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A Belvedere Fogliense, la vita è ancora una favola

di Patrizia Moretti

 

La nostra storia ha inizio in un piccolissimo paese di collina, in una delle più belle e l’unica regione italiana con un nome al plurale, Le Marche. Situata nel cuore della penisola tra Nord e Sud, le terre di questa regione sembrano riassumere le più felici caratteristiche che si riflettono non solo nell’indole particolare dei marchigiani, industriosi e solari, creativi e pragmatici, ma anche nella bellezza multiforme della terra, fatta di pianure variopinte, colline che degradano dolcemente, coste bagnate da un mare che sa d’infinito, e antichi borghi medioevali. Tra questi c’è Belvedere Fogliense, dove quando ancora le televisioni e i videogiochi non esistevano, e i bambini passavano intere giornate a giocare e correre a perdifiato, al centro del paese viveva un bambino di nome Francesco, il protagonista della favola che sto per raccontarvi...
Tutti i bambini, in paese si costruivano i loro giochi da soli. Francesco, che era figlio di un falegname, curava i suoi in modo particolare, costruendoli nella bottega del padre.
E così, vari pezzi di legno, si trasformavano in fuciletti, in automobiline e una volta anche in una piccola macchina per trebbiare il grano.
Diventato ormai un ragazzo, Francesco decide di continuare la tradizione famigliare andando a bottega da un intagliatore della zona, Elvino Ugolini, e dopo aver appreso i principi rudimentali dell’intaglio, inizia a lavorare in proprio, per conto dello zio Ernesto che produceva mobili in stile, in un locale sotto casa.

Ogni lungo viaggio comincia con un piccolo passo
Infatti, all’inizio parliamo di un piccolo locale in una vecchia casa al centro di un paesino, Belvedere Fogliense, abitato da poco più di 300 anime e situato su una collina a 312 metri sul livello del mare, che domina Tavullia, un comune che si trova al confine tra la provincia di Rimini e quelle di Pesaro e Urbino.
La bellezza dei luoghi, ricca di paesaggi suggestivi, e caratterizzata da panorami infiniti e terreni agresti, resi rigogliosi dalla carezza delle acque del fiume Foglia e del torrente Tavolio, sicuramente ha influito sulla vena creativa del giovane Francesco, e unita alla filosofia del popolo marchigiano che preferisce basarsi sulla cultura del piccolo, mettendo al primo posto la qualità, gli ha forgiato quelle doti quali la caparbietà, la capacità di sacrificio e dedizione totale, che lo hanno portato alla piena realizzazione del suo sogno, l’ impresa artigiana.

Il luogo d’origine e la storia
Oltre alle bellezze naturali il territorio è ricco di testimonianze storico artistiche, segni di un passato che affonda le radici nel Medioevo, anche se il primo nucleo abitato risale quasi sicuramente ad un periodo anteriore al Medioevo. Ne è testimonianza il castello di Tomba che si trovava alle pendici del vicino Monte Peloso. La posizione di confine tra Rimini e Pesaro ha segnato le vicende storiche del territorio, conteso a lungo con lotte e saccheggi tra le famiglie dei Malatesta e i Montefeltro. Tra gli scontri più significativi c’è la famosa battaglia di Monteluro, avvenuta nel novembre 1443 e sempre a Monteluro lo scontro tra i Malatesta e gli Sforza del 1446, che vide la vittoria definitiva di questi ultimi.

La poesia del legno
Dopo questa breve introduzione che ci è parsa necessaria, dei luoghi che fanno da sfondo al racconto, ritroviamo Francesco il nostro protagonista, nell’inverno del 1981 che costruisce il suo primo Pinocchio…gli piace…ne costruisce altri.
Si accende la lampadina: ”perché non provare a venderli direttamente alla gente?
…Magari nella vicina Gradara”.
Fu un successo: riuscì a vendere fino all’ultimo Pinocchio.
Dopo quest’esperienza, al Pinocchio si aggiunsero altri giocattoli, modellini di aerei e automobiline che Francesco andava a vendere nelle feste di paese. E li, in mezzo alla gente, gli piaceva esibirsi e dimostrare come, da un pezzo di legno potesse nascere un burattino.

Anni e anni di sacrificio e di lungo girovagare di paese in città, portano Francesco a voler provare ad aprire un negozio e pensa di farlo a Urbino.
Di nuovo un successo. Le richieste aumentavano talmente che padre e figlio decisero di coinvolgere in questa attività parte degli abitanti del paese. C’era chi preparava il legno, chi lo tagliava, chi lo disegnava: sembravano proprio tanti piccoli elfi che lavoravano per Babbo Natale.
Dopo Urbino furono aperti altri punti vendita, nella vicina Riviera Adriatica, a Riccione, Rimini e infine Cattolica.
Questi negozi lavoravano solo d’estate, quando i turisti affollavano la riviera in cerca di sole. Per Francesco la stagionalità diventa un problema.

