterraneo, le colline e la terra fertile già utilizzate dai monaci medievali diventarono la sede ideale per le ville dei patrizi Veneziani. Un modello di abitazione e di vita che fu forse un unicum: aziende agricole, capolavori architettonici, comunità di lavoro, cenacoli intellettuali, meta della settecentesca goldoniana “villeggiatura”. Anche la loro struttura assunse un modello definito: base medievale con inserimento di elementi classici, come il timpano e le colonne, fino ai capolavori palladiani. Ne sono esempio la celebre Villa Barbaro a Maser e Villa Emo di Fanzolo di Vedelago.
A parte i capolavori del passato, il trevigiano ospita anche gioielli di architettura moderna, tanto che esiste una “strada dell’architettura” nel nord ovest , tra Asolo e Castelfranco Veneto. Da non perdere è la tomba Brion di Carlo Scarpa a San Vito di Altivole, da considerare quasi una summa del linguaggio di questo grande architetto. È un complesso monumentale costruito all’insegna dei principi orientali Ying e Yang, del legame prospettico tra interno ed esterno, dell’alternanza tra vuoti e pieni, dell’importanza dell’acqua che attraversa tutto, costruendo insolite passerelle. Ogni elemento è studiato nel suo simbolismo e nel riferimento alla tradizione veneta.
A pochi chilometri, a Casella d’Asolo, é da vedere anche lo stabilimento creato da Zanuso negli anni ‘60 per la Brionvega e poi passato di mano. Ancora modernissimo, in vetro e cemento armato e telai metallici di colore rosso, testimonia l’attenzione dell’imprenditore per il design anche nei luoghi del lavoro, che assumono una dimensione estetica. Tutto il trevigiano è dunque ricco di sorprese piccole e grandi, sconosciute o già celebri. Ad esempio bisogna proprio cercare con attenzione la chiesa di San Giorgio a San Polo di Piave decorata da una bellissimo affresco naif, dove l’Ultima Cena ha tutti particolari della mensa popolare con i pesci tagliati, pani, granchi e gamberi di fiume rossi. Oppure l’incredibile castello Giol, già Palazzo Papadopoli, sempre a San Polo di Piave, costruito da ricchi banchieri veneziani di origine greca, in forme neo gotiche, sul modello dei castelli inglesi dell’800, oppure l’incantevole Portobuffolé, bandiera arancione del T.C.I., rimasto intatto nella sua fisionomia cinquecentesca di importantissimo porto fluviale sul Livenza: la dogana, il fondaco veneziano il Monte di pietà, la casa di Gaia da Camino testimoniano un’epoca di ricchezza, precedente la deviazione del fiume, in cui qui arrivavano i preziosi carichi di sale della laguna, per essere trasportate nel Nord Europa. Oppure la piccola Badoere, borgo agricolo tutto raccolto intorno alla Rotonda, grandissima piazza circolare del mercato fatta costruire nel 1756 dai signori Badoer, proprietari del borgo. Info: Consorzio di Promozione Turistica Marca Treviso, tel 0422 541052, promo@marcatreviso.it – http://www.marcatreviso.it
Il Consorzio di Promozione Turistica Marca Treviso ha preparato anche una serie di itinerari tematici con le tappe, l’indicazione dei tempi e delle distanze. Un Itinerario Religioso, alla scoperta dei luoghi di fede. I percorsi della Prima Guerra Mondiale, con i Musei, le trincee, i resti di eroiche battaglie che hanno segnato la storia d`Europa. Un itinerario per scoprire i set dei numerosi film che sono stati girati in provincia di Treviso. Al via anche l’esclusivo progetto Prosecco Privée, un locale in cui toccare con mano l’eccellenza del Conegliano Valdobbiadene D.O.C.G. Il locale, appena aperto in via Mare a San Vendemiano e il suo strumento di divulgazione in un’App scaricabile gratuitamente, diventa il modo per conoscere al meglio il territorio di Conegliano e Valdobbiadene. Prosecco Privée raduna tra le sue mura una trentina di cantine, selezionate tra i 15 comuni della Denominazione: i prodotti da mescita e da asporto e gli stessi “cicchetti” provengono rigorosamente dal territorio. www.proseccoprivee.it
“Magie dell’India. Dal tempio alla corte, capolavori d’arte indiana”
Una grandiosa, intrigante mostra è aperta a Treviso, a Casa dei Carraresi, fino a maggio 2014: “Magie dell’India. Dal Tempio alla Corte, capolavori d’arte indiana”. Organizzata da Sigillum, offre per la prima volta in Italia una rassegna di opere d’arte indiana dal II millennio a.C. all’epoca dei Maharaja. Elementi architettonici, miniature, fotografie d’epoca, oggetti di uso rituale e quotidiano, costumi, tessuti, gioielli, accanto a statue e bassorilievi provenienti da importanti collezioni museali e private, sono stati collocati in un contesto scenografico che ne ricrea gli ambienti originari. La seconda parte della mostra è dedicata al favoloso mondo dei Maharaja: splendidi tappeti, armi, cotte di maglia e armature imbottite, gioielli, sete dai mille colori cangianti, arazzi. www.laviadellaseta.info