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Cicloviaggiando in Utah     

  di Carlo Ferrari 

 

Pensavo la cosa più dura sarebbe stata quella stramaledetta trasferta in automobile da Las Vegas fin su a Moab, che tra le altre cose mal si addiceva a chi ha sempre fatto del cicloturismo puro, nel senso che le uniche ruote contemplate per spostarsi debbono sempre comunque essere quelle della bici,  ma se l’ America è grande i suoi bellissimi parchi lo sono ancora di più, ed i giorni a disposizione sono sempre troppo pochi. Cosicché per la prima volta nella mia lunga storia di cicloturista eccomi negli Stati Uniti ed eccomi a cominciare l’avventura bici e bagagli su di una confortevole Dodge “caravan”, forzoso escamotage per eliminare i tempi di percorrenza di ciò che sta tra i cinque parchi che abbiamo deciso di visitare. Ottima scelta, tutto sommato, perché tranne la famosa Highway 12 altrimenti conosciuta come “Scenic Way” che da Torrey mena verso Bryce il rimanente sono state oltre 1100 miglia nel poco da vedere, ingrediente che se per un certo verso suona male specialmente a chi come noi italiani è abituato ad avere continuità di paesaggi, per un altro rivela una delle tante belle cose di questo pezzo di America, e cioè la vastità degli spazi rimasti inalterati da sempre. Dicevo che sì, la cosa più dura pensavo fossero le 463 miglia che dalla “città del vizio” ci trasferivano al “paesino della mountain-bike”, ma non è stato così, le ultime 150 miglia che sulla strada del ritorno da St.George ci hanno ricondotto tra slot machines e tavoli da black jack, sono state ben più sofferte delle prime, mai avevamo trovato un così felice connubio tra persone e luoghi tale da creare attorno a questo viaggio un clima così caldo ed un entusiasmo mai provato prima. Sono solito dire che la bellezza di un posto è data da chi lo abita, teoria magari vera fino ad un certo punto, ma certamente applicabile nello Utah. Modi di vita d’altri tempi, e gente avvezza ad altre tempistiche di vita. Merito della colonizzazione e dell’educazione mormone che da metà ‘800 contraddistingue questo stato dell’ unione dagli altri ? Forse, non lo so, e poco ci vuole a trovare qualcuno più semplice, educato, disciplinato, e talvolta cordiale degli italiani, ma dal primo approccio nelle strade di Moab si avverte la bellezza “in toto” del posto. Moab, quattro corsie sul fondo di alte sponde di arenaria, casette rigorosamente ad un piano e quasi tutte in legno, il fiume Colorado che passa un poco più in là, oasi di verde sparso, aiole curate e spazzatura inesistente. Molti motel, cioè turisti, a sancirne lo status di santuario della mountain-bike ed ovviamente negozi mai visti dove c’è tutto quanto faccia al caso, noleggio, acquisto, riparazione. Gustose trattorie a base di pesce, carne rossa e patate come nei giornalini di Tex, ed animati pubs dove la sera ci trovi tutto il paese, e dove l’abito non è di prammatica, o forse sì, visto che tre quarti degli avventori hanno ancora la divisa da biker con il fango alle caviglie. Motorizzazione quasi esclusivamente formato camioncino”pick-up” che oggi trasporta bici, ma domani toccherà a quattro maiali e dopodomani tirerà il carrello dei cavalli o delle mucche. E la coreografia non è poi cambiata di molto, né a Torrey né ad Escalante, e neppure a Springdale, e così via in tutti gli altri minuscoli centri che la nostra automobile ha passato purtroppo troppo velocemente e che sono rimasti solo nella nostra memoria. Quante cose si vorrebbero da un viaggio e quante ne nascono lungo il viaggio! Ma il fine era la visita di questi cinque Parchi Nazionali: Les Arches, Canyonlands, Bryce, Capitol Reef e Zion. Dodici giorni per una ciclomaratona che ci ha lasciati con più appetito di prima, basti prendere le singole cartine o spaziare un poco sui siti web per rendersi conto del tempo che ognuno di essi meriterebbe, e della molteplicità di attività che in essi si possono eseguire. Chilometri e chilometri in bici o a piedi, downhill su terra od arenaria compatta, spazio per gli amanti della bici da corsa, e nei dintorni di Moab, vero santuario dell’attività outdoor, terreno a volontà anche per amanti del fuoristrada motorizzato a due e