Tra acqua, terra e storie di uomini per scoprire in maniera “lenta” la suggestiva varietà paesaggistica del Delta del Po
Testo e foto di Franca Dell’Arciprete Scotti
Apparentemente monotono il paesaggio del Delta del Po rivela invece una straordinaria varietà. Terra e acqua, canneti e dune sabbiose, casoni bassi che segnano l’ampiezza delle distese acquatiche, valli e prati salmastri. E poi, all’improvviso, aironi e cormorani che si alzano in volo, fenicotteri rosa elegantemente intenti ad esplorare gli specchi d’acqua, folaghe e garzette, nutrie e tartarughe che si intuiscono dai cerchi concentrici disegnati sotto la superficie dell’acqua. Siamo sul Delta del Po, Patrimonio naturale dell’Unesco, una enorme distesa che occupa gran parte dell’alto Adriatico, distribuito su due parchi regionali e su due regioni, il Veneto e l’Emilia-Romagna e su tre province Rovigo, Ferrara e Ravenna. Nel Delta del Po emiliano è stato organizzato, ad opera del GAL Delta 2000, Itineradelta, una interessante proposta di itinerari che permettono di scoprire “in lentezza” questo straordinario paesaggio naturale e umano. Sono itinerari da percorrere senza fretta e nel pieno rispetto dell’ambiente. Ecco dunque la soluzione fondamentale dell’intermodalità, che evita il più possibile l’utilizzo della macchina privata a favore di mezzi alternativi a percorribilità “lenta”: ecobus, bicicletta, barca, canoa e cavallo, oltre, ovviamente, alle passeggiate a piedi. Si scopriranno così panorami insoliti che sfuggono al turista frettoloso, panorami di terra e di acqua ricchi di una storia stratificata. Il parco del Delta del Po emiliano è stato protagonista della storia nazionale, almeno in due momenti fondamentali, il Risorgimento e la Resistenza.
Questo territorio è stato al centro di scontri, spesso fratricidi, episodi di eroismo, fughe, nascondigli, personaggi leggendari che vivono ancora oggi nella memoria. Basterebbe citarne due: Giuseppe Garibaldi e il partigiano Arrigo Boldrini, il famoso comandante Bulow. La fattoria Guiccioli rappresenta una delle tappe più famose della vita di Garibaldi, legata alla sua fuga dagli Austriaci, i quali lo intercettarono nel corso del viaggio da Cesenatico a Venezia. Qui il custode gli offrì generosamente ospitalità ed alloggio, e qui, il 4 agosto del 1849, morì a 28 anni Anita, già sofferente ed estenuata dal viaggio. Nella fattoria commuovono le testimonianze dell’epoca, i quadri che ritraggono i due protagonisti, il letto in cui Anita perse la vita, gli oggetti dell’epopea garibaldina. A pochi metri un Cippo ricorda la morte della giovane donna. La vicenda di Anita morta in questo territorio ci ricorda come il Delta e la Pineta di Ravenna siano stati per molto tempo terre paludose e malariche. Ce lo ricordano anche alcuni nomi davvero significativi, Malalbergo, Malmorta. Qui era difficile vivere, in condizioni proibitive, strappando i poveri mezzi di sostentamento alla terra e all’acqua, trascorrendo spesso tutto l’inverno nei casoni umidi e freddi appoggiati sull’acqua.
In un altro secolo un altro eroe. Da Garibaldi al comandante Bulow, nome di battaglia del partigiano Arrigo Boldrini. Il suo nome è ancora celebrato dai volontari dell’ANPI, che gestiscono un servizio di barche per turisti, conducendoli attraverso la Pialassa Baiona fino a visitare, nell’Isola degli Spinaroni, un casone dedicato ai ricordi della Resistenza, quando Boldrini guidò i gruppi di partigiani contro i Nazifascisti per la liberazione di Ravenna. I racconti appassionati di questi volontari fanno rivivere l’epopea della Resistenza, conservando la memoria di nomi, personaggi e luoghi che rischiano di essere dimenticati per sempre. E i racconti animano questo incredibile paesaggio della Pialassa Baiona: una laguna che alterna ampi specchi d’acqua aperti a prati salmastri, canali artificiali, depositi di sedimenti e vaste distese limose. Le acque dei chiari hanno bassa profondità, con fondali melmosi o sabbiosi, parzialmente affioranti durante le basse maree.
