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Portogallo: fantasia al potere

di Franca Dell’Arciprete Scotti

Mescolanza di stili, ricostruzioni fantasiose di antichi palazzi alla luce di uno sguardo romantico, pareti grondanti oro e maioliche azzurre: il viaggio in Portogallo é dovunque un gioioso sogno a occhi aperti. Moltissime le tappe simboliche di questo percorso ideale. Scegliamone alcune. A pochi chilometri dalla capitale la Serra di Sintra é il polmone verde di Lisbona, tra la città e l’oceano. Il suo clima fresco la faceva apprezzare come stazione climatica già dai Romani e dagli Arabi che vi costruirono un castello e dal tredicesimo secolo divenne resistenza estiva della famiglia reale portoghese. Una serie di giardini e vigneti sembrano introdurre al paradiso. La serra racchiude come uno scrigno il borgo di Sintra immortalato da Lord Byron come l’”ottava meraviglia del mondo”. E nel 1995 la cittadina è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. La sua bellezza non è limitata a poche costruzioni importanti, ma emerge dalla diversità di questi luoghi: eleganti dimore con giardini e foreste private, ville e chalet circondati da una fitta vegetazione, conventi che inducono al silenzio, circondati da scogliere ricoperte da muschio e fontane zampillanti, chiese e cappelle austere. In cima alla collina si eleva il Palacio Nacional, custode e simbolo della storia della città, sovrastato dai due enormi camini conici delle cucine: fu costruito per ospitare la corte reale portoghese durante i mesi estivi e subì diverse modifiche, con l’aggiunta di diverse ali e l’arricchimento degli interni che ora conservano una delle maggiori collezioni di azulejos mudejar al mondo. Legato ai più significativi periodi della storia portoghese, ha visto passare tra le sue sale i grandi personaggi del mondo artistico e letterario come Luis de Camoes e Gil Vicente. Proprio il fascino del borgo antico, delle viuzze, delle testimonianze storiche avevano reso Sintra la città più amata nel periodo del romanticismo, frequentata da poeti e artisti. In questo periodo Ferdinando di Coburgo, marito della regina Maria II fece costruire il Palacio de Pena, in forme fantasiose che mescolavano lo stile medievale e il gusto romantico. Da qui un’architettura bizzarra e unica, coloratissima, che fonde il gotico, il manuelino, il moresco e il barocco. Per entrare una lunga fila é inevitabile, dato che si va verso una delle mete più famose del turismo portoghese. Ma anche la fila è motivo di scoperta, perché si cammina lentamente sotto archi rampanti, torri gotiche, minareti arabi, finestre manueline decoratissime, camini di mattoni colorati, cupole e cupolette, bizzarri ritratti in pietra. L’interno racconta la vita dell’epoca con gli arredi di stanze straripanti di mobili massicci e intagliati, oggetti preziosi, porcellane, soprammobili, quadri, che si scoprono, salendo e scendendo mille scalette e percorrendo oscuri corridoi. Alzando gli occhi al soffitto, si intravedono in penombra personaggi fantastici scolpiti nella roccia come il tritone, metà uomo e metà pesce, facce grottesche, tralci vegetali. E in lontananza si aprono scorci panoramici sul parco del palazzo, enorme e verde con i tetti d’oro di piccoli padiglioni e la statua di un re guerriero che domina in mezzo agli alberi. Anche le chiese, nella loro sacralità, raccontano la fantasia costruttiva e decorativa del genio portoghese. I due monasteri di Batalha e Alcobaca nel Nord del paese sono entrambi sorprendenti. La Real Abadia de Santa Maria di Alcobaca, patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal 1989, costruito per rispettare il voto fatto dal re D. Alfonso Henriques, deve la sua origine alla vittoria sui Mori del 1147, e nella sua chiesa a tre navate, la più grande del Portogallo, racconta una tragica storia d’amore. Le due tombe gotiche ospitate nel transetto sono quelle di Dom Pedro e Ines de Castro, amanti infelici e impossibili: la loro relazione illegittima fu condannato dalla corte e il re, approfittando dell’assenza del figlio, fece uccidere la bella Ines, ma il principe Dom Pedro, folle di dolore, una volta salito al trono, si vendicò degli assassini facendo strappare loro il cuore. Quindi fece riesumare il corpo di Ines, lo fece trasportare con una imponente sontuosa processione al monastero di Alcobaca, incoronandola regina e obbligando tutta la corte a renderle onore. Nel monastero di Batalha, invece, la maggiore costruzione gotica del Portogallo, fatto costruire dal re Joao I nel 1385 dopo la vittoria sugli Spagnoli, incantano le “capelas imperfeitas”, uno spazio ottagonale con sette cappelle incompiute in cui il muschio sovrasta decorazioni manueline che appaiono come