quattro ruote. Arrivati con quattro informazioni, tanta voglia di pedalare e l’entusiasmo dell’Ufficio Turistico dello Utah, desideroso di promuovere specialmente in Italia le proprie risorse turistiche, abbiamo trovato ovunque entusiasti consiglieri che hanno preparato per noi il meglio che si potesse portare a casa nel limite di tempo che avevamo, ed a Moab abbiamo lasciato tre splendidi amici, Mark, Beth e Karen, organizzatori dello “Skinnytirefestival”, una gara amatoriale legata alla Lance Armstrong Foundation per la raccolta di fondi a favore della lotta al cancro, che hanno voluto accompagnarci nei due giorni trascorsi sui set western di Les Arches e di Canyonlands. Tre anime buone e gioiose da cui abbiamo assimilato il grande amore per la propria terra, e soprattutto la grande voglia di condividerne le magnificenze con gli altri, pareva avessero già davanti agli occhi questo magazine che a ben nove fusi orari di distanza avrebbe raccontato di questi due loro parchi che dai carri a cavalli dei pionieri mormoni alle superleggere bici del terzo millennio sono rimasti inalterati nei secoli. Mai stanchi di percorrere e ripercorrere le stesse strade, e posso ben capirli, spazi così silenziosi, grandi e fotogenici raramente si trovano, veri e propri teatri fatti apposta per camminarci e pedalarci dentro. Le forme delle rocce, il mix di colori, le precisioni chirurgiche dei canyons, lo stupore che si prova al cospetto di Delicate Arch o del serpentone disegnato dal Colorado River sul fondo di falesie che paiono tinte a pennello dall’ alto di Dead Horse Point, fanno di queste due riserve naturali un ringraziamento alla generosità di madre natura. Troppo poco il tempo speso a Capitol Reef, dove il circuito più bello della Caineville Wash Road è un duro sterrato di circa 100 km. impensabile in un solo giorno, ma dove ci siamo rifatti con la Scenic Drive, il canyon della Capitol Gorge e la salita fino al passo che porta a Pleasant Creek . E poi via da Torrey per immetterci su quella che è stata classificata una delle più belle strade di tutti gli States, la Highway no.12 “Scenic Way”, basta il nome a qualificarla, in direzione del Parco di Bryce. In merito ad esso possiamo dire che non è niente di particolare la strada che lo attraversa, una bella gita di 30 km. in una foresta lussureggiante fino a Rainbow Point, ma decisamente unico nelle forme delle sculture che ne costituiscono il bacino del cosiddetto anfiteatro. Un vero peccato non sia permesso batterne i sentieri scavati tra di esse se non a piedi, una gimkana in un mondo da fantascienza dominato dal “Thor Hammer”, il più fotografato delle migliaia di “hoodos” che sorgono dal fondo della erosione. Un ambiente imponente verso il basso, l’esatto contrario dell’ ultimo dei nostri palcoscenici, e cioè il Parco di Zion, dove la continuità di pareti vertiginose ai due lati della strada conferisce ad esso una grandiosità strabiliante. Gioia e vanto dei migliori climbers appesi agli interminabili diedri fessurati che sezionano i suoi monoliti di arenaria rossa, esaltata dalle particolari striature cromatiche conferite dalle sovrapposizioni di altre qualità di rocce. Un parco veramente a misura di escursionista, con una fitta rete di sentieri pedestri e le strade carrozzabili concesse al solo transito di biciclette ed autobus navetta, che ogni tre minuti fanno la spola tra Springdale ed il fondovalle del Temple of Sinawava inclusi nella tariffa di ingresso e muniti all’ occorrenza di rostro portabici. Una pedalata sull’ antico percorso pellerossa del “Pa’rus Trail” fino alla Canyon Jonction per poi immettersi sulla Scenic Drive che termina al fondovalle anzidetto. Trenta chilometri andata e ritorno per terminare questa nostra dieci giorni alla scoperta delle bellezze naturali dello Utah, questo stato considerato dalle statistiche come uno dei più poveri dell’ unione, statistiche probabilmente stilate in funzione del livello consumistico su cui viaggiano gli stili di vita degli americani medi, non di certo sulla qualità della stessa, che in un paradiso naturale del genere, e tra gente così semplice e buona non può che essere ai massimi livelli. Almeno per quanto riguarda noi cicloturisti.      