Il sognatore e soltanto il sognatore, è completamente realista perché la realtà la crea lui.
Decide quindi, condividendo l’idea con la moglie MariaGrazia, di oltrepassare i confini marchigiano-romagnoli per avventurarsi nella ricerca di un negozio da tenere aperto tutto l’anno, in una grande città. E lo trova. A Firenze, nel refettorio della chiesa della Badia, iniziano i lavori di ristrutturazione, e poi l’apertura del negozio, una scenografia ottimale per la produzione Bartolucci. Dopo Firenze è la volta di Roma, il negozio situato in una posizione importante diventa un ulteriore trampolino di lancio per l’attività. Tanto che oggi anche a chi passeggia per via Santa Maria Segreta, nel cuore di Milano, è possibile vedere una vecchia bottega, che ricorda quella di Mastro Geppetto.. “qui t’aspetti, da un momento all’altro, che da un misterioso retrobottega, esca il povero Geppetto pronto a ricominciare, con la sua paterna generosità, a ricostruire i piedi di quello sventurato figliolo….” (La poesia del legno di Mario Bestini).

Oggi la ditta Bartolucci ha un laboratorio e nove punti vendita diretti, occupa circa 30 persone, tra cui quattro impiegati e dodici addetti alla vendita Ha un fatturato di circa 2.000.000. di Euro, e Pinocchio è stato elevato a simbolo del made in Italy.
Tutta questa storia è raccolta nel bellissimo libro “Teste di legno”, storie di burattini e falegnami cocciuti realizzato in occasione del 25 anniversario della ditta Bartolucci.

I luoghi da non perdere
Una volta che si è deciso di visitare questi luoghi, e di sicuro ne vale la pena da non perdersi sono: Il castello di Tomba che come abbiamo visto ha le sue origine nel Medioevo, con il nome di Castrum Tumbae Pontis Pilosi, fu definitivamente assegnato a Pesaro. Oggi lo si raggiunge salendo dall’Impietrata. Dopo aver attraversato la porta d’ingresso, si accede ai locali del Cassero, che insieme a gran parte delle mura sono stati di recente ristrutturati.
Dalle mura del castello è possibile godere di un panorama incantevole che spazia dal Montefeltro al mare Adriatico sino agli Appennini.
La Chiesa di San Lorenzo Martire a Tavullia conserva al suo interno le reliquie di un martire delle catacombe, San Pio, posto in venerazione nella Chiesa già dal 1841 e che ogni anno viene portato in processione la prima domenica di maggio in occasione di una delle feste più importanti del circondario
La Chiesa di San Donato nella frazione di Belvedere Fogliense, recentemente ristrutturata, è un altro luogo di culto per gli amanti dell’arte d’età romanica.

La Frazione di Belvedere Fogliense
Belvedere Fogliense in passato era in realtà il castello di Montelvecchie, fatto costruire dai Malatesta. L’antico toponimo deriva da Castrum Montis Fogliense e rivelerebbe un curioso spaccato di vita medievale. Il castello secondo alcuni storici, era stato scelto come luogo di riposo per vecchie cortigiane in pensione che, oltre a filare la lana e custodire il bestiame, vigilavano sui movimenti di truppe e traffici clandestini assai frequenti in questa terra di confine. Data la posizione strategica tra Pesaro,Urbino e Rimini il castello ha subito nel tempo numerosi saccheggi. Caratteristica la rocca con il bastione, le due torri e il passaggio sopraelevato: peccato che la si possa ammirare solo sulla carta perché con gli anni è andata completamente distrutta.
Testimonianze iconografiche del monumento sono l’acquerello di Francesco Mingucci del 1626, una serie di suggestivi disegni di Romolo Liverani del 1851 e alcune immagini firmate da Giuseppe Vacca di Pesaro (1836 – 1912).
Del castello rimangono solo le mura ai lati sud e est


 

 

 

NOTIZIE UTILI

Per maggiori informazioni:
Tavullia: http://www.comuni-italiani.it/041/065/
Belvedere Fogliense: http://www.comuneditavullia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=39&Itemid=75 
www.bartolucci.com

Teste di legno:
Volume a cura di Bartolucci Francesco & C. S.n.c.
Strada per Mondaino 6
61010 Belvedere Fogliense di Tavullia Pesaro
 

 

 

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