Altrettanto interessanti altri paesaggi tipici della zona. Le Dune “vive” relitte, che si trovano tra gli abitati di Punta Marina e Marina di Ravenna, Riserva Naturale dello Stato, presentano una vegetazione con comunità di specie perenni, con aspetto di prateria più o meno densa. Anche la Foresta allagata di Punte Alberete è un territorio davvero unico. Salici, Frassini, Pioppi, Olmi, Ontani, alternati, nelle bassure, da ampi specchi d’acqua all’interno dei quali predominano lamineti a ninfea bianca, saliceti e giuncheti. Fra le rare piante palustri le fioriture più vistose sono di orchidee, iris giallo, giunco fiorito. Pesci, rettili, fra cui la testuggine palustre, anfibi, rane, rospi, tritoni, insetti, molluschi e rare specie di uccelli popolano la grande garzaia di Punte Alberete che ospita l’airone rosso, bianco e cinerino, la sgarza ciuffetto, l’ibis mignataio, simbolo dell’Oasi. Il Delta del Po vive così di paesaggio naturale e culturale.
Ad Alfonsine, nei dintorni di Argenta, si celebra il nome di Vincenzo Monti, poeta minore forse, rispetto ai grandi dell’800, ma che ebbe il suo momento di gloria e fu ricercatissimo da nobili, papi e cardinali. La sua casa di Alfonsine trasmette l’immagine di un giovane nato da famiglia numerosa in un piccolissimo centro, smanioso di fuggire e farsi strada nelle grandi corti delle capitali. Vicino ad Alfonsine il Museo delle valli di Argenta, nel Casino di Campotto, documenta l’evoluzione dell’ambiente naturale e gli interventi dell’uomo in un’area caratterizzata dalle acque. La sezione antropologica propone il tema del lavoro e del millenario rapporto tra l’uomo e la Valle: lo scariolante con la carriola e la vanga; il paraduro estense impiegato nella bonifica per scolo naturale; il vallarolo con gli arnesi per la raccolta delle erbe palustri; la barca col “paradello” e il “tramaglio” per la pesca; gli utensili dell’economia domestica e per la produzione dei manufatti in canna palustre, inclusi quelli più complessi per i tetti delle capanne e la fabbricazione delle scope. Mentre l’interessantissimo Museo della Bonifica, nel cantiere idrovoro del Saiarino, è un bell’esempio di archeologia industriale e, al contempo, di cantiere di lavoro attivo. Racconta la storia e l’attività del Consorzio di Bonifica Renana che controlla e presidia il vasto sistema di canali, casse di espansione e porte vinciane disseminati in un vasto territorio compreso tra l’Appennino bolognese e il mare Adriatico. Si scoprono le macchine utilizzate nella grandi escavazioni e prosciugamenti eseguiti fino a tutta la prima metà del XX secolo, le enormi pompe in stile liberty dove 6 imponenti idrovore, quelle originarie del 1925, sono ancora in funzione, attivate oggi con i più avanzati sistemi dell’automazione meccanica.
