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Burano: merletti e colori

di Patrizia Ribuoli

Quando arriva il Carnevale, i colori vivaci delle case affacciate sui canali di Burano sembrano ancora più brillanti, ancora più allegri. Perché in quest’isola affascinante presa costantemente d’assalto dai turisti di tutto il mondo richiamati dall’atmosfera romantica, dalle calli e dal suo “campanile storto” oltre che dalla fama insuperata dei magnifici pizzi creati dalle sue merlettaie. Perché qui il Carnevale è una cosa seria: una tradizione vissuta da ogni famiglia, vera espressione dello spirito e del gusto isolano. Vale la pena andarci proprio nella settimana più pazza dell’anno: non sarà spettacolare e sontuoso come il Carnevale di Venezia, ma indubbiamente quello di Burano offre la magia di un evento sentito e amato, dove il divertimento va a braccetto con la storia, l’arte, la cultura.    

 

Il campanile storto

Se passate dal Ponte Terranova, per esempio, non fatevi distrarre troppo dalle maschere che vi balleranno intorno: cogliete l’attimo, perché il ponte è proprio il punto di osservazione migliore per godersi il "campanile storto". Non che sia nato sbilenco, anzi: quando è stato costruito, nel Seicento, era bello dritto e, con i suoi 53 metri, di altezza svettava fiero verso il cielo con un angelo sulla cima. Poi, però, il destino si è mostrato avverso: prima, per colpa di un cedimento del terreno, il campanile si è inclinato e adesso pende di ben 1,83 metri, poi, nel 1867, un temporale ha fatto crollare l’angelo, che è stato sostituito con una croce di ferro. Camminando per le calli e dopo aver visitato il Duomo di San Martino, non ci impiegherete molto ad accorgervi che, per essere un’isola e per di più nemmeno grandissima, se c’è una cosa che a Burano non manca sono i negozi. La maggior parte dei quali, naturalmente, mette in bella mostra l’orgoglio e il vanto dei buranelli: i merletti, frutto di una tradizione artigianale che vanta origini antiche sulle quali si intrecciano almeno due tenerissime leggende.    

 

Polo e Dolfina

La prima leggenda narra che, tanti e tanti secoli fa, proprio a Burano vivesse una bellissima pulzella: pallida, bionda e gentile, si chiamava Dolfina e amava, riamata, un giovane pescatore di nome Polo. Sognavano entrambe di giungere presto a giuste nozze, ma erano poveri e Polo non aveva neppure i soldi per comperare un pegno d’amore da dare in dono a Dolfina. Un giorno, mentre pescava, vide che nella sua rete si era impigliata un’alga che il sale aveva reso rigida formando una serie di trafori così magnifici da sembrare tessuti dalle sirene. Felice la regalò a Dolfina e lei, vedendola tanto bella, ma anche tanto fragile, ebbe paura che potesse rompersi: per questo, armata di santa pazienza oltre che delle sue abili mani, si mise a riprodurla con ago e filo. Il risultato fu un capolavoro di inestimabile bellezza. Quel giorno, da quel capolavoro che l’amore di Dolfina aveva ispirato, nacque la tradizione artigianale dei merletti di Burano.    

 

Sirene e amiche invidiose

Storia troppo sdolcinata per i vostri gusti? E allora sentite quest’altra. Si dice che in un tempo lontano (mai che cose così succedano quando c’è a portata di mano un paparazzo per documentarle), un giovane pescatore superfidanzato sia stato tentato in mare dal canto delle sirene, ma lui niente: fedele che di più non si può, resistette al loro incantesimo. La regina delle sirene, colpita da tanta incrollabile fedeltà, decise di premiarlo con un regalo: diede un colpo di coda sul fianco della barca e, con la schiuma che si formò, creò il velo da sposa per la fidanzatina rimasta a casa. Sì, ma non un velo qualunque: era talmente bello, prezioso e delicato, che quando la fanciulla lo indossò il giorno delle nozze, tutte le sue amiche schiattarono dall’invidia. Ne volevano uno uguale e allora cominciarono a provare a imitarlo con ago e filo, sperando di riuscire a fare un ricamo ancora più spettacolare per il loro velo da sposa. Se riuscirono nell’intento la leggenda non lo dice, ma fatto sta che, da quel momento in poi, l’arte del merletto è diventata una peculiarità di Burano e le sue artigiane le più brave in assoluto.    

 

Un tuffo nella realtà

Fin qui le leggende. La realtà è più prosaica. E anche più frivola: la moda dei merletti divampò nella Serenissima nel corso del XV secolo, importata da Bisanzio grazie ai commerci dei mercanti veneziani. Per far fronte alla massiccia richiesta di nobildonne e gentiluomini, sul finire del Cinquecento Morosina Morosini, moglie del Doge dell’epoca, decise di creare a Burano un laboratorio specializzato appunto nella creazione di merletti: vi lavoravano oltre cento abilissime ricamatrici che tramandarono di madre in figlia, di generazione in generazione, la loro preziosissima arte. Un’arte che, a Burano, è ancora viva. E se a qualcuno viene voglia di deliziarsi gli occhi con una panoramica mozzafiato sulla più antica e aristocratica produzione locale di merletti, magari per rimanere a bocca aperta sui fastosi prodotti settecenteschi, non ha che una cosa da fare: un giro nelle sale del Museo del Merletto, dove il sorriso di Dolfina continua illuminare l’atmosfera mentre il canto delle sirene fa da colonna sonora alla visita


 

 

 

NOTIZIE UTILI

 

Per saperne di più sull’isola di Burano, sulla sua storia o su dove dormire o mangiare, basta consultare i siti: www.isoladiburano.it , www.comune.venezia.it , www.turismovenezia.it.

Per arrivare a Burano il sistema più economico è il traghetto da Venezia. Se si è alla stazione, bisogna prendere quello per Fondamente Nove o Murano (il tragitto è di circa 25 minuti), quindi si prosegue per Burano (altri 45 minuti circa di navigazione).  

 

Museo del Merletto

 Isola di Burano 30012 Venezia Tel. 041730034 www.museiciviciveneziani.it 


 

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