In tempi di accese discussioni su tav o no tav, un’esperienza in treno “slow” sugli stessi binari delle palline di ferro che da Kiruna, nella Lapponia svedese, si sversano sul mondo intero
Testo e foto di Ada Grilli
Il fascino delle stazioni è senza tempo. Ma stiamo attenti a non esagerare con le romanticherie in terra italica, dove treno significa anche pendolari e pendolari significa anche dolori. All’estero, invece, si può osare e sostenere che treno è bello, treno è adagio, treno è lento e romantico. Ho ripercorso una parte della Lapponia, la porzione della Scandinavia dal Circolo Polare Artico in su, tutta in treno dalla Svezia alla Norvegia, per la precisione da Kiruna a Narvik. Kiruna: in poche città al mondo, se si escludono zone di guerra o risvegli improvvisi di vulcani, la notte risuona di scoppi regolari. È una città che ti sveglia di notte con potenti botti non te la puoi dimenticare. Nel nord del mondo capita. Vuoi a causa degli orsi vaganti da spaventare con qualche colpo a salve, vuoi a causa dell’attività mineraria da incrementare aprendo nuovi buchi. Si fa di notte appunto, con meno gente in giro.
E’ dunque Kiruna, nella Lapponia Svedese, stazione d’epoca col suo fascino e con biglietteria solo automatica, sulla tratta Stoccolma–Narvik, che significa tutta la Svezia in lungo e poi fine corsa in Norvegia, sul Mar Glaciale Artico. Diciotto ore per quasi 1.500 chilometri, due ore per 168 chilometri tra Abisko e Narvik, poco più di un’ora per i 100 chilometri tra Kiruna e Abisko. In compenso niente code, nessuna ressa per salire in una delle due carrozze del treno passeggeri che partono da Kiruna. Il gran traffico è del treno del ferro, che ha il monopolio della linea con dodici treni al giorno, ciascuno con oltre sessanta vagoni per treno, ciascun vagone con il ferro della miniera di Kiruna già ridotto in palline, miliardi di palline che scorrono in un solo senso verso il porto di Narvik appunto. Altrettanti i treni che ripartono vuoti nel senso opposto. Da Narvik non ci sono beni da vendere agli svedesi.
La cosa curiosa è che la linea è per lunghe tratte a un solo binario. I passeggeri sanno e sperano che il cielo gliela mandi buona, che i manovratori sappiano il fatto loro e non facciano incontrare le due carrozze passeggeri con i vagoncini carichi di palline libere, ossia ammucchiate senza confezione alcuna, né domopak, né pellicola, né coperchio di sorta. I passeggeri guardano dal finestrino tutto il tempo e ne hanno di ben donde. Potrebbero esserci, e ci sono, renne tra le betulle dopo alcuni km da Kiruna, c’è il saliscendi dolce di colline morbide e di vegetazione tipica della taiga, per lo più betulle, niente conifere. La ferrovia costeggia la strada ogni tanto ma i mezzi che si incontrano si contano sulle dita di una mano. È la Lapponia. Poi compare sua Altezza il Lago Torne. D’inverno lo si capisce solo perché la superficie è glabra, non ci sono betulle in mezzo, qualche isoletta sfrangiata, come sgorbio di matita su un foglio bianco, qualche capanna da pesca di quelle tradizionali del mondo artico, dove si pesca da dentro, facendo un buco nel ghiaccio. Settanta km di lago e nessun insediamento speculativo! Non è possibile, vien da pensare, magari c’è un villaggio turistico, qualcosa come l’Ice Hotel di Jukkasjarvi e non si vede, oppure è possibile che ci siano ancora in Europa, perché siamo ancora in Europa, dei luoghi così vergini? È possibile. E non si tratta di una zona limitata e protetta giusto per fare una buona azione in mezzo a tante cattive azioni. E’ così tutta la Lapponia svedese e pure quella in territorio norvegese e finlandese.
Ma restiamo al nostro treno, che intanto arriva ad Abisko. Qui la stazione è ancora più piccola e non si vede l’ombra di un capostazione. La sala di attesa però è ad “alta automazione”, con le luci che si accendono appena qualcuno entra e il riscaldamento che funziona; da un altoparlante arriva il messaggio registrato a ricordare ai passeggeri che si fermeranno qui per le Aurore Boreali che si è proprio arrivati a destinazione. Stupore? Panico? Non c’è nessuno a cui chiedere per dove si prende, dovendo andare all’albergo che si chiama quasi come la stazione stessa, insomma all’ Abisko Turist Station. C’è la neve, è pomeriggio e dunque già buio, non resta che trascinare la valigia sulle orme degli altri due o tre passeggeri sperando che siano degli habitués e vadano tutti gli inverni alla Abisko Turist Station a vedere le aurore o a fare fondo oppure chissà.
Infatti scopriremo, ma il giorno dopo, che chi scende ad Abisko va proprio al vecchio albergo del Touring svedese, oppure in uno degli chalet intorno. Niente shopping, niente mondanità, una biblioteca e un sobrio ristorantino stile rifugio dentro all’albergo, un negozietto interno per qualche goloseria o un supplemento di vestimenti in caso di necessità. In questo nulla c’è tutta Abisko e il fascino dei suoi spettacoli notturni, delle sue magnifiche stellate e, nelle stellate, quasi sicuramente le Aurore Boreali per le quali arrivano qua, tra novembre e aprile, persone di almeno una dozzina di nazionalità che sanno poco o tanto di questo fenomeno, comunque sono intenzionati a correre il rischio di un freddo acuto, di scarsa attività geomagnetica, di impazienza e stanchezza notturna. Per lo più se ne vanno con un bottino di emozioni e di scatti memorabili.
Tra Abisko e Narvik ci sono altri 168 chilometri di strada ferrata, storica di oltre un secolo poiché iniziata nel 1898 e conclusa nel 1902. Il paesaggio cambia un poco, le colline diventano montagne, ci sono più gallerie, ma quasi artigianali, corte e meno lugubri di quelle del Sud Europa. Le montagne entrano tutte in uno sguardo finché tra l’una e l’altra appare uno specchio d’acqua non ghiacciato. Improbabile che sia acqua termale, se non ghiaccia forse è perché è salata, pensa il viaggiatore col naso incollato al finestrino. Infatti lo specchio d’acqua diventa un nastro e si rivela un fiordo. Poco dopo c’è Narvik, fine corsa per i passeggeri, mentre le palline di ferro sui vagoni che saranno arrivati prima e dopo, giorno e notte, continuano ancora per qualche chilometro fino al terminal del porto dove vengono scaricati direttamente sulle navi. E Narvik è un’altra storia.
Consigli utili
A Kiruna, Scandic Hotel Ferrum, www.scandichotels.com/Hotels, centrale, vicino all’Ufficio Informazioni, alla Piazza e al luogo dove si tiene il mercatino lappone.
A Jukkasjarvi, Icehotel, ogni camera ideata da un artista diverso, tutto di ghiaccio, anche il bar e la cappella, sempre originale benchè molto imitato, www.icehotel.com
Ad Abisko, Abisko Turist Station, vecchia storica struttura del Touring Club svedese, sobrio ma col suo fascino, e al posto giusto sotto le Aurore Boreali www.svenskaturistforeningen.se