ricami. Stupefacente agli occhi del visitatore é anche la fortezza-convento di Tomar, fondata nel dodicesimo secolo dal maestro dei templari Gualdim Pais. I monaci guerrieri assistevano alle cerimonie religiose montando a cavallo, ed erano tra i pochi mortali ad avere il permesso di stare alla presenza di Dio senza inginocchiarsi. La potenza dell’ordine di questi cavalieri di Cristo si misura proprio nella fortezza e qui raggiunse il suo culmine prima che l’ordine cadesse in disgrazia. È uno splendido esempio di architettura militare che contiene al suo interno tutte le funzioni essenziali ad una cittadella autonoma. La Chiesa costruita su modello di quella del Santo Sepolcro, considerata la più bella costruzione religiosa eletta dai Templari in Europa, è costituita da un edificio a 16 lati, al cui interno si trova la famosa charola, uno spazio ottagonale che ospitava l’altare. Una serie di costruzioni successive ha complicato la struttura della chiesa, dove sono incastonati uno nell’altro portali, facciate, innumerevoli chiostri, altari. Uno scorcio imperdibile si affaccia sulla famosa finestra manuelina, l’esempio più bello di questo stile tipicamente portoghese, e che più di ogni altro esprime la fantasia di questo popolo. Il nome si riferisce alla svolta artistica che si verificò dopo il tardo gotico durante il regno di Don Manuel e corrisponde al periodo delle grandi spedizioni marittime e degli incontri con le nuove culture. Dall’architettura religiosa, il cui esempio più grande è sicuramente il grande monastero di Jeronimos a Lisbona, all’architettura militare, alle arti decorative, il manuelino diventò lo stile decorativo portoghese per eccellenza. Proprio la famosa finestra del convento di Cristo nella città templare di Tomar rappresenta le visioni misteriose ed astrologiche contenute in questo stile, le forme legate al mare e ai viaggi transoceanici in cui elementi cristiani sono mescolati con conchiglie, corde o forme acquatiche fantastiche, incoronate con una simbologia araldico/religiosa, come si nota nelle sfere armillari. Senza intaccare le strutture classiche architettoniche, questo stile tende a nobilitarle e movimentarle, distanziandosi sia dalle forme gotiche, sia dal classicismo del Rinascimento. Ma raccontando le fantasiose creazioni artistiche portoghesi, non si possono dimenticare certamente i luminosi azulejos, formelle dipinte dai colori vivaci, prevalentemente bianco e azzurro, che decorano le facciate di molti edifici. Pare che il nome derivi da al zuleiq, che in arabo indica una piccola pietra levigata e dimostra come questa tradizione risalga al periodo moresco durante il Medioevo. Se il Museo Nazionale della Formella a Lisbona sintetizza tutta la storia di questa arte, é molto piacevole andare alla scoperta degli azulejos nelle città portoghesi. Formelle di grande effetto decorativo si trovano negli edifici più vari, chiese, palazzi, bar, case, ristoranti, stazioni ferroviarie e della metropolitana e si aggiungono ad importanti dipinti murali o a retabli intagliati nel legno e completamente coperti di foglia d’oro. Gli azulejos che stordiscono con la bellezza del loro colore, ancora più splendente sotto il sole portoghese, si basano su disegni geometrici o sui racconti delle vite dei santi o su temi pagani come le favole di La Fontaine, utilizzando a volte una tecnica di racconto simile a quella dei moderni fumetti. A Porto sono molte le occasioni di stupore e di meraviglia, anche per merito delle intere pareti di azulejos che percorrono gli interni e gli esterni delle chiese, soprattutto quelle disposte lungo la centrale Rua Santa Catarina. . La Iglesia Carmelita e la Iglesia do Carmo presentano un unico sipario di piastrelle azzurre in cui trionfa lo stile rococò tra quintali di oro laminato che ricoprono con enorme senso di ricchezza colonne, altari e statue. È stato calcolato che gli ornamenti delle due chiese comprendono più di 400 kg d’oro. A differenza che nel resto del paese, a Porto gli azulejos sono usati prevalentemente per decorare gli esterni, perché, a causa del clima tropicale, si viveva soprattutto all’aperto e qui si voleva godere della bellezza. In questa città si può notare l’evoluzione delle maioliche dipinte, dagli antichi modelli disegnati a mano con motivi in rilievo, fino alle maioliche prodotte industrialmente alla fine dell’800, che permisero il trionfo del liberty anche in questa tecnica. Ne sono un esempio le 20.000 piastrelle che nell’atrio della stazione di Sao Bento raffigurano le vicende della ferrovia, l’evoluzione dei trasporti e le fasi della storia portoghese.


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NOTIZIE UTILI

 

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