Non solo grandi nomi di eroi e di poeti, dunque, ma anche le masse anonime di contadini ed operai, che hanno trascorso la loro vita lavorando duramente su queste terre, meritano ricordo e attenzione. Sono ad esempio gli addetti alla pesca e alla lavorazione dell’anguilla, che per anni è stata la risorsa fondamentale e fonte di sopravvivenza per gli abitanti delle valli di Comacchio. Queste costituiscono il più vasto complesso di zone umide salmastre della regione Emilia Romagna, con enormi bacini, come quelli delle valli Fossa di Porto, Lido di Magnavacca, Valle Cona, le Saline di Comacchio, Valle Fattibello e Spavola, Valle Capre. Le escursioni in barca nelle Valli, di per sé già molto suggestive, portano a visitare i famosi casoni in cui si svolgeva per tutta la stagione invernale la permanenza degli uomini addetti a questa lavorazione. Grigiore, umidità, freddo e nebbia connotavano questo lavoro, condotto in condizioni difficilissime. Arredo spartano, lontananza dalle famiglie, focolai di malaria, freddo, nebbia e umidità. Il risultato era la raccolta di quintali di anguille che poi venivano lavorate nei casoni del cosiddetto Lavoriero.
Per capire a fondo la lavorazione dell’anguilla, si può visitare a Comacchio la Manifattura dei Marinati, un complesso manifatturiero dei primi del Novecento, che oggi è diventato un museo/laboratorio in cui l’anguilla trova la sua celebrazione gastronomica sotto l’egida di Slow Food. Nel periodo autunnale è possibile vedere l’intero ciclo di lavorazione di acciughe, acquadelle e soprattutto anguille, con la preparazione che viene fatta nella Sala Fuochi e prevede quattro fasi principali: il taglio, la spiedatura, la cottura ed il confezionamento. Nella sala superiore vengono proiettati audiovisivi, che fanno rivivere il passato della città, del territorio e delle valli. Un patrimonio oramai storico è legato alle numerose “Maròte” presenti all’ingresso e all’interno nel Centro Visite, tipiche imbarcazioni vivai a fondo piatto, caratterizzate da fori e fessure sul fondo e lungo le fiancate. Oggi, oltre che sede del Laboratorio del Presidio Slow Food dell’ ”Anguilla marinata tradizionale delle Valli di Comacchio”, è centro visita tematico del Parco del Delta del Po, per il quale il Parco ha vinto il “Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa 2010/2011”.
Nel nostro girovagare per il Delta, non dimenticheremo Comacchio, «… la città ch’in mezzo alle piscose paludi, del Po teme ambe le foci, dove abitan le genti disiose che ‘l mar si turbi e sieno i venti atroci», come scriveva Ludovico Ariosto nell’Orlando furioso, definendo esattamente la sua dipendenza dal clima e dalle emigrazioni delle anguille. Sorta dall’unione di tredici piccole isole, cordoni dunosi litoranei, formate dall’intersecarsi della foce del Po di Primaro col mare, Comacchio è una tipica città lagunare, con le acque che la percorrono in lungo e in largo e per un certo tratto la cingono come un tempo, quando la si poteva raggiungere solo navigando. Governata dalla Chiesa e dagli Estensi, Comacchio è vissuta di pesca e raccolta di sale nelle saline. Pittoresca ancora oggi, soprattutto se percorsa in barca, ha il suo centro inconfondibile ai Trepponti, l’architettura simbolo della rinascita urbanistica secentesca. Dall’alto della costruzione si scorgono in perfetta simmetria le case basse e variopinte della città che si riflettono sui canali, caratteristiche “vie d’acqua” attraversate da ponti in cotto. Tutto questo mondo variegato si può da oggi esplorare attraverso i tre itinerari di Itineradelta, intitolati rispettivamente “Comacchio e le sue Valli”, “La Pineta, le Punte e la Pialassa” e “Seguendo l’asta del fiume Reno”, che coinvolgono i quattro Comuni di Comacchio, Argenta, Alfonsine e Ravenna. Tutti percorribili in Intermodalità, in ecobus, bici, barca e cavallo.
Informazioni utili
AQUA, Servizi turistici e ambientali, tel. 0426662304, info@aqua-deltadelpo.com.
Atlantide, tel. 0544965806, atlantide@atlantide.net.
Terre, tel. 0532 808058, info@vallidiargenta.org – http://www.deltaduemila.net – http://www.parcodeltapo.it – www.ferraraterraeacqua.it –www.ravennaintorno.provincia.ra.it –