 

 

 

NOTIZIE UTILI

 

COME ARRIVARE

Le tariffe migliori sono offerte da AIR FRANCE (tel.848 884466- www.airfrance.it ) che da dodici aeroporti italiani, via Parigi, collega con Las Vegas con prezzi a partire da 713 € .  

 

QUANDO ANDARE

Aprile/Maggio e Settembre sono i mesi migliori. Una buona occasione può essere lo Skinny Tire Festival, evento per cicloturisti a sfondo benefico legato alla “Livestrong”, la fondazione per la lotta al cancro creata da Lance Armstrong. www.skinnytireevents.com  

 

DOVE DORMIRE

Prezzi nettamente inferiori a quelli italiani specie se rapportati ai nostri luoghi turistici. Se arrivate e partite da Las Vegas pernottate al Best Western Mc Carran Inn Hotel in Paradise Road, 70$ la doppia con una bella colazione e pulmino da e per l’ aeroporto incluso. A Moab non c’è che l’ imbarazzo della scelta, il nostro era il Bowen Motel. A Torrey eravamo all’ Austin’s Chuckwagon Lodge, a Bryce al Ruby’s Inn, a Springdale al Majestic View Lodge.  

 

DOVE MANGIARE

Stesso discorso per i ristoranti, dove il piatto forte sono le bistecche bovine. A Las Vegas ottimo il “China Star super buffet-all you can eat” in Las Vegas Boulevard, 201 II° piano. A Moab colazione assolutamente all’ “Eklecticafe”, cena al “The Rio Bar & Grill” oppure al ”Moab Brewery”. A Torrey colazione al” Chuckwagon General Store” e cena assolutamente al “Cafè Diablo”. A Bryce colazione alla stazione di servizio dirimpetto al Ruby’s Inn e cena al “Bryce Canyon Pines”. A Springdale colazione all’ “Oscar Cafe” e cena al “Majestic View Lodge”.  

CONSIGLI UTILI

Si entra negli Stati Uniti con il passaporto elettronico e visto telematico. Il tasso di cambio è migliore a destino. A Las Vegas il cambio migliore sono le casse degli Hotel Casino (non giocateveli subito). Tenete sempre pieno il serbatoio dell’ auto, perchè lungo le Highways possono anche esserci 180 km. tra un distributore e l’altro.    

 

COSA PORTARE

Consiglierei abbigliamento da ciclista estivo con caldi coprigambe e copribraccia mobili più un giacchettino antiacqua/antivento di buona qualità, come i nostri prodotti della PARENTINI e magari, della stessa linea, una zip peso medio a maniche lunghe. Borracce capienti come le ELITE Cincio Cap da 800 cl. e buoni occhiali polarizzati come i REVO 4038. Assolutamente proteggetevi con una buona assicurazione come la “Viaggi no-stop” di EUROP ASSISTANCE, accertandovi bene dei massimali, perchè negli Stati Uniti l’ assistenza ospedaliera è carissima.   

 

NOLEGGIO BICI

Ecco alcuni estremi web da consultare ed a cui scrivere :

Moab-  www.poisonspiderbicycles.com/rentals.html - www.rimcyclery.com

Torrey- www.capitolreefoutfitters.com

Bryce-  www.rubysinn.com

Zion-    www.zioncycles.com  

 

SITI WEB UTILI

Moab-   www.nps.gov/arch - www.canyonlands-utah.com –  www.nps.gov/cany

Torrey-  www.nps.gov/care - www.ridethereef.com www.capitolreef.travel

Bryce-   www.nps.gov/brca - www.brycecanyoncountry.com

Zion -    www.nps.gov/zion - www.zionpark.com –  

 

INFORMAZIONI GENERALI:

www.travel.utah.gov www.southernutahadventures.com www.discovermoab.com www.utahstgeorge.com  – www.utahsdixie.com    

 

COSA COMPERARE  

Un bel ricordo, economico, semplice e caratteristico è la miniatura in arenaria rossa a striature degli archi di pietra dei parchi. A seguire l’ artigianato pellerossa in argento e pietre dure. Tre belli e forniti negozi sono i craft shops presso il Trading Post di Torrey ed il Ruby’s Inn di Bryce e l’ Earth Studio di Moab.  Se dovete fare acquisti di carattere escursionistico/alpinistico, ad Escalante, lungo la strada che da Torrey va a Bryce, troverete “Escalante Outfitters”, uno dei negozi più forniti mai visti in vita mia, con articoli e prezzi introvabili in Italia. Annesso vi è un buon ristorantino. Anche a Springdale, attiguo a Zioncycles, c’è un negozio per climbers di identico livello

